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Nove anni fa la strage di Lampedusa

       
     Foto via Twitter

 

Il 3 ottobre 2013, al largo delle coste di Lampedusa, morirono 368 persone nel tentativo di raggiungere il nostro Paese. C’eravamo ripromessi che non sarebbe più successo, ma da allora sono migliaia le persone morte o disperse in quello che è diventato uno dei tratti di mare più letali del mondo.
 

1. Lampedusa ricorda la strage del 3 ottobre

Il 3 ottobre non è una data qualunque sull’Isola di Lampedusa dove, esattamente 9 anni fa, persero la vita 368 persone - tra loro c’erano anche 83 donne e 9 bambini - dopo che un barcone proveniente dalla Libia si ribaltò a pochi metri dalle sue coste. 

Lutto e commozione sull’Isola dove si è svolta la cerimonia di commemorazione, partecipata ogni anno anche dai parenti delle vittime e dai sopravvissuti.

Una data simbolo, utile per ricordare che quella del Mediterraneo resta la rotta più mortale al mondo, con il 43% di tutti i migranti morti e dispersi nei primi nove mesi del 2022 e quasi 25 mila le persone morte dal 2014

Nella convinzione che non ci sia futuro senza memoria, il Comitato 3 ottobre chiede alle istituzioni europee che questa data diventi giornata europea della memoria e dell’accoglienza.


2. Libia: un nuovo rapporto documenta centinaia di civili uccisi, anche sotto tortura

Le forze dell'ordine e le milizie libiche hanno ucciso almeno 581 civili, sia cittadini che migranti, tra gennaio 2020 e marzo 2022, ha affermato l'Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT) in un nuovo rapporto dal titolo That was the last time I saw my brother (Quella è stata l’ultima volta che ho visto mio fratello). Tra queste persone c’è chi è stato giustiziato in strutture di detenzione o torturato a morte.

“I casi che abbiamo potuto documentare rappresentano solo la punta dell'iceberg”, ha affermato Gerald Staberock, segretario generale dell'OMCT. “Le uccisioni extragiudiziali di civili indifesi, spesso accompagnate da orribili torture, sono ora endemiche in Libia, poiché agenti governativi e milizie armate scatenano violenze indiscriminate nella totale impunità. Il mondo non può [...] permettere che crimini così eclatanti diventino la nuova normalità”.

La maggior parte dei casi documentati – 487 su 581 – era composta da civili libici, mentre le restanti 83 vittime erano migranti o rifugiati di varie nazionalità, inclusi nigeriani, sudanesi e siriani.


3. Cosa significa un governo di destra in Italia per richiedenti asilo e migranti

“Oltre ad alimentare il razzismo e la xenofobia, gli esperti temono che Giorgia Meloni possa inasprire le politiche migratorie che portano a più morti in mare”, scrive il giornalista Eric Reidy sul New Humanitarian.

Esperti in materia di migrazione e diritti hanno detto al New Humanitarian che si aspettano che il nuovo governo usi le maniere forte anche nei confronti delle Ong e dei volontari che svolgono attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e forniscono supporto umanitario a rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Tuttavia, come spiega Judith Sunderland (direttrice associata di Human Rights Watch per l'Europa e l'Asia centrale), intervistata da Reidy, la situazione pre-elezioni per i migranti era già critica: “sebbene siano stati presi alcuni provvedimenti per riparare il danno fatto da Salvini [...] molti rimangono indigenti e senza casa a causa della mancanza di spazio e di accesso [a forme di] sostegno".

Per quanto riguarda invece l’idea di un blocco navale – più volte ventilata in campagna elettorale - non sarebbe comunque possibile: “la Corte Europea dei Diritti Umani [...] ha condannato l'Italia per aver attuato una politica simile perché la Libia non è considerata un Paese sicuro per richiedenti asilo e migranti – il principio legale internazionale di non respingimento vieta gli stati dal rimpatriare le persone in un paese in cui corrono il rischio di subire gravi violazioni dei diritti umani”.


