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Un anno di Open Migration: gli ultimi 12 mesi attraverso i nostri approfondimenti
 
 
Cambiamento climatico, il decreto sicurezza che produce i suoi effetti, l’Europa che continua a costruire barriere (materiali e non) a 30 anni dalla caduta del muro di Berlino. MA anche una pace inaspettata - quella tra Etiopia ed Eritrea, l’esempio virtuoso dei Corridoi umanitari e il primo studio sistemico che smentisce il Pull Factor. In attesa di raccontarvi l’anno che verrà, ecco cosa ci hanno lasciato questi 12 mesi intensi di eventi.

1. Migrazioni e cambiamenti climatici
L’anno che sta per terminare verrà ricordato per le mobilitazioni studentesche in difesa dell’ambiente e per chiedere misure contro il cambiamento climatico. Se i ragazzi del Fridays For Future hanno occupato le principali pagine dei quotidiani, delle migrazioni dovute ai cambiamenti climatici si è parlato invece ancora troppo poco. Eppure secondo la Banca Mondiale, entro il 2050, fino a 143 milioni di persone che attualmente vivono nei paesi dell’Africa subsahariana, dell’Asia meridionale e dell’America Latina, potrebbero muoversi forzatamente. Come ci stiamo preparando? Cosa rimane da fare? Ce lo hanno raccontato Diego Andreucci e Andrea Oleandri.

2. Trent’anni fa cadeva il muro di Berlino (Ma le divisioni restano tante)

Lo scorso 9 novembre si è festeggiato il trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, una ricorrenza simbolica che l'Europa "Unita" si è apprestata a celebrare in grande stile. Un anniversario in cui viene spontaneo interrogarsi sullo stato interno dell’Unione e sull'affiatamento degli stati membri rispetto a un tema di portata internazionale, quello della migrazione. Mancata riforma del Regolamento di Dublino, fallimento del sistema di Relocation, ritorno dei militari alle frontiere interne: Serena Chiodo e Anna Dotti ci raccontano di un'Europa che tradisce una mancanza di visione comune e responsabilità condivisa.

Divisioni europee che si fanno più evidenti nei punti più caldi:  Paolo Riva ci raccontava come a Ventimiglia  Francia e Italia respingano i migranti al di qua e al di là del confine; come scriveva Marianna Karakoulaki, invece, la situazione sulle isole greche mette in luce il fallimento delle politiche migratorie dell’Unione Europea.

3. Ancora rotta balcanica
Nonostante l’accordo tra Turchia e Unione europea del marzo 2016, la Rotta Balcanica, pur ridotta nei numeri, continua ad essere percorsa. Attualmente è sulla Bosnia che si concentra la pressione maggiore, ma le decisioni politiche prese a livello locale e l'inasprirsi dei controlli di polizia, potrebbero portare i migranti a spostarsi ancora altrove. Michele Luppi è stato a Bihać nel cantone di Una-Sana al confine con la Croazia, città diventata negli ultimi dodici mesi la nuova frontiera calda d’Europa.

Eleonora Camilli era stata per noi  pochi chilometri più a Nord, a Vucjak, la nuova giungla nel cuore dei Balcani.

Controlli di polizia più serrati, violenze e clima inospitale fanno sì che i migranti tentino di raggiungere l’Europa per strade meno battute. Christian Elia ci ha portato con questo reportage a cavallo tra Albania e Montenegro: dove prima erano i kosovari, ora sono gli afgani e i siriani ad essere assistiti.

4. Il primo anno di decreto Salvini
Dall'abolizione della protezione umanitaria che permetteva la piena attuazione del diritto di asilo previsto dalla Costituzione, a norme che prevedono la detenzione amministrativa per i richiedenti asilo (motivo per cui l’Italia è già stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in passato): sono molti gli aspetti del Decreto Salvini in contrasto con norme costituzionali e internazionali. Avvocati, professori ed esperti del settore hanno analizzano gli aspetti più controversi in un e-book pubblicato dalla Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili.

Intanto gli effetti del Decreto si fanno sentire: in provincia rischiavano di far uscire dal circuito dall'accoglienza quasi 400 persone e metteva a rischio servizi fondamentali come i corsi di italiano o l’assistenza psico sanitaria. Andrea Quadroni ci raccontava la situazione nella città lariana.

