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L’indifferenza uccide anche in Italia

     

Foto via Twitter/TVrs Marche

A Civitanova Marche, in pieno centro e in pieno giorno, Alika Ogorchukwu - uomo di 39 anni di origine nigeriana - è morto sotto i colpi di Filippo Ferlazzo, italiano di 32 anni. Ad assistere la scena decine di persone che però non sono intervenute per difendere la vittima.

 

1. Alika Orgochukwu, ucciso in pieno centro a Civitanova Marche

“«We need justice». Abbiamo bisogno di giustizia. È gridando queste parole che la comunità nigeriana del maceratese [...] è scesa in strada a Civitanova Marche, dove venerdì pomeriggio Alika Ogorchukwu, 39 anni, è morto dopo essere stato picchiato da Filippo Ferlazzo in pieno centro, davanti a tanti testimoni che hanno ripreso la scena senza però intervenire” riporta il giornalista Mario Vito su Il Manifesto.

Secondo la polizia, Ferlazzo avrebbe afferrato una stampella che il venditore usava per camminare e lo avrebbe colpito. L'attacco è stato registrato da diverse telecamere di sorveglianza e da alcuni passanti. Centinaia di persone della comunità nigeriana e di italiani, tra cui la moglie di Orgorchukwu, Charity Oriachi, hanno protestato contro l’indifferenza di coloro che hanno assistito all’assassinio senza fare nulla per intervenire.
“Ora voglio solo giustizia per mio marito” ha affermato Oriachi. Nel frattempo, a Civitanova Marche, sono previste iniziative e manifestazioni antirazziste per il 6 agosto.

2. L'Ufficio antifrode dell'UE ha dimostrato che Frontex ha finanziato i respingimenti greci

“L'Ufficio antifrode dell'UE (OLAF) ha rivelato che Frontex ha insabbiato e contribuito a finanziare i respingimenti illegali dei richiedenti asilo in Grecia” denunciano i giornalisti Steffen Lüdke e Giorgos Christides del Der Spiegel che hanno ottenuto il rapporto dell’OLAF - che non è ancora stato reso pubblico - e ne hanno scritto per Der Spiegel.

“Gli investigatori dell’OLAF”, riportano Lüdke e Christides, “hanno impiegato 129 pagine per documentare il coinvolgimento di Frontex, l'agenzia di frontiera dell'UE, nelle attività illegali della guardia costiera greca. Le guardie di frontiera scaricano sistematicamente i richiedenti asilo alla deriva in mare nell'Egeo, su barche traballanti o su zattere di salvataggio gonfiabili. Gli investigatori hanno esaminato e-mail private e messaggi WhatsApp di Fabrice Leggeri, l'ex capo di Frontex, e del suo team. Hanno interrogato testimoni e sequestrato documenti e video”. Il rapporto dell’OLAF solleva quindi interrogativi sulla Commissione Europea che ogni anno trasferisce milioni di euro ad Atene: “Il denaro è stanziato per aiutare i greci a gestire le migrazioni” così come stabilisce la legge all’interno dell'UE, ma “non per abbandonare persone in zattere di salvataggio senza motore in mare aperto”.

“Nelle loro conclusioni, gli investigatori dell'UE forniscono prove dettagliate delle violazioni dei diritti umani in Grecia. [...]Dimostrano che Frontex sapeva [di queste violazioni] sin dall'inizio. Invece di prevenire i respingimenti, Leggeri e [il suo team] li hanno insabbiati. Hanno mentito al Parlamento Europeo e nascosto il fatto che l'Agenzia ha persino fornito supporto per alcuni respingimenti utilizzando i soldi dei contribuenti europei”.

 

3. A Milano la Questura nega l’accesso al diritto di asilo

A Milano l’accesso al diritto di asilo è una corsa ad ostacoli tra l’assenza di interpreti, meno di 10 procedure al giorno, e la mancanza di un sistema di prenotazione. “Nel contempo le persone costrette in coda anche per giorni – e notti – vengono sanzionate per bivacco”, così denunciano le associazioni ASGI e Naga che esprimono profonda preoccupazione per i metodi repressivi adottati dalle autorità milanesi nei confronti dei migranti.

“Alla gravissima e perdurante situazione, si aggiunge che gli stessi agenti della Questura di Milano notificano degli ordini di allontanamento alle persone in coda unitamente a una multa di 100 euro con l’accusa di bivacco. Il daspo urbano comminato nei confronti dei cittadini in coda e la conseguente sanzione sono illegittimi e hanno l’effetto di scoraggiare ulteriormente lo straniero che intende presentare domanda di protezione internazionale. La misura del daspo urbano [...] si conferma una sanzione discriminatoria, strumentalmente motivata da ragioni di sicurezza ma finalizzata in realtà a colpire e ulteriormente aggravare situazioni di disagio e vulnerabilità”, afferma l’associazione Naga.

Oltre all’immediato intervento del sindaco di Milano, Beppe Sala, ASGI e Naga chiedono alla Questura di “modificare le modalità di accesso agli uffici in modo da rimuovere gli ostacoli ad una formalizzazione tempestiva delle richieste di protezione internazionale”.


4. La strage di Melilla fu violenza arbitraria da parte della polizia

A un mese dai gravissimi fatti tra il confine marocchino e quello dell’enclave spagnola di Melilla, dove almeno 27 persone sono decedute mentre tentavano di superare la recinzione che separa i due paesi, l’inchiesta effettuata dall’AMDH (Associazione Marocchina per i Diritti Umani) svela i retroscena inquietanti di quanto avvenuto nel mese di giugno. Come emerge dall’inchiesta, “si è trattato di una violenza ingiustificata e premeditata, con l’uso delle vite delle persone come merce di scambio nelle relazioni tra Spagna e Marocco”, riporta Melting Pot.

