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Subject Vertice Ue: rimpatri e frontiere mettono d’accordo tutti
Date February 13, 2023 9:53 AM
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Aumento di rimpatri, espulsioni e collaborazione con i Paesi terzi. Ecco i punti d'incontro trovati durante il vertice di Bruxelles.

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Vertice Ue: rimpatri e frontiere mettono d’accordo tutti



Foto copertina via Twitter/Reuters ([link removed])

Aumento di rimpatri ed espulsioni, esternalizzazione delle frontiere tramite la cooperazione con i Paesi terzi e di origine dei migranti, ulteriori finanziamenti al rafforzamento delle frontiere con mezzi di sorveglianza e infrastrutture. Messi da parte ricollocamenti e movimenti secondari, sono questi i pochi punti su cui i paesi Ue hanno trovato un’intesa nell’ultimo vertice di Bruxelles.

1. L’Ue punta ai rimpatri e a rafforzare le frontiere

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante il vertice che si è tenuto a Bruxelles venerdì scorso, ha dichiarato che i leader dell'Unione Europea (Ue) hanno concordato sulla necessità di adottare misure più severe per contrastare l’immigrazione irregolare. Lo riporta ([link removed]) Deutsche Welle.

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Come ci ha raccontato Paolo Riva in questo approfondimento ([link removed]) , tra i lasciti del vertice troviamo un linguaggio più duro che in passato, la costante attenzione per la dimensione esterna, un paragrafo non risolutivo sul finanziamento di muri ai confini. E soprattutto espressioni sufficienti per far sì che tutti i leader si dichiarino soddisfatti, anche se non è emersa nessuna novità significativa.

Tra le misure a cui si fa riferimento ([link removed]) ci sono: l’aumento di rimpatri ed espulsioni, l’esternalizzazione delle frontiere tramite la cooperazione con i Paesi terzi e di origine dei migranti, ulteriori finanziamenti al rafforzamento delle frontiere con mezzi di sorveglianza e infrastrutture. Il giornalista Paolo Taylor, su Politico, sottolinea ([link removed]) l’ipocrisia di “Fortezza Europa”: “a questo punto, ricordiamoci che l'Europa è selettiva riguardo ai tipi di migrazione”, riferendosi alla lodevole politica applicata alle persone rifugiate ucraine.

Infine, Amnesty International EU denuncia l’ennesima politica repressiva adottata dall’Ue: il “rafforzamento delle frontiere”, all’atto pratico, si tramuta infatti in respingimenti illegali e violenze da parte delle autorità di confine.

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2. Terremoto in Turchia e Siria: rifugiati nuovamente a rischio

Il bilancio, che varia ogni ora, arriva alle 39.000 persone decedute ([link removed]) sotto le macerie, a seguito del terremoto che ha distrutto intere città tra la Turchia e la Siria. Tra le persone vulnerabili ci sono i rifugiati, doppiamente colpiti da questa tragedia, riporta ([link removed]) Info Migrants.

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“Tra i tanti siriani colpiti dal terremoto c'è Ridwan Gurre, che ha trascorso gli ultimi sette anni a costruire una nuova casa a Diyarbakir. [...] La sua vita stava ricominciando, ma ora ha perso tutto ancora una volta”. Ad aggravare la situazione sono anche le sanzioni sulla Siria che non permettono l’arrivo di aiuti umanitari ai civili: “A testimoniare l’impatto delle sanzioni sul rallentamento dei soccorsi, il capo della Mezzaluna Rossa siriana Khaled Hboubati ha dichiarato esplicitamente che se Stati Uniti e Unione Europea non alleggeriscono le sanzioni, gli aiuti non ci saranno”, riporta ([link removed]) Leila Belhadj Mohamed su Valigia Blu.
3. Migranti pestati e respinti alle frontiere della Bulgaria

La Bulgaria è stata più volte accusata di aver violato i diritti umani dei richiedenti asilo che hanno affermato di essere stati respinti, rinchiusi, spogliati e picchiati, riporta ([link removed]) Euractiv.

