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L’Italia non rinnovi il Memorandum con la Libia

 

      Foto via Twitter/Mediterranea S. H.

Fine di tutti i finanziamenti e della cooperazione con la cosiddetta Guardia costiera libica, fine della criminalizzazione del soccorso civile in mare e delle persone in movimento, chiusura dei centri di detenzione libici: lo scorso week end migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Europa per chiedere che l’Italia non rinnovi gli accordi con la Libia.

 

1. Le mobilitazione contro gli accordi Italia-Libia

"Basta con i lager per i migranti creati dagli accordi Italia-Libia”. Anche Roma ha risposto presente per la giornata europea di mobilitazione contro il rinnovo del Memorandum Italia-Libia previsto per il 2 novembre.

La chiamata all’azione – lanciata dal network europeo Abolish Frontex, assieme all’assemblea Diritto di Migrare | Diritto di Restare, Mediterranea S.H. e Solidarity with Refugees in Libya – è stata raccolta in diverse città europee, con marce e sit-in fuori dai consolati e dalle ambasciate italiane di Parigi, Londra, Berlino, Barcellona, Madrid, Bruxelles, Berna e Zurigo.

Cosa chiedono i promotori? “La fine di tutti i finanziamenti e della cooperazione con la cosiddetta Guardia costiera libica, la fine della criminalizzazione del soccorso civile in mare e delle persone in movimento, la chiusura dei centri di detenzione libici, l’attivazione di una missione europea di salvataggio in mare, l’evacuazione di tutte le persone in movimento presenti in Libia verso i paesi sicuri dell’UE”, spiega MeltingPot.

2. Il Mediatore dell'UE avvia indagini su Frontex

La Mediatrice Europea Emily O'Reilly ha avviato due nuove indagini su Frontex, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, e sul Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) per via del loro sostegno a paesi terzi per lo sviluppo di tecniche di sorveglianza e, in particolare, per la mancanza di precedenti valutazioni del rischio e dell'impatto sui diritti umani.

“L'UE non può continuare a minare i diritti umani al di fuori dei suoi confini con il pretesto di combattere il terrorismo e frenare la migrazione. Le tecnologie di sorveglianza e le leggi draconiane sulla criminalità informatica sono al centro del crescente autoritarismo digitale nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa e l'UE non dovrebbe sponsorizzare questa tendenza. [...]" ha aggiunto invece Marwa Fatafta, MENA Policy Manager di Access Now.

3. L’OLAF accusa Frontex: ha nascosto i respingimenti dei migranti dalla Grecia

A proposito di Frontex. Il rapporto dell'Ufficio antifrode dell'UE (OLAF) ha evidenziato che i dipendenti dell’Agenzia hanno contribuito alla copertura dei respingimenti illegali dei migranti dalla Grecia alla Turchia in violazione dei loro diritti fondamentali, riportano i giornalisti Renata Brito e Derek Gatopoulos sull’Associated Press.

Il rapporto di 120 pagine dell'OLAF è stato reso pubblico dal portale tedesco per la libertà di informazione FragDenStaat insieme alle agenzie di stampa Der Spiegel e Lighthouse Reports. I vertici di Frontex hanno adottato "gravi comportamenti scorretti e altre irregolarità" coprendo i respingimenti. “In tal modo, hanno ostacolato la capacità di Frontex di adempiere pienamente alle proprie responsabilità, vale a dire garantire la protezione e la promozione dei diritti fondamentali", si legge nel rapporto.

La relazione dell'OLAF solleva interrogativi su come Frontex continuerà a operare in Grecia. Secondo i propri regolamenti, l'agenzia dovrebbe sospendere o cessare la sua attività se sono presenti "violazioni dei diritti fondamentali o degli obblighi di protezione internazionale che sono di natura grave o che rischiano di persistere". 

Sulla base dei risultati del rapporto dell'OLAF, l’Ong Front-Lex si è rivolta alla Corte di giustizia dell'UE chiedendo l'immediata cessazione delle operazioni di Frontex in Grecia.


4. L’UE estende di altri due anni il permesso di soggiorno per i rifugiati ucraini

L'Unione Europea ha esteso la direttiva sulla protezione temporanea dei rifugiati ucraini fino a marzo 2024 e ha lanciato un progetto pilota per aiutare gli ucraini a trovare lavoro negli Stati membri, si legge su InfoMigrants.

La Commissaria per gli Affari Interni, Ylva Johansson, ha sottolineato la necessità di continuare ad accogliere nell'UE coloro che fuggono dalla guerra. “Dall'inizio dell'invasione russa” ha aggiunto, “l'UE ha fornito protezione immediata a coloro che fuggivano dalle violenze in Ucraina e ha agito "all'unisono" e rapidamente introducendo una direttiva sulla protezione temporanea”. Attualmente, oltre 4 milioni di ucraini sono sotto l'ombrello di questa forma di protezione.

