580 milioni di euro per finanziare accordi bilaterali e internazionali con i paesi di transito e di origine per fermare le partenze dei migranti.
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La Commissione Europea presenta un nuovo piano sulle migrazioni
Foto viaTwitter/Sea Watch International ([link removed])
580 milioni di euro entro il 2023 per finanziare accordi bilaterali e internazionali con i paesi di transito e di origine per fermare le partenze dei migranti, ma anche l’idea di cambiare le regole del soccorso in mare. Il documento della Commissione Europea per il Mediterraneo Centrale fa discutere.
1. Il piano d’azione della Commissione per il Mediterraneo Centrale
La Commissione Europea ha annunciato un "Piano d'azione ([link removed]) " per impedire ai migranti di attraversare il Mediterraneo dal Nord Africa verso l'Europa. La mossa segue un'aspra disputa tra Francia e Italia sulla responsabilità degli Stati per i migranti soccorsi.
Il piano, spiega ([link removed]) la giornalista Annalisa Camilli su Internazionale, prevede “lo stanziamento di 580 milioni di euro entro il 2023 per finanziare accordi bilaterali e internazionali con i paesi di transito e di origine per fermare le partenze, in particolare di finanziare Libia, Egitto e Tunisia per rafforzare i controlli alle frontiere”. A ciò si aggiunge l’intenzione di combattere il traffico di esseri umani, consolidare la cooperazione con il Niger e favorire gli accordi di riammissione dei migranti in paesi terzi non di origine, oltre a incentivare i rimpatri.
Il documento, è stato ampiamente criticato ([link removed]) da chi si occupa di diritti umani - specialmente su finanziamenti e collaborazioni con paesi non sicuri - e rilancia l’idea di “voler fare pressione sull’IMO (International Maritime Organization) per cambiare le regole del soccorso, in particolare per le navi umanitarie”, il che ha suscitato le critiche delle Ong che affermano che le regole per il soccorso in mare esistono già, basterebbe solo rispettarle.
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2. Italia isolata a Bruxelles
“L'incontro organizzato a Bruxelles per chiarirsi in sede UE sulla gestione dei migranti nel Mediterraneo è cominciato con un aut aut. "Se l'Italia non accoglie le navi" cariche di naufraghi "e non accetta il diritto del mare sul porto sicuro, non ha senso che gli altri paesi facciano i ricollocamenti”, così riporta ([link removed]) il giornalista Tommaso Lecca su Europa Today.
Queste condizioni sono state poste dal ministro dell'Interno francese, Gerald Darmanin, che è stato “tra i protagonisti del braccio di ferro tra Roma e Parigi sulla nave Ong Ocean Viking”. Del medesimo avviso è la Germania che si è detta disponibile ai ricollocamenti purché l’Italia rispetti le leggi in materia di soccorso in mare.
Il pugno duro dell’Italia per respingere i migranti non ha quindi funzionato ed è stata bocciata anche l’idea di costruire nuovi hotspot in Africa, come ha più volte suggerito di fare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “La precedente Commissione ha tentato questo metodo e non ha funzionato e non vedo come possa funzionare adesso", ha affermato il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas.
3. Il nuovo appello della società civile contro i Decreti del Viminale
Un nuovo appello della società civile chiede il ritiro dei Decreti che impediscono lo sbarco dei naufraghi sui porti italiani.
“Invocando un generico pericolo per la sicurezza dell’Italia, posto in relazione allo sbarco di naufraghi, impropriamente richiamando l’articolo 19, paragrafo 2, lettera g), della Convenzione Onu sul diritto del mare, il Governo impedisce la conclusione delle operazioni di salvataggio di naufraghi. L’obbligo di prestare soccorso dettato dalla Convenzione internazionale SAR di Amburgo, non si esaurisce, infatti, nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro” ha commentato ([link removed]) l’ASGI.
4. Rotta balcanica: tra nuove frontiere e attraversamenti
Mentre la rotta balcanica occidentale continua a essere quella più trafficata tra le rotte terrestri, il Consiglio Europeo ha avviato negoziati con Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia per ampliare gli accordi sulla cooperazione con Frontex.
Come riporta ([link removed]) l’Ong ECRE (Consiglio Europeo per i rifugiati): “questi nuovi accordi con i quattro paesi extra UE dei Balcani occidentali consentiranno all'agenzia di assistere questi paesi "nei loro sforzi per gestire i flussi migratori, contrastare l'immigrazione clandestina e contrastare la criminalità transfrontaliera in tutto il loro territorio". Consentiranno inoltre al "personale di Frontex di esercitare poteri esecutivi, come i controlli alle frontiere e la registrazione delle persone".
Un’associazione membro dell'ECRE, l'Hungarian Helsinki Committee (HHC), ha pubblicato una nuova ricerca ([link removed]) per richiamare l'attenzione sulle “preoccupanti pratiche di mancata esecuzione delle sentenze in materia di asilo e migrazione in Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Slovenia [...]”. La ricerca conferma che la "natura politicizzata dell'asilo e della migrazione" ha portato al mancato rispetto della pertinente legislazione dell'UE, delle Convenzioni delle Nazioni Unite, della Convenzione Europea dei diritti dell'Uomo e persino della legislazione nazionale.
5. Respingimenti sul confine bielorusso
“La Bielorussia sta spingendo i migranti attraverso il confine lituano a piedi nudi nel tentativo di esercitare pressioni sul Paese, ha dichiarato il governo lituano”, è quanto riporta ([link removed]) Euronews.
Il ministro dell'Interno Agne Bilotaitė ha detto ai giornalisti che nove persone sono state trovate senza scarpe e senza abiti invernali adeguati, aggiungendo che due migranti sono stati ricoverati in ospedale. Inoltre, riporta Euronews, un uomo dello Sri Lanka ha perso una gamba e cinque dita del piede per congelamento dopo essere rimasto intrappolato sul confine tra Bielorussia e Lituania.
Le autorità di frontiera lituane sono state accusate di aver ripetutamente respinto i migranti che cercavano di attraversare il confine con la Bielorussia, spesso con violenza: “vengono deliberatamente tenuti lì. Non vengono forniti vestiti pesanti”, hanno denunciato diverse associazioni.
6. Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: il 77% delle donne migranti ha subito violenza
Il 25 novembre è stata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e diverse Ong e associazioni hanno ricordato come le donne migranti siano tra quelle che più di tutte subiscono violenza di genere alle frontiere.
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Come ha riportato Sea Watch, il 77% delle donne migranti ha subito violenza. “Le incontriamo ad ogni soccorso in mare. Sono le migliaia di donne che hanno subito violenze. Sessuali, fisiche, psicologiche”, afferma ([link removed]) la Ong. A ciò si aggiunge il fatto che spesso le autorità trattano con superficialità i casi di violenza sessuale: “in Egitto”, denuncia ([link removed]) Human Rights Watch, “le autorità egiziane non sono riuscite a proteggere le rifugiate vulnerabili e le richiedenti asilo dalla violenza sessuale, spesso anche non indagando su stupri e aggressioni sessuali”.
La Ong ha infatti documentato 11 episodi di violenza sessuale commessi in Egitto tra il 2016 e il 2022 contro sette rifugiate e richiedenti asilo sudanesi e yemeniti, tra cui una bambina. Tutte e sei le donne hanno affermato di essere state violentate da uomini e quattro hanno affermato di essere state aggredite in due o più incidenti, mentre la madre della bambina ha affermato che un uomo ha violentato sua figlia di 11 anni.
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