"Dall'inizio dello scorso anno abbiamo assistito a respingimenti di persone molto intensi e brutali, una pratica illegale nell'Ue”, ha affermato Diana Dimova, capo del gruppo bulgaro di aiuto ai rifugiati Mission Wings. Un giovane siriano di 16 anni ha rivelato di essere stato arrestato dopo essere entrato in Bulgaria e tenuto in un "campo chiuso con un'alta recinzione" che ha definito "una prigione". Una notte, lui e altri detenuti sono stati portati al confine con la Turchia: “lì ci hanno divisi in arabi e afghani e hanno iniziato a picchiarci. Ci hanno picchiato con i manganelli”, aggiungendo di essere stato respinto oltre il confine con la Turchia.
4. Gli algoritmi e l’Intelligenza artificiale minano i diritti dei migranti

“Se gli eurodeputati consentiranno l'uso dell'intelligenza artificiale per facilitare la violenza contro le persone che cercano di raggiungere l'Europa, gli Stati mineranno radicalmente il diritto di chiedere asilo”, così riportano ([link removed]) le esperte Alyna Smith, Caterina Rodelli, Sarah Chander e Petra Molnar su Eu Observer.
Impedire il soccorso in mare, prendere decisioni sulla vita delle persone tramite test emessi da “macchine della verità” inaffidabili, lasciare decisioni importanti sulla sicurezza nelle mani degli algoritmi, questi sono solo alcuni esempi di ciò a cui potremmo andare incontro. La nuova proposta AI Act sull’Intelligenza artificiale dei Paesi Ue ([link removed]) , anziché proteggere i diritti delle persone, rischia di minarli.
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Tramite la campagna Protect Not Surveil ([link removed]) la società civile europea sta cercando di spingere l’Ue a proteggere i diritti di tutte le persone, migranti e non: “l'Unione europea e i suoi partner stanno costruendo una vasta e potente rete di sorveglianza e tracciamento su confini europei, all'interno dell'Europa e oltre. Ma si tratta di molto più del semplice controllo delle frontiere. Queste tecnologie vengono testate prima su persone in movimento e comunità razzializzate [...]. Quindi chiediamo ai legislatori di vietare l'uso della tecnologia sperimentale contro le persone che attraversano i confini, [...] per un utilizzo delll'IA responsabile”.

“La tecnologia è sempre politica. Riflette la società che la crea e quindi può accelerare e automatizzare il razzismo, la discriminazione e la violenza sistemica. E a meno che non agiamo ora, l'Artificial Intelligence Act dell'UE consentirà l’adozione di tecnologie pericolose e aprirà la strada a un futuro in cui i diritti di tutti sono minacciati”, riportano le esperte.
5. Le Nazioni Unite denunciano la repressione del governo italiano sulle Ong

Nel procedimento penale preliminare aperto lo scorso maggio in Sicilia nei confronti di 21 persone accusate di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina in relazione a diverse missioni di ricerca e soccorso condotte tra il 2016 e il 2017, quattro membri dell’equipaggio della nave Iuventa sono imputati ([link removed]) per aver salvato circa 14.000 persone nel Mar Mediterraneo.

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I procedimenti penali in corso sono “una macchia per l'Italia e l'impegno dell'Ue per i diritti umani”, ha affermato Mary Lawlor, Special Rapporteur delle Nazioni Unite. “Sono stati criminalizzati per il loro lavoro sui diritti umani. Salvare vite non è reato [..]”. Il mese scorso, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell'Interno hanno presentato domanda per costituirsi parte civile chiedendo il risarcimento dei danni causati dai presunti reati commessi dalla Ong. “Gli Stati che rispettano i diritti umani promuovono il lavoro dei difensori dei diritti umani[...]”, ha affermato Lawlor. "La decisione del governo [...] va direttamente contro questo principio: è un segnale molto inquietante".
6. Rimpatri e respingimenti: la linea dura del governo italiano

Rimpatri, respingimenti e pugno duro con le Ong: sui migranti avanti con la linea Piantedosi, riporta ([link removed]) la giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica.

“Avanti con la realizzazione di nuovi centri per il rimpatrio, riammissioni a tutto spiano sulla rotta balcanica, pugno duro per piegare le Ong e accordi sempre più stretti con la Libia e con i Paesi d’origine per fermare i flussi migratori [...]”, scrive Ziniti. Ancora una volta, l’Italia si rifiuta di appoggiare la riforma del regolamento di Dublino “impegnandosi invece ad una rigorosa applicazione delle norme esistenti che, di fatto, aprono le porte dell’Italia a decine di migliaia di migranti, i cosiddetti “dublinanti” che, sbarcati nel nostro Paese, hanno cercato di ottenere asilo nei Paesi del Nord, che ora spingono per rimandarli al di là delle Alpi”.

Il Governo Meloni rimane irremovibile anche sulle Ong: “l’obiettivo è far adottare dall’Europa le regole del decreto Piantedosi. Giorgia Meloni ha ottenuto che il codice per le Ong sia sul tavolo della prossima riunione di marzo ma le sensibilità tra i 27 sono molto diverse e la Germania, ad esempio, non vede affatto di buon occhio l’ostacolo all’azione delle navi umanitarie”.


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