Tuttavia, non mancano osservazioni sul doppio standard relativo ad altre persone rifugiate che  fuggono da guerre e persecuzioni: l’Ong Fenix Aid ha infatti ribadito l’importanza di garantire un equo trattamento per chiunque fugga da conflitti.


5. Nel Regno Unito e nell’UE i rifugiati non ucraini vengono sistematicamente esclusi

“I rifugiati dimenticati dell'Ucraina: anche loro sono fuggiti dalla guerra di Putin, ma la Gran Bretagna non li aiuterà a causa della loro nazionalità”, così scrive la giornalista May Bulman sull’Independent, riportando le testimonianze dei rifugiati non ucraini (soprattutto studenti e studentesse dall’Africa e dal Sud-Est asiatico) fuggiti dal bombardamento di Vladimir Putin.


Il governo britannico ha annunciato due sistemi di protezione per i rifugiati ucraini quando è scoppiata la guerra: uno consente ai rifugiati di raggiungere i membri della famiglia in Gran Bretagna e l'altro consente loro di unirsi ai cittadini britannici disposti a ospitarli. Alla base dei due sistemi, il fatto che il richiedente fosse in possesso di un passaporto ucraino. “Queste restrizioni non tengono conto della popolazione internazionale dell'Ucraina”, scrive Bulman, “c'era quasi mezzo milione di non ucraini con residenza temporanea o permanente quando iniziò l'invasione russa”.

Anche l’agenzia di stampa Lighthouse Reports, nell’indagine “How the EU failed ukraine’s international students”, ha riportato diverse testimonianze sulle discriminazioni nei confronti dei rifugiati non ucraini in UE: “in Francia, solo 200 studenti internazionali sono stati ammessi all'università. I requisiti per l'ingresso includono la richiesta di un conto bancario con almeno € 3.750 e la prova che si abbia un alloggio assicurato [...]. Questi sono i requisiti regolari per gli studenti internazionali in Francia, ma sono stati revocati per gli studenti ucraini in fuga dalla guerra. Almeno 10 studenti non ucraini hanno ricevuto “l'obbligo di lasciare il territorio francese”, una lettera che li minacciava di espulsione”.


6. Polizia maltese a processo: attacchi razzisti nei confronti dei migranti

Due poliziotti maltesi sono stati arrestati con l'accusa di aver aggredito e rapito persone straniere, lo riporta la giornalista Alice Taylor su Euractiv.

I due agenti sono stati accusati di reati contro la dignità umana: “non tollereremo mai questo uso illegittimo della forza. Il fatto che abbiamo introdotto un sistema di segnalazione anonima ha aiutato a esporre questo caso", racconta al giornale Times of Malta una fonte della polizia maltese. Alcuni agenti di polizia hanno presentato denunce nei confronti dei propri colleghi affermando che dei poliziotti avrebbero rapito e picchiato persone, “colpevoli” solo di non essere bianche. Secondo quanto riferito, questo non sarebbe un episodio isolato: nel 2019, due soldati maltesi sono stati accusati di aver ucciso un migrante proveniente dalla Costa d'Avorio.


7. La denuncia di Amnesty International: in Lettonia migranti detenuti illegalmente, tra torture e rimpatri forzati

“Le autorità lettoni hanno respinto violentemente rifugiati e migranti ai confini del paese con la Bielorussia, sottoponendo molti di loro a gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la detenzione segreta e persino la tortura” denuncia Amnesty International.

Il rapporto “Latvia: Return home or never leave the woods (Lettonia: tornare a casa o non lasciare mai la foresta)”, evidenzia il trattamento brutale di migranti e rifugiati, compresi i bambini, che sono stati trattenuti arbitrariamente in luoghi sconosciuti nella foresta lettone e rimpatriati illegalmente e violentemente in Bielorussia. Molti hanno subito percosse e scosse elettriche con i taser, anche sui genitali. “La Lettonia ha dato a rifugiati e migranti un ultimatum crudele: accettare di tornare "volontariamente" nel loro paese, o rimanere bloccati al confine rischiando la detenzione, i rimpatri illegali e la tortura”, ha affermato Eve Geddie, direttrice dell'Ufficio per le istituzioni europee di Amnesty International.

"Il trattamento vergognoso riservato dalla Lettonia alle persone che arrivano ai suoi confini rappresenta un test fondamentale per le istituzioni europee, che devono adottare misure urgenti per garantire che la Lettonia ponga fine allo stato di emergenza e ripristini il diritto di asilo in tutto il Paese per tutti coloro che cercano sicurezza, indipendentemente dalla loro origine o come hanno attraversato il confine”.


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