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Ancora violenze sui confini di Fortezza Europa

      Foto via Twitter/UNFAIR Agency

 

Alle navi Geo Barents e Humanity 1 è stato autorizzato lo barco in Italia. Tra le persone salvate non mancano testimonianze di torture e abusi subiti nei centri di detenzione in Libia. Se da un lato c’è chi viene portato in salvo, dall’altro si continua a morire ai confini d’Europa, tra respingimenti sistematici e abusi di potere da parte delle autorità di frontiera.


1. Un bambino nasce sulla Geo Barents

Nasce un bambino a bordo della nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere (con 255 persone). La madre del bambino era fuggita dalla Libia con i suoi altri tre figli. A bordo c’era anche una seconda donna incinta di nove mesi. Entrambe sono state evacuate: la prima è stata portata a Lampedusa, mentre la seconda a Malta.

Lo stress della partenza dalla Libia, la preoccupazione per i suoi tre, ora quattro, figli e l'eventuale salvataggio da parte di Geo Barents avevano innescato il suo travaglio, ha riportato l'equipaggio di MSF. "Siamo sollevati che Fatima, la donna che ha partorito oggi sulla Geo Barents, sia appena stata evacuata a Lampedusa con i suoi quattro figli". L'equipaggio ha aggiunto che un ulteriore ritardo nell'evacuazione della famiglia avrebbe avuto un impatto sul loro benessere e sulla loro salute.

Sia alla Geo Barents che alla Humanity 1 (261  persone) - che nel frattempo aveva effettuato diversi salvataggi in mare - è stato assegnato anche un  porto sicuro per lo sbarco:  la prima a Salerno, la seconda a Bari.

Infine, il giornalista Giansandro Merli di Il Manifesto, che è stato sulla Geo Barents, ha raccolto le testimonianze di coloro che hanno dovuto affrontare l’inferno libico.


2. Un nuovo rapporto svela la brutalità delle frontiere UE

Ne "Il libro nero dei respingimenti", gli esperti del Border Violence Monitoring Network (BVMN), hanno monitorato e mappato la violenza sui confini europei ai danni dei migranti, riporta il giornalista Luca Rondi su Altreconomia.

Questo rapporto “documenta come quasi 25.000 persone siano state picchiate, prese a calci, umiliate e detenute arbitrariamente prima di essere respinte illegalmente, sia alle frontiere esterne dell'UE che dal profondo del territorio dei suoi Stati membri", ha affermato BVMN in un comunicato stampa. Il rapporto include 1.635 testimonianze che coinvolgono 15 Paesi quali: Austria, Italia, Grecia, Slovenia, Croazia, Polonia, Ungheria, Romania, Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Kosovo, Bulgaria, Macedonia del Nord e Albania.

BVMN ha affermato che questi respingimenti non sono casi sporadici, ma che la violenza, la tortura e l'umiliazione stanno crescendo e si stanno normalizzando: “i respingimenti sono illegali secondo il diritto internazionale, ma le autorità degli Stati membri [dell'UE] hanno a lungo ignorato tali violazioni dei diritti umani che sono in contrasto con gli obblighi [...]. Il Libro nero contiene solo le testimonianze registrate da BVMN, il numero reale di persone respinte e che subiscono violenze alle frontiere è probabilmente molto più alto".


3. I “luoghi oscuri” d’Europa: tra detenzioni arbitrarie e torture

Una nuova indagine di Lighthouse Reports (LR) svela le gravi violazioni dei diritti umani che si consumano nell’indifferenza e nella complicità degli stati dell’UE.

“[...]Le forze di sicurezza lungo i confini dell'UE - in particolare in Bulgaria, Ungheria e Croazia - stanno utilizzando strutture segrete per detenere sistematicamente le persone in cerca di rifugio prima di espellerle illegalmente”, afferma LR. “Abbiamo ottenuto prove su rifugiati che sono stati trattenuti in una struttura abbandonata simile a una gabbia in Bulgaria, a volte per giorni, oppure trattenuti per ore in furgoni sovraffollati [...] in Croazia e in container, in una stazione di servizio isolata in Ungheria”. Queste strutture, spiega LR, esistono al di fuori dei sistemi formali di detenzione o accoglienza e quindi l’accesso al pubblico non è consentito. A questo si aggiunge il fatto che un rifugiato siriano di 19 anni è stato ferito a colpi d’arma da fuoco sul confine bulgaro-turco.

Nel frattempo Human Rights Watch ha per l’ennesima volta spronato la Commissione Europea nello smettere di finanziare gli stati che utilizzano i fondi per la gestione delle frontiere per respingere sistematicamente e illegalmente.


