Un po' di buon senso nel dibattito pubblico Questo Natale sostieni IBL
Caro amico, cara amica,
Il messaggio dell'articolo stava tutto in una domanda: "In che senso il ritorno dello Stato azionista dovrebbe risolvere i problemi dell'Ilva?". Detto altrimenti: è l'intervento pubblico di per sé, il semplice fatto che si mettano in campo i quattrini del contribuente, a risolvere i problemi? È partita quasi subito una piccola tempesta di "risposte", se così le possiamo chiamare. Ne trovate un assaggio in questa e-mail. Tutte rigorosamente anonime e tutte, diciamo pure, limpidamente argomentate. Per un simpatico signore che si nasconde dietro la faccia di Snoopy, le aziende IRI erano "ottime" ma sono state "quasi tutte svendute da Prodi e compagnia bella. Basta consultare gli archivi invece di leggere propaganda di seconda mano". Un "extraterrestre" sostiene che per fare meglio "rispetto all'esperienza del privato investitore ci vuole davvero poco". Per un altro utente anonimo, armato di bandierina italiana, l'IRI "ha dato lavoro a centinaia di migliaia di italiani prima di essere ridotta a uno spezzatino dato in pasto ai privati da Prodi e Ciampi con la scusa dello Stato inefficiente". Attenzione, "L'esperienza del libero mercato si sta dimostrando fallimentare ovunque, perché proseguire oltre?". Un altro simpaticone ci ha detto che, fosse per lui, le porte del gulag si aprirebbero presto. Ormai si sa come vanno queste cose: uno sciame di account anonimi punta una preda, per galvanizzare una certa platea e incitarla all'attacco. Ma perché questo capita non a un esponente politico o a un influencer, ma a un think tank, a un centro studi come l'Istituto Bruno Leoni? La risposta che mi sono dato è questa: è in atto una precisa strategia di politica culturale per eliminare alcuni temi (la riduzione delle tasse e la simmetrica riduzione delle spese pubbliche) dal dibattito italiano. Questo è particolarmente evidente "a destra": i leader che hanno preso il posto di Silvio Berlusconi evitano accuratamente ogni accenno alla possibilità di tagliare le tasse e lo Stato, rivendicato come un valore nella sua dimensione "nazionalistica". Ma lo è pure a sinistra: il collante della coalizione di governo è la discussione su quali imposte siano più "etiche" (tassare la plastica? Il junk food?), per riorientare i comportamenti individuali. In un caso e nell'altro, l'imprenditoria pubblica è diventata un mito politico: da brandire contro globalizzazione e commercio internazionale, oppure da usare per dare finalmente obiettivi "etici" al mondo dell'impresa. Ecco perché ti chiedo, anche questo Natale, di pensare a fare un regalo a te e al futuro sostenendo l'Istituto Bruno Leoni. Mai come oggi, una realtà come l'IBL è necessaria per riportare un po' di buon senso nel dibattito, per bilanciare tendenze tanto radicate quanto potenzialmente distruttive, per tornare a discutere usando argomenti e non solo parole. Anche sui social media, dove la presenza del nostro Istituto è significativa e forse proprio per questo attira certe "attenzioni".
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