Dopo la strage di Cutro un nuovo decreto per fermare chi migra
Foto via Twitter/Melting Pot Europa
Nel nuovo decreto approvato a Cutro anche norme sulla programmazione dei flussi di ingresso legale e per i lavoratori del settore agricolo, ma si continua a puntare ancora una volta su trattenimento e rimpatri.
1. Un nuovo decreto sull’immigrazione mina i diritti dei migranti
Durante il Consiglio dei Ministri straordinario organizzato a Cutro, la Presidente Meloni ha delineato un nuovo decreto legge sull’immigrazione (ora approvato) che prevede tra le altre cose il potenziamento della sorveglianza marittima affidata al Ministero della Difesa.
“Nuova programmazione dei flussi di ingresso legali, modifiche alla durata del permesso di soggiorno, ingressi di lavoratori nel settore agricolo e potenziamento dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR). Sono queste le misure della bozza del decreto legge contenente Disposizioni urgenti in materia di flussi d’ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare” riporta il giornalista Youssef Hassan Holgado su Domani.
L’allargamento dei flussi di lavoratori extra-Ue in ingresso nel triennio 2023-2025 non rappresenta una svolta significativa nell’apertura a canali d’ingresso: “i primi cinque articoli del decreto sono dedicati a una correzione del decreto-flussi che regola gli ingressi regolari per lavoro: erano norme attese e sollecitate dal mondo imprenditoriale, che da tempo segnala fabbisogni di manodopera scoperti e lamenta procedure troppo complesse”, scrive Maurizio Ambrosini, professore di sociologia delle migrazioni dell’Università di Milano su Avvenire.
Infine, oltre alla linea dura sui cosiddetti scafisti, per cui sono previste pene fino a 30 anni - tema, sviscerato dalla giornalista Eleonora Camilli, che non manca di disinformazione e confusione - il Governo punta ad ampliare la rete dei CPR.
Come racconta Andrea Oleandri - direttore operativo della Coalizione italiana libertà e diritti civili - a Fanpage, pensare che i Cpr possano essere una soluzione è parte del problema: “non sono una soluzione. Sono un sistema costosissimo, inefficace e che viola i diritti delle persone che ci passano.
2. La solidarietà ai migranti nella manifestazione nazionale a Cutro
Nel frattempo in centinaia hanno manifestato per le strade di Cutro insieme alle famiglie delle vittime del naufragio.
“Promossa dalla Rete 26 febbraio, “Fermare la strage, subito!“, ha visto l’adesione e la partecipazione di un ampio arcipelago di realtà sociali e associative che hanno deciso di mobilitarsi da tutta Italia (ma soprattutto dalla Calabria e dalle altre regioni limitrofe), e suggella un periodo di iniziative territoriali, che dopo lo shock del naufragio, hanno riportato in piazza lo sdegno e l’urgenza di soccorrere le persone, nonché l’urgenza di un cambio radicale delle politiche migratorie per garantire il diritto alla mobilità umana [...]” viene riportato su Melting Pot Europa.
Nel frattempo, il bilancio delle vittime è salito a 76: “Il governo italiano non è diverso da quello dei talebani – ha urlato un ragazzo afgano che nella tragedia ha perso cinque familiari di cui uno ancora disperso. “Noi siamo scappati perché non abbiamo alternative alla morte. Noi chiediamo più soccorsi in mare e che le politiche italiane si basino su questo. Ora vogliamo solo andare via dall’Italia con i nostri morti”, riporta Open.
3. Le condizioni disumane nel CARA di Crotone
Le persone sopravvissute al naufragio di Cutro sono state costrette a vivere in condizioni indecenti all’interno di due capannoni del CARA (centro di accoglienza per richiendenti asilo) di Crotone.
“Niente lenzuola né cuscini. E privati anche della possibilità di incontrare i parenti arrivati da diversi Paesi “peggio di una prigione”. [...] I più “fortunati”, cinque donne e cinque bambini, dormono su sottili materassi di gommapiuma, per terra, delle coperte arrotolate come cuscini. Gli altri fanno a turno, una notte su un letto, magari solo la rete di una brandina, un plaid sotto la schiena per smussare la rigidità delle molle, la notte seguente rannicchiati sulle panchine di ferro azzurro, qualche vecchio cuscino di pelle per poggiare il capo”, riporta la giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica. Il CARA di Crotone, in particolare, rileva Actionaid, “è una struttura del tutto inadatta all’accoglienza in generale e ancora di più a ricevere dignitosamente persone che hanno subito un trauma di tale portata”.
Viste le denunce sulle condizioni disumane all’interno dei capannoni, secondo quanto riporta nuovamente la giornalista Ziniti su Repubblica, le persone sopravvissute saranno trasferite in hotel con i loro familiari.