4. L’UE ammette la Croazia nell’area Schengen

L’area Schengen si allarga: dal primo gennaio la Croazia entrerà a far parte dello schema di libera circolazione, riporta Politico.

L'annuncio è arrivato mentre i ministri della giustizia e degli affari interni si stavano incontrando a Bruxelles per discutere un'espansione della zona Schengen che consente la circolazione senza frontiere tra 26 paesi per lo più dell'UE. Il piano originale era quello di ammettere anche la Romania e la Bulgaria ma quel piano è sfumato dopo che l'Austria ha deciso di porre il veto all'adesione di questi Paesi, sostenendo la loro incapacità nel riuscire a gestire i flussi di migranti.

Nel frattempo la ong ECRE (Consiglio Europeo per i Rifugiati), in una dichiarazione, evidenzia i punti critici della decisione dell’UE, alla luce delle gravi violazioni dei diritti umani commessi dalle autorità croate sui confini: “nel corso degli anni, le istituzioni dell'UE hanno ripetutamente chiuso un occhio di fronte a prove schiaccianti di violazioni sistemiche dei diritti umani alle frontiere esterne dell'UE, compresa la Croazia, e hanno premiato tattiche che hanno rafforzato i confini e impedito alle persone in cerca di protezione di entrare nell'UE [...]”


5. Un 18enne afghano si toglie la vita in Svizzera

Circa 500 persone si sono riunite a Ginevra per protesta a seguito del suicidio di un richiedente asilo afghano di 18 anni. Secondo quanto riferito, il ragazzo si era tolto la vita la scorsa settimana dopo essere stato informato che sarebbe stato deportato dalla Svizzera in Grecia, si legge su Swiss Info.

Christophe Girod, il direttore dell'ufficio per la previdenza sociale a Ginevra, ha sottolineando che la decisione amministrativa di deportare il ragazzo era stata presa dalla Segreteria di Stato per la Migrazione (SEM), senza tener conto della sua situazione personale.

“Il giovane afghano, di nome Alireza, è arrivato in Svizzera nella primavera del 2021 dopo un viaggio difficile. È entrato in Europa attraverso la Grecia, dove avrebbe subito abusi in un campo profughi”.


6. Nessuna assistenza sanitaria in Grecia

La Ong Medici Senza Frontiere (MSF) denuncia le condizioni disumane nei centri per migranti nelle isole greche, in particolare il centro di Zervou, nell’isola di Samos. Gli operatori di MSF ritengono che non ci sia abbastanza personale medico e che i campi "simili a una prigione" possano "esacerbare i traumi psicologici" subiti da rifugiati e migranti.

“Il centro Zervou è il risultato di un'aggressiva politica di contenimento finanziata dall'UE di "centri chiusi" in località remote su cinque isole dell'Egeo, dove le persone in cerca di protezione in Grecia vengono collocate mentre la loro domanda di asilo è in fase di elaborazione. Tre di questi centri sono stati aperti a Samos, Leros e Kos, con altri due previsti per l'apertura nel 2023 a Lesvos e Chios”, afferma MSF. E ancora “il primo divario evidente è la mancanza di accesso all'assistenza sanitaria [...]”, afferma Sonia Balleron, coordinatrice del progetto di MSF a Samos. 

L'assistenza sanitaria all'interno dei centri continua a essere problematica con la continua mancanza di personale medico e forniture mediche. In risposta a questa situazione e per garantire che le esigenze sanitarie di base delle persone siano soddisfatte, MSF gestisce una clinica mobile tre volte alla settimana da aprile 2022 nel centro di Zervou. Tuttavia, l'assistenza medica specialistica non è disponibile a Samos e le persone hanno dovuto affrontare ritardi amministrativi fino a diversi mesi per i trasferimenti verso ospedali della Grecia continentale.


7. La protesta dei rifugiati a Ginevra

Decine di rifugiati e attivisti, in occasione della giornata mondiale per i diritti umani,  si sono recati di fronte alla sede centrale dell’UNHCR, a Ginevra, per protestare contro la negligenza di quest’organizzazione in Libia e degli Stati europei complici degli accordi con il Paese nordafricano.

Durante il presidio organizzato da Refugees in Libya e dalla neonata UNFAIR Agency, una piattaforma di associazioni e Ong, hanno preso parola rifugiati che sono riusciti a fuggire dalle atrocità in Libia. “Chiediamo l’evacuazione sicura dei rifugiati dalla Libia verso Paesi sicuri – spiega David Yambio, portavoce di Refugees in Libya e rifugiato sopravvissuto – abbiamo costruito la piattaforma Unfair Agency per denunciare il trattamento ingiusto da parte dell’UNHCR a Tripoli, totalmente succube delle milizie locali”.

     
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