4. La denuncia dell’Anafé: detenzione illegale al confine franco-italiano

“Le politiche migratorie dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri costituiscono violazioni dei diritti fondamentali e della dignità delle persone in movimento”. È quanto denuncia l’Anafé (Association nationale d’assistance aux frontières pour les étrangers), Ong francese che nel suo nuovo rapporto “À l’abri des regards” (Lontano dagli occhi) ha evidenziato il ricorso delle autorità francesi alla detenzione sistematica di migranti, dal 2015 a oggi.

“Discriminazione, stigmatizzazione, criminalizzazione e disumanizzazione delle persone [migranti] sono il filo conduttore di queste politiche [migratorie] che, da decenni, hanno posto l’utilizzo della detenzione alle frontiere al centro del loro arsenale di misure volte a combattere a la cosiddetta "invasione" dei migranti. Inefficace e violenta, la privazione della libertà è ancora utilizzata per impedire alle persone di avere accesso al territorio europeo o all'interno dei paesi che compongono l'Unione”, riporta l’Anafé.

Nel rapporto, l’Anafé sottolinea non solo le condizioni inumane e degradanti in cui sono rinchiuse le persone migranti, ma anche l’illegalità, in quanto i luoghi di trattenimento in questione non rientrano nei quadri legali per l’identificazione, la verifica del diritto al permesso di soggiorno e nemmeno per la detenzione per il rimpatrio.


5. Un naufragio al largo della Siria

Un’imbarcazione proveniente dal nord del Libano è naufragato in mare al largo della Siria. “Finora sono stati recuperati i corpi di 53 persone, ma si stima che a bordo ci fossero fra le 100 e le 150 persone” riporta Ansa Med.

“Questo è semplicemente tragico. Nessuno sale alla leggera su queste barche della morte. Le persone stanno prendendo queste decisioni pericolose, rischiando la vita in cerca di dignità”, ha affermato il commissario generale dell'UNRWA, Philippe Lazzarini. “Dobbiamo fare di più per offrire un futuro migliore [...]”.

Nel frattempo, le vittime sarebbero aumentate a 100, secondo Middle East Eye.


6. Nave di MSF autorizzata ad attraccare in Italia

Nella tarda serata di giovedì 29 settembre, la nave di soccorso Geo Barents, guidata dall'Ong Medici senza frontiere (MSF), ha ottenuto il permesso di far sbarcare 76 migranti nel porto di Taranto.

MSF ha dichiarato che tra le 76 persone soccorse ci sono 18 minori non accompagnati, affermando inoltre che le persone soccorse hanno dovuto affrontare un "viaggio orribile" e che erano "fuggite dagli orrori della Libia".


7. “Documenti e libertà di movimento”: la protesta davanti al Parlamento Europeo

“Solidarité avec les sans-papiers”, “no están muertos, están asesinados” e “ninguna persona es illegal” sono gli slogan che hanno scandito la protesta promossa dalle organizzazioni che hanno collaborato al percorso e all'appello di “Rights! No deaths”, a cui si sono unite numerose organizzazioni provenienti da Belgio, Spagna, Francia e Italia.

Un'articolata sequenza di interventi ha illustrato quali e quante politiche mortifere sta portando avanti l'Unione Europea e la complessità delle cause alla base delle migrazioni: “più di 28.000 persone hanno perso la vita dal 2014 mentre cercavano di raggiungere o attraversare l'Europa, 49.000 dal 1993. Queste sparizioni in mare o in montagna, nel deserto e sulle strade, sono insopportabili. Per chi riesce a varcare questi confini, ogni giorno vengono erette più barriere: vengono discriminati perché non hanno i documenti giusti, e viene loro impedito di accedere a una vita dignitosa. Quante tragedie, quanti naufragi nel Canale della Manica, nel Mediterraneo o cimiteri sui sentieri ghiacciati delle Alpi o dei Pirenei ci vorranno per far cessare questa politica disumana e assurda?”.


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