4. Il Regno Unito inasprisce le politiche migratorie
Il nuovo disegno legge sull’immigrazione del Regno Unito ha l’obiettivo di fermare le piccole imbarcazioni di migranti che attraversano il canale della Manica, ponendo però a estremo rischio la protezione dei diritti umani fondamentali delle persone richiedenti asilo dato che impedirebbe di fare richiesta di protezione internazionale.
“Suella Braverman [Segretaria agli Interni] non è stata in grado di confermare se il disegno di legge sia compatibile con la Convenzione europea dei diritti umani”, riportano i giornalisti Rajeev Syal e Haroon Siddique sul Guardian. “La nuova legge prevede che chiunque arrivi nel Regno Unito attraverso un percorso irregolare, ad esempio tramite piccole imbarcazioni attraverso la Manica o sul retro di un camion, sarà trattenuto per 28 giorni. I ministri stanno progettando di convertire un'ex base della RAF nell'Essex e, secondo il Times, un'altra nel Lincolnshire [per realizzare nuovi centri di accoglienza]”, continuano Syal e Siddique.
“Il governo sa benissimo che la sua proposta è inapplicabile e inefficace e che costituisce una [...] violazione dei suoi obblighi ai sensi della Convenzione sui rifugiati e della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il disegno di legge include anche una concessione del governo secondo cui la nuova legge potrebbe violare la Convenzione europea” evidenzia Human Rights Watch.
5. Le autorità di frontiera greche avrebbero sequestrato più di 2 milioni di euro ai migranti
Secondo un’inchiesta del quotidiano spagnolo El Pais, le autorità di frontiera greche avrebbero sequestrato almeno 2,2 milioni di euro da migranti e rifugiati durante le operazioni di respingimenti sistematici lungo il confine turco negli ultimi sei anni.
L'importo del denaro sequestrato calcolato da El Pais si basa non solo sul denaro presumibilmente sottratto ai migranti lungo il confine, ma tiene conto anche di oggetti di valore. L'inchiesta dà prova di un modus operandi che, oltre al furto di beni, riguarda anche il diniego di accesso per chiedere asilo, detenzione in questure, magazzini o caserme militari, violenze e respingimenti verso la Turchia, spesso su gommoni.
“Quando sequestri i loro telefoni, ti sbarazzi di ogni prova che fossero lì. Quando prendi i loro soldi, rendi le loro vite più difficili. Quando li lasci nudi, altra tendenza in ascesa, li umili e li demoralizzi. Fa parte di una strategia per dissuaderli dal tentare di rientrare in Grecia” ha riferito Eva Cosse di Human Rights Watch a El Pais.
6. La criminalizzazione della solidarietà in Ue
In un nuovo rapporto della Ong Picum (Platform for Platform for International Cooperation on Undocumented Migrants) è stato evidenziato che tra gennaio 2022 e dicembre 2022, almeno 102 persone, in Ue, hanno dovuto affrontare procedimenti penali o amministrativi per via di atti di solidarietà con i migranti. Le cifre derivano da un ampio monitoraggio mediatico delle notizie nazionali condotto da Picum e dalla sua rete di volontari.
“La radice della criminalizzazione della solidarietà con i migranti è la crescente criminalizzazione della migrazione stessa”, evidenzia Picum. “Molti dei casi raccolti dal nostro monitoraggio dei media si sono verificati in Grecia, ma sono stati segnalati casi anche in Romania, Paesi Bassi e Italia. Nel 2022, Borderline-Europe ha contato almeno 264 migranti arrestati dopo il loro arrivo sulle imbarcazioni in Italia e stima che il numero sia di circa 350”.
Tra i casi coperti dalla ricerca - “la prima metà di 102 difensori dei diritti umani è stata criminalizzata per atti di solidarietà a terra, la seconda metà per aver compiuto atti di solidarietà in mare” - viene evidenziato come nessuna delle associazioni o Ong che hanno aiutato migranti sia stata condannata, “il che dimostra come questi processi siano politicamente motivati e giuridicamente infondati”, sostiene Picum.
7. Ancora un naufragio nel Mediterraneo
“Un barcone con 47 migranti per il quale era stato lanciato un allarme nelle ore scorse è naufragato: decine di persone sono annegate. Lo riferisce Alarm Phone la ong che aveva indicato l'emergenza già 24 ore [prima]”, riporta Rai News.
Anche in questo caso, il naufragio poteva essere evitato: le autorità di Roma hanno ordinato a un mercantile, che si trovava vicino all’imbarcazione, di effettuare le operazioni di salvataggio benché fosse totalmente inadeguato per una missione simile. Nessuna nave militare italiana è stata mobilitata per effettuare il salvataggio, riporta la Ong Mediterranea Saving Humans:
Solo 17 persone sono state salvate dal mercantile:
Il team di Open Migration
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