Nuove regole per le Ong che salvano vite in mare
Foto via SOS Mediterranee/Twitter
Vietati i trasbordi e i soccorsi plurimi, previste multe fino a 50 mila euro e la confisca della nave per chi non rispetta la norma.
1. Il nuovo decreto sulle Ong viola il diritto internazionale
Il nuovo decreto introdotto dal governo limiterà enormemente il soccorso in mare, rendendo ancora più pericolosa la rotta migratoria del Mediterraneo centrale.
Come spiega la giornalista Annalisa Camilli su Essenziale: “la novità della norma [...] è il tentativo di mettere fuori legge i trasbordi (che avvengono quando una nave più piccola compie un soccorso e poi trasferisce su una nave più grande i naufraghi per continuare a operare altri soccorsi) e i soccorsi plurimi, cioè quelli successivi al primo”. Inoltre, “per chi è ritenuto non in linea con la legge sono previste multe fino a 50 mila euro (per il comandante e per l’armatore) e sanzioni che prevedono la confisca della nave per due mesi. Contro il fermo amministrativo della nave è ammesso ricorso, entro sessanta giorni dalla notificazione del verbale di contestazione, al prefetto che provvede nei successivi venti giorni”.
Secondo associazioni e attivisti il decreto in questione viola il diritto internazionale per due motivi: l’ASGI sottolinea come l’obbligo di recarsi immediatamente in un porto dopo un solo soccorso implica lasciare altre persone in pericolo in mare. In secondo luogo, tra le novità, è stato aggiunto l’obbligo per il comandante della nave di ricevere le richieste di protezione internazionale a bordo. Una procedura che non è competenza degli operatori della nave, ma dello Stato in cui avviene lo sbarco.
“Potremmo chiamarlo decreto Erode” ha affermato Arturo Salerni, avvocato che attualmente segue il caso Open Arms nei procedimenti contro l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, “un provvedimento che mira soltanto a ridurre gli strumenti di salvataggio in mare di donne, uomini e bambini. Fare questo significa aumentare le probabilità di morte delle persone, nulla di più”.
2. Il governo assegna il porto di Ancona per l’attracco di due Ong
Il governo ha assegnato il porto di Ancona per lo sbarco di 110 migranti, tra cui un gran numero di minori non accompagnati.
Nonostante le richieste da parte delle Ong SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere (MSF) - a capo, rispettivamente, delle navi Ocean Viking e Geo Barents, di trovare un porto alternativo e più vicino per lo sbarco - il Viminale ha risposto negativamente.
Come ha sottolineato MSF, l’opposizione del Viminale all’assegnazione di un porto sicuro più vicino rispetto a quello della città di Ancona, comporta gravi conseguenze per la salute delle persone a bordo, se si considera, inoltre, le condizioni meteo che andranno a peggiorare. Inoltre, sottolinea MSF, bisogna tener presente che questa decisione è in contrasto con il diritto del mare che prevede lo sbarco nel porto sicuro più vicino, senza eccessive deviazioni.
D’altra parte, Ancona si dice pronta all’accoglienza: “siamo pronti ad accoglierli tutti" ha affermato all’ANSA il prefetto di Ancona Darco Pellos, che segue le operazioni di sbarco e assistenza. Inoltre, “le strutture per le operazioni di assistenza ai migranti installate” sono pronte per effettuare "accertamenti sanitari, distribuzione pasti e kit di prima assistenza, identificazioni". Seguiranno ulteriori indicazioni del Ministero dell’Interno sulle destinazioni per il trasferimento dei migranti.
3. La Guardia Costiera italiana continua a soccorrere ma il governo non ne parla
“Quarantacinquemila persone soccorse anche in acque internazionali, spingendosi persino in zone Sar non di competenza italiana, e portate a terra nel 2022. Sono poco meno della metà dei 105.000 migranti sbarcati nell'anno appena concluso a cui se ne aggiungono più di 2.000 solo nei primi giorni del 2023”, riporta la giornalista Alessandra Ziniti su Repubblica.
E allora perché, a differenza del ruolo delle Ong nei soccorsi, dell'incredibile lavoro della Guardia costiera si sa così poco?