La Caritas Ambrosiana invece ha deciso di continuare a farsi carico delle spese per l’accoglienza di tutti i migranti ospiti delle sue strutture, anche di quelli che, stando a quanto prescritto dal decreto sicurezza, non ne avevano più diritto. Marco Todarello è andato a Lecco, in uno dei centri gestiti dalla Caritas, per raccontarci come sta andando.

5. La pace inaspettata tra Etiopia e Eritrea
In Europa, l'accordo di pace tra Etiopia ed Eritrea è stato festeggiato come una svolta inaspettata: la prova che le autorità eritree avevano finalmente voltato pagina, un'occasione unica per riconciliarsi con il regime di Afewerkie. Fondi firmati EU sono stati già stanziati per realizzazione di grandi opere, ma l'aria che si respira ad Asmara è decisamente meno entusiasmante. Mentre il numero di persone in fuga dal servizio nazionale si è quadruplicato, i confini con l'Etiopia sono stati nuovamente chiusi e la sensazione di asfissia è tornata ad impadronirsi delle strade in stile modernista di Asmara. Dalla capitale Asmara alla regione di confine del Tigrai Nancy Porsia e la fotografa Cinzia Canneri ci raccontano un'altra Eritrea, quella che non crede alla "pace esterna".

6. L’anno della Brexit
Il 2019 è stato anche l’anno della Brexit. Anche se l'accordo tra le due parti è ancora lontano, il 31 Gennaio dovrebbe essere l'ultimo giorno di permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea. Un'ombra di incertezza per i cittadini europei residenti nel paese, per i quali l'ex premier May aveva avanzato l'ipotesi del "Settlement Status" ovvero di una documentazione che garantisse a quelli residenti nel Regno Unito da almeno 5 anni di restare. Cosa cambia con il governo Johnson e con il nuovo ministro degli interni Priti Patel? Tra ipotesi di "no deal" e paure per il "back stop", ce lo spiega Giuliano Giannini.

Brexit o meno, il Regno Unito resta per molti migranti la destinazione del loro viaggio. Emanuela Barbiroglio ci ha raccontato l’ultima chance per molti migranti bloccati a Calais: attraversare la Manica in barca.

7. Lo sfruttamento dei migranti
Le notizie riguardanti lo sfruttamento dei migranti sono state purtroppo molte anche quest’anno. 

L’indomani dello sgombero della tendopoli di San Fernando, siamo tornati nella piana di Gioia Tauro, dove Daniela Sala ci spiegava che la vera emergenza è legata allo sfruttamento prima ancora che all'immigrazione; sempre con lei siamo stati a Saluzzo dove tra norme ferme, un decreto flussi che sottostima il numero di lavoratori necessari e il lavoro nero sempre in agguato, oggi più che altrove si scontano gli effetti del Decreto Salvini.

Lorenzo Pirovano ci ha invece fatto conoscere una realtà finora inesplorata, quella legata al boom delle consegne a domicilio e al possibile impiego di fattorini stranieri senza i documenti per lavorare e potenzialmente soggetti a caporalato. Da quando app come Deliveroo, Uber eats, Glovo, Just Eat sono diventate una realtà di uso quotidiano, per migliaia di potenziali fattorini si sono spalancate le porte della "gig economy", i cosiddetti lavoretti gestiti tramite applicazioni per smartphone. A Milano due terzi di loro sono migranti e sebbene portino in spalla lo zaino delle più famose app di consegna a domicilio, raccontano di non lavorare direttamente con le piattaforme e di avere degli intermediari. Ora anche la Procura di Milano ha annunciato l’apertura di un’indagine conoscitiva sulle condizioni di lavoro dei rider e sulle imprese che ne gestiscono le consegne.

