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Picchiati, puniti, respinti
 
Respingimenti e abusi sistematici sono diventati la normalità nell'Europa che vuole allontanare a tutti i costi chi migra dalle proprie frontiere. Un nuovo rapporto del network inter-europeo Protecting Rights at Borders (Prab) raccoglie testimonianze e prove di come gli stati Ue privino le persone migranti anche dei più elementari diritti. Ce lo racconta Oiza Q. Obasuyi.

E di migranti e migrazioni si è parlato anche nel Consiglio Europeo dello scorso 10 febbraio. Poche le novità significative, il vertice si è caratterizzato per un linguaggio più duro che in passato, per la costante attenzione per la dimensione esterna e per aver prodotto nelle conclusioni un paragrafo non risolutivo sul finanziamento di muri ai confini. Ma - come ci racconta Paolo Riva - ci sono espressioni sufficienti per far sì che tutti i leader si dichiarino soddisfatti.

Da Bruxelles al Kazakhstan, principale meta di emigrazione per chi scappa dal regime di Putin. Migliaia di cittadini russi hanno deciso di trasferirsi qui. Come Sasha giovane medico russo fuggito ad Almaty per sfuggire al reclutamento e alla nuova legge che colpisce la comunità Lgbtq. Lo ha intervistato Ilaria Romano.

Come sempre concludiamo con l'attualità.
 Tutte le notizie della settimana su rifugiati e migranti nell'ultima web-review.

Scriveteci e diteci che ne pensate, buona lettura!
 
Il team di Open Migration

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Respingimenti e abusi sistematici: questo è il modus operandi che, seppur illegale, è stato tacitamente adottato dagli stati membri dell'Unione Europea, che continuano a privare le persone migranti dei loro diritti. Il network Prab ha pubblicato un nuovo rapporto che documenta violazioni gravissime. Ce ne parla Oiza Q. Obasuyi.
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Il Consiglio Europeo è tornato ad affrontare il tema della migrazione. E lo ha fatto nel giorno in cui Bruxelles ha accolto Volodymyr Zelensky. Una volta che il presidente ucraino ha lasciato la capitale belga, i capi di stato e di governo hanno dibattuto fino a tarda notte, ma nelle conclusioni del vertice mancano novità significative.
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Nei primi sei mesi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, i cittadini russi che hanno lasciato il proprio paese sono stati più di 400 mila. Ilaria Romano continua a raccontarci le storie di chi ha lasciato la Russia da Almaty, Kazakhstan, principale meta di questa emigrazione.
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Aumento di rimpatri ed espulsioni, esternalizzazione delle frontiere tramite la cooperazione con i Paesi terzi e di origine dei migranti, ulteriori finanziamenti al rafforzamento delle frontiere con mezzi di sorveglianza e infrastrutture. Messi da parte ricollocamenti e movimenti secondari, sono questi i pochi punti su cui i paesi Ue hanno trovato un’intesa nell’ultimo vertice di Bruxelles.
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