Contrariamente a quanto era stato riferito, dall’inchiesta emerge che le persone migranti non avevano con sé bastoni e pietre al momento dell’attacco da parte della polizia: “[...]i richiedenti asilo avevano un obiettivo, che era quello di attraversare il confine e non scontrarsi con la polizia [...]. Pochi secondi dopo, le [autorità] marocchine hanno iniziato ad attaccare i migranti utilizzando pietre e fumogeni, poi le prime vittime hanno cominciato a cadere per soffocamento o lesioni da pietra [...]. È chiaro che le violenze delle autorità marocchine contro i migranti [...] non sono state una reazione alla violenza dei migranti armati (secondo la versione ufficiale), ma per impedire loro in qualsiasi modo e ad ogni costo di raggiungere Melilla”, riporta l’AMDH.

Nel frattempo, dai fatti del 24 giugno, più di 64 persone risultano disperse:

 

5. La CEDU condanna l’Italia per la violazione dei diritti di un minore gambiano

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) si è pronunciata contro l'Italia per violazione dei diritti di un giovane migrante gambiano la cui rivelazione di essere minore è stata ignorata dalle autorità che hanno proceduto a trattarlo come un adulto, trattenendolo in un sovraffollato centro di accoglienza per migranti per oltre quattro mesi.

Si tratta del caso Darboe c. Italia: il giovane gambiano era arrivato in Sicilia il 29 giugno 2016, all'età di 17 anni. Inizialmente era stato ospitato in un centro per minori stranieri non accompagnati, ma tre mesi dopo fu trasferito in un centro di accoglienza per adulti nel comune di Cona, in Veneto. Contestualmente gli è stata consegnata una tessera sanitaria con la data di nascita registrata il 22 febbraio 1999. Un mese dopo, su richiesta della prefettura, un medico locale effettuò una visita medica per stabilire la sua età. Il referto rilasciato dal medico affermava che la sua età ossea, accertata dalle radiografie del polso e della mano sinistra del minore, secondo la metodologia Greulich e Pyle, corrispondeva inequivocabilmente all'età di un maschio di 18 anni. Tuttavia Darboe aveva affermato che non gli era stato chiesto il consenso prima di sostenere l'esame fisico e che non gli era mai stata consegnata una copia del referto medico.


6. In Irlanda c’è un doppio standard nel sistema di accoglienza dei migranti

Un recente sondaggio dell'Irish Times ha rilevato che una netta maggioranza degli irlandesi, il 66%, non è d'accordo con la politica del governo di trattamento preferenziale per i rifugiati ucraini. Eppure, la scorsa settimana il governo dell’isola ha annunciato che sospenderà temporaneamente i viaggi senza visto da 20 paesi europei per i rifugiati riconosciuti, escludendo gli ucraini.

Le restrizioni sui visti imposte dall'Irlanda colpiranno le persone che fuggono da orrori inimmaginabili. “Le persone rifugiate non ucraine”, riporta Aideen Elliott, coordinatrice di politiche migratorie per Oxfam Irlanda, sull’Irish Times, “hanno già affrontato un processo rigoroso e hanno dimostrato di essere a grave rischio di persecuzione, tortura o pericolo e hanno bisogno di protezione internazionale”. Il sondaggio dell'Irish Times ha anche rilevato che un'ampia maggioranza (82%) delle persone che vivono in Irlanda concorda sul fatto che "è importante che l'Irlanda rispetti i suoi obblighi internazionali di proteggere le persone a rischio".

“Il governo irlandese dovrebbe sostenere la richiesta di Oxfam di indagare su tutti gli episodi di respingimento illegale e applicare procedure di infrazione a qualsiasi Stato membro dell'UE che le abbia condotte. Devono inoltre sostenere un meccanismo di monitoraggio delle frontiere per garantire che il diritto internazionale e dell'UE sia rispettato a tutte le frontiere dell'UE”, conclude Elliott.


7. Dalla Nigeria all'Italia per lavorare come “schiave delle pulizie”

Cinque persone sono state arrestate in Italia con l'accusa di sfruttamento di donne migranti nigeriane. Le donne vivevano in centri di accoglienza ed erano assunte da un consorzio nel settore delle pulizie in Sicilia.

"La paga era di 400 euro al mese. Il numero delle ore di lavoro non era mai stato specificato. Abbiamo lavorato 10, 12 ore di seguito. Se chiedevamo i nostri diritti e garanzie venivamo licenziate e cacciate dalla chat di WhatsApp utilizzata dal datore di lavoro per informarci ogni mattina dove dovevamo andare a pulire", ha affermato una donna del gruppo di 20 nigeriane che hanno riferito di essere state sfruttate dopo essere arrivate in Italia.

Il giudice, delineando il contesto in cui ritiene che questo tipo di sfruttamento possa sopravvivere, ha affermato che molte delle imprese che coinvolgono hotel, B&B e altre strutture stanno cercando di ridurre i costi con tutti i mezzi. Le imprese si affidano ad agenzie interinali e consorzi che offrono prezzi competitivi, aggirando i contratti nazionali a scapito dei diritti dei lavoratori. Per i lavoratori, questo può tradursi in ore e ore di lavoro aggiuntivo non concordate prima del contratto e salari estremamente bassi. 


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