8. Corridoi umanitari: un esempio virtuoso
Il 2019 verrà ricordato anche per la politica della tolleranza zero verso le navi delle ong e dei porti chiusi. Caso emblematico quella Sea Watch costretta in mare per oltre due settimane a metà giugno con a bordo più oltre 40 persone salvate. Eleonora Camilli ci aveva raccontato la loro odissea che non si era conclusa con lo sbarco a Lampedusa: trattenute prima nell’hotspot dell’isola poi in quello di Messina, le organizzazioni ne denunciavano la loro arbitraria detenzione

Nello stesso periodo, grazie al lavoro di Sant’Egidio, delle Federazione delle chiese evangeliche in Italia e della Tavola Valdese, in Italia continuava il virtuoso progetto dei corridoi umanitari:  una via legale di ingresso per i rifugiati che finora ha portato nel nostro paese, in tutta sicurezza, oltre 1500 persone. Tra loro ci sono Mohammad, Wafa, Ibrahim, Osama e Ahmed che abbiamo incontrato a Beirut.

9. Il terrore libico non si è fermato
Bombardamenti, il fronte che avanza e arretra grazie ai continui cambi di alleanze, violenze sulla popolazione e sulle migliaia di migranti bloccati o imprigionati. In Libia quelli trascorsi sono stati 12 mesi di orrore, su cui ora indaga anche la giustizia italiana.

A settembre la Procura di Agrigento, con il supporto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha arrestato due ragazzi egiziani e uno guineano contestando, per la prima volta in Italia, il reato di tortura. A innescare le indagini le testimonianze di cinque migranti, arrivati a Lampedusa a inizio luglio, tratti in salvo dal veliero Alex di Mediterranea. Oltre questo reato i tre dovranno rispondere anche di sequestro e tratta di essere umani per le violenze avvenute nel centro di detenzione libico di Zawiya. Proprio lì ci porta Lorenzo Bagnoli.

10. Sulle nuova maggioranza europea e la Commissione che ha nominato
Lo scorso maggio si è votato per rinnovare il Parlamento Europeo. Quello che ne è uscito fuori è il Parlamento più frazionato di sempre  che ha faticato non poco a trovare la quadra sulle nomine per la Commissione. 

Alla fine a ricoprire il ruolo di Presidente è stata Ursula Von Der Leyen - prima volta di una donna a ricoprire tale carica. Tra le priorità dei primi cento giorni non ha indicato le questioni legate all'immigrazione, eppure tra riforma del regolamento di Dublino, sistema comune di asilo europeo, resettlements e le condizioni inaccettabili degli hotspot sulle isole greche, sono tanti i dossier che nel medio e lungo periodo si troverà ad affrontare. Paolo Riva ci racconta le sfide principali della nuova Commissione che si è insediata lo scorso mese.

11. Se il Pull Factor non esiste
Dalla Libia si parte di più se ci sono le Ong in mare. Quello appena letto è da anni, seppur con sfumature diverse, il refrain di qualsiasi politico che si dichiari contrario ai salvataggi dei migranti in mare. Dati a favore di questa tesi non sono mai stati divulgati, ora invece uno studio che prende in considerazione il periodo che va dal 2014 al 2018 afferma proprio il contrario: "le attività di Search And Rescue delle Ong sono solo scarsamente correlate alle partenze mensili". Abbiamo intervistato i due autori, Matteo Villa e Eugenio Cusumano, che ci raccontano come sono arrivati a questa affermazione e cosa dovrebbe significare in concreto per le future politiche migratorie europee.

12. Come vengono raccontate le migrazioni?
Nella relazione finale della Commissione parlamentare Jo Cox, approvata il 6 luglio 2017, sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, lo Stato italiano è stato indicato come il Paese europeo con il più alto tasso di disinformazione in tema di immigrazione.

Come è possibile?

Nel suo settimo report "Notizie senza approdo", l'Associazione Carta di Roma denuncia una dinamica già osservata negli anni passati: la costruzione di una rappresentazione mediatica dell’immigrazione non aderente alla realtà e ai dati. Di immigrazione, infatti, si parla sempre più, ma in modo sempre più superficiale e politicizzato, senza analisi e senza le voci attive dei protagonisti relegati al ruolo di oggetto di spettacolo. Eppure, nonostante ciò, l’insicurezza percepita nei confronti degli ‘stranieri’ diminuisce di 10 punti. Ci racconta tutto Serena Chiodo.

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