Distinguere tra naufraghi è crudele e illegittimo
Foto via Twitter/SOS Humanity
Dopo giorni di attesa in mare, le navi Humanity e Geo Barents approdano finalmente a Catania. Potranno però scendere solo donne, bambini e persone con fragilità. Cosa ne sarà del “carico residuale”?
1. Due Ong attraccano a Catania ma l’Italia “seleziona” i migranti da far scendere
Dopo giorni di stallo, il Viminale ha acconsentito all’attracco delle Ong Humanity 1 e Geo Barents nel porto di Catania. Potranno scendere però solo le donne, i bambini e le persone con fragilità.
Nelle scorse ore dalla nave Geo Barents sono scese così 100 persone, mentre dalla Humanity 1 sono scese 144 persone. A bordo di quest’ultima, rimangono però 35 persone che il ministro Piantedosi ha definito “carico residuale” da rimandare indietro.
Esperti in materia di diritti umani continuano a ribadire che il rifiuto dell'Italia di consentire ai migranti di sbarcare viola il diritto internazionale, le autorità italiane hanno contattato il comandante Joachim Eebeling affinché lasciasse il porto con le persone rimaste a bordo. Il comandante si è rifiutato di ripartire.
2. Distinguere tra naufraghi è crudele e illegittimo
Oltre alle conseguenze sul piano umanitario, lo stallo e la “selezione” di migranti a bordo delle navi pone anche tutta una serie di risvolti giuridici.
Sulle navi non è possibile ricevere e analizzare le richieste di asilo, il che rende l’approccio di Piantedosi illegittimo e l’Italia rischia una nuova accusa di respingimento collettivo, stando alla Convenzione Europea dei Diritti Umani: “l’illegittimo tentativo di fare sbarcare esclusivamente alcuni dei naufraghi e respingere indistintamente tutti gli altri al di fuori delle acque territoriali nazionali si configura, oggettivamente, come una forma di respingimento collettivo, vietato dall’art. 4, protocollo 4 della CEDU”, riporta l’ASGI.
Contro la decisione del governo, la ong SOS Humanity ha annunciato che farà ricorso al TAR del Lazio.
Nel pomeriggio, invece, Altreconomia e RiVolti ai Balcani dedicheranno alla nuova guerra al soccorso in mare una diretta Facebook in cui interverranno soccorritori, giuristi, accademici.
3. Un documentario della BBC svela le violenze nell’enclave di Melilla
In un documentario intitolato “Death on the Border”, la BBC accusa le autorità spagnole di aver legittimato il massacro ai danni di 24 migranti che il 24 giugno scorso hanno perso la vita nel tentativo di oltrepassare il confine tra Marocco e Spagna. Lo riporta la giornalista Viviana Garcìa su Euractiv.
Oltre alle innumerevoli morti documentate, il filmato mostra anche dozzine di migranti che vengono picchiati con bastoni, immobilizzati a terra e insultati. “Entrambi i governi hanno chiesto l'impunità per le morti avvenute, con la Spagna che ha persino affermato che gli eventi sono avvenuti nella "tierra de nadie", ossia "terra di nessuno" si legge su InfoMigrants. Inoltre, il documentario mostra anche immagini di corpi spostati dal territorio spagnolo a quello marocchino. Sia Madrid che Rabat hanno affermato che la risposta della loro polizia di frontiera è stata giustificata dalla violenza mostrata dai migranti. Ma i video pubblicati all'epoca sui social mostravano migranti che si muovevano a malapena per terra mentre la polizia marocchina li picchiava.
Nel frattempo, le Ong chiedono un'indagine approfondita sulla tragedia di Melilla. La Commissione spagnola per la tutela dei rifugiati (CEAR), l'attivista fondatrice di Walking Borders, Helena Maleno, e Amnesty International hanno chiesto che venga svolta un'indagine esaustiva su quanto accaduto.
4. Un nuovo naufragio al largo della Grecia
Decine di migranti sono dispersi nell'Egeo dopo che l’imbarcazione sulla quale viaggiavano si è rovesciata nelle acque tra le isole di Eubea e Andro. L'imbarcazione era partita dalla Turchia. Le autorità greche hanno avviato le operazioni di ricerca e soccorso, si legge su Rai News.
“La guardia costiera ellenica ha riferito che nove persone, tutti uomini, sono state trovate su un isolotto roccioso disabitato nello stretto di Kafirea tra le due isole, che si trovano a Est della capitale greca. I sopravvissuti, che sono stati prelevati da una motovedetta della guardia costiera, hanno detto alle autorità che c'erano in totale circa 68 persone a bordo del natante, una barca a vela salpata da Smirne”.
5. Ancora respingimenti dal confine statunitense
“Il governo ha ampliato una politica di espulsione legata alla pandemia nel tentativo di frenare la migrazione venezuelana. Alcune famiglie sono state catturate su entrambi i lati del confine”, è quanto riportano le giornaliste Miriam Jordan e Brittany Kriegstein del New York Times.
La decisione di espellere i venezuelani nell'ambito di una politica dell'era della pandemia che consente espulsioni rapide, precedentemente applicata principalmente a messicani e centroamericani, ha avuto l'effetto di intrappolare molte famiglie venezuelane sui lati opposti del confine tra Stati Uniti e Messico.
6. Minori non accompagnati costretti a mentire sulla loro età nel Regno Unito
Diversi minori non accompagnati arrivati nel Regno Unito su piccole imbarcazioni hanno affermato che alcuni addetti allo screening dei migranti hanno fatto pressioni su di loro per fargli dire di essere adulti. Lo riporta la giornalista Diana Taylor sul Guardian.
Anche il Consiglio per i Rifugiati, effettuando interviste a ragazzi curdi provenienti dall'Iraq e dall'Iran, ha riferito che questi ultimi avrebbero subito le medesime pressioni dalle autorità inglesi affinché mentissero sulla propria età. In due recenti rapporti del Refugee Council e della Greater Manchester Immigration Aid Unit è stato evidenziato come i minori classificati erroneamente come adulti fossero a rischio di abusi e abbandono.
“Alcuni bambini che erano ospitati a Manston ci hanno detto di essere stati spinti dai funzionari a dire che erano adulti con la promessa che sarebbero stati trasferiti più rapidamente in un alloggio per adulti. Questo è estremamente preoccupante e mette a rischio la sicurezza dei bambini”, ha affermato Ranae Mann, direttrice esecutiva del Refugee Council.
7. Attentato di matrice razzista contro i migranti in Inghilterra
La polizia britannica ha affermato che l'incendio doloso che ha coinvolto un centro per migranti a Dover è stato motivato da un'ideologia di "estrema destra". L’aggressore di 66 anni, Andrew Leak, è stato poi trovato morto, riporta la BBC.
Sebbene nessuna persona all’interno del centro sia rimasta ferita, la polizia antiterrorismo ha affermato che tutte le prove dell’indagine suggerivano che "c'era una motivazione politica di estrema destra dietro l'attacco".
“Ci è chiaro che quest’uomo era un estremista di destra con una lunga storia di condivisione di contenuti di gruppi estremisti di destra nel Regno Unito e all'estero[...]. Perché ci sono voluti due giorni prima che l'indagine fosse gestita dalla polizia antiterrorismo? Questo tipo di contenuto era su tutti i suoi social media”, ha affermato Joe Mulhall, direttore di Ricerca dell'organizzazione antifascista Hope Not Hate.
Il team di Open Migration
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