Aiuti di stato Alitalia, meglio tardi che mai?
La Commissione europea ha condannato l'Italia per il prestito di 400 milioni concesso nel 2019 ad Alitalia. La decisione fa seguito a quelle analoghe già comunicate nel passato e relative ai 900 milioni erogati nel 2017 e mai rimborsati. Non c'è nulla di sorprendente in questa decisione tranne la tempistica.
Nel merito, infatti, Bruxelles rileva l'ovvio: l'aiuto concesso dal governo quattro anni fa non rispetta i vincoli europei (successivamente sospesi) in quanto "l'Italia non si è comportata come avrebbe fatto un operatore privato, non avendo valutato in anticipo la probabilità di rimborso dei prestiti". In tal modo, "l'aiuto ha conferito ad Alitalia un ingiusto vantaggio economico rispetto ai suoi concorrenti sulle rotte nazionali, europee e mondiali". Era inevitabile che le cose andassero così, come del resto - pur senza avere particolari poteri divinatori - avevamo anticipato fin da subito.
In questa storia ci sono, però, due anomalie clamorose. La prima riguarda la natura puramente formale del procedimento. La Commissione ha accettato la tesi del governo secondo cui Ita Airways non sarebbe il "successore economico" di Alitalia (pur avendone rilevato gli asset e il personale). Di conseguenza il governo dovrà chiedere indietro le sovvenzioni illegittime (non ridete) ad Alitalia in Amministrazione straordinaria, cioè a sé stesso, visto che si tratta di una scatola vuota in liquidazione gestita da commissari che rispondono al Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
L'altra anomalia è più rilevante. La condanna non solo è di fatto improcedibile (proprio perché nessuno restituirà l'aiuto), ma è anche priva di qualunque mordente politico. Le regole sugli aiuti di Stato sono pensate non solo per compire ex post le condotte illecite dei governi che favoriscono le imprese nazionali, ma anche per prevenirle ex ante. Ma se un governo sa che ci vorranno anni per chiudere perfino i procedimenti più scontati, allora questo secondo freno non può funzionare: gestire la sanzione sarà un problema di qualcun altro. Infatti, da quando Giuseppe Conte ha autorizzato l'aiuto, a Palazzo Chigi si sono avvicendati addirittura due premier (Mario Draghi e Giorgia Meloni, che eredita il dossier).
La questione è resa ancora più complicata - e l'efficacia del divieto di aiuti di Stato più fragile - dalle difficoltà che le istituzioni europee stanno riscontrando nel ripristino delle regole dopo la sospensione decisa prima per il Covid e poi per la crisi energetica. È un bene che finalmente la Commissione abbia detto una parola chiara sulla incredibile vicenda di Alitalia, ma un'attesa così lunga rischia di farne un manifesto di buone intenzioni, privo di qualunque conseguenza concreta.
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