"Ordini superiori, non possiamo parlare con i giornalisti", la risposta standard che dà chiunque risponda al telefono a qualsiasi comando o stazione della guardia costiera [...]”. Come sottolinea Ziniti, c’è una volontà del governo di fare silenzio “persino sui numeri delle persone soccorse nel 2022, dati dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che però non ha competenza sulle attività della Guardia costiera rimasta agli ordini del ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini”. “Insomma - spiega Zinit - per giustificare la scelta del governo di intervenire esclusivamente sulle Ong con l'obiettivo di governare i flussi migratori, meglio non far sapere troppo in giro che in realtà a portare i migranti nei porti italiani (per loro però sempre quelli vicini siciliani e calabresi) sono proprio i mezzi navali di Stato”.
4. L’Ue ribadisce l’importanza dei soccorsi in mare
L'Ue, esprimendosi sul nuovo decreto adottato in Italia, ha ribadito l’importanza del rispetto delle leggi internazionali. "Non spetta all'Ue guardare nello specifico il contenuto di questo decreto. Indipendentemente da cosa l'Italia stia facendo [...], i Paesi membri devono rispettare la legge internazionale e la legge del mare", ha affermato la portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper, parlando in conferenza stampa.
Nel frattempo, Lars Danielsson, ambasciatore della rappresentanza permanente della Svezia in Ue ha affermato che il patto Ue su asilo e migrazione non sarà completato durante la presidenza svedese. Nonostante si sia parlato di “schiaffo” nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla condivisione delle responsabilità in ambito migratorio, la giurista Vitalba Azzolini, su Domani, spiega sia come il piano asilo e migrazione abbia una tabella di marcia che si basa sull’adozione di riforme entro il 2024 (quindi non vi è alcuno “schiaffo” svedese nei confronti dell’Italia); sia come, nonostante “la disciplina europea dell’asilo richieda tempo, non per questo l’Italia può usare scorciatoie non conformi alle regole internazionali”.
5. Nuovi naufragi al largo dell’Italia e della Tunisia
“Aveva quasi un anno e mezzo e si chiamava Sara, la bambina morta [...], affogata nel naufragio che ha coinvolto 35 migranti a largo di Lampedusa. La piccola era di origine ivoriana e si trovava in viaggio con la madre, a bordo di un barchino lungo appena 7 metri, assieme ad altri in fuga da Camerun, Costa d'Avorio, Guinea, Sierra Leone e Burkina Faso”, viene riportato su Rai News.
Nel frattempo, al largo di Sfax, in Tunisia, almeno cinque persone sono morte e dieci risultano disperse dopo il naufragio di una barca sovraffollata: “la costa di Sfax è diventata un importante punto di partenza per le persone in fuga dalla povertà e dai conflitti in Africa e nel Medio Oriente per tentare di avere una vita migliore in Europa”, riporta Al Jazeera.
6. Il piano di Joe Biden sulle migrazioni
In un’analisi pubblicata su The Intercept, la giornalista Natascia Lennard descrive il nuovo piano del presidente Joe Biden come privo di discontinuità rispetto al piano repressivo del suo predecessore, Donald Trump.
L'amministrazione Biden, scrive Lennard ha infatti pubblicato una serie di misure - Border Enforcement Actions - “per espellere immediatamente i richiedenti asilo da Cuba, Haiti e Nicaragua che attraversano il confine dal Messico senza aver precedentemente presentato domanda di asilo in un paese terzo, il che significa ottenere uno sponsor finanziario negli Stati Uniti e passare attraverso un controllo dei precedenti”.
E nonostante lo stesso Biden abbia promesso il rilascio di 30mila visti al mese per persone cubane, venezuelane, haitiane e nicaraguensi, Mary Miller Flowers, policy analyst presso il Young Center for Immigrant Children's Rights, intervistata da Lennard, ha affermato che: “il diritto all'asilo non dovrebbe dipendere dal tuo modo di fuggire dal pericolo o dai tuoi mezzi finanziari[...]. Tuttavia, per troppo tempo, la ricerca di protezione è stata trattata come un privilegio per pochi eletti, e la selezione da parte dell'amministrazione Biden di chi può e non può accedere [alla protezione internazionale] lo dimostra".
Il team di Open Migration
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