IVA e Poste, basta con le discriminazioni L'esenzione a favore di Poste Italiane costa 16 milioni di euro ai contribuenti
Eliminando l'esenzione dall'Iva per i prodotti business del servizio postale universale, si potrebbe promuovere la concorrenza e generare circa 16 milioni di euro di gettito addizionale. Lo sostengono Veronica Cancelliere e Carlo Stagnaro nel Briefing Paper dell'Istituto Bruno Leoni "L'Iva suona sempre due volte" (PDF).
Secondo Cancelliere e Stagnaro, "L'esclusione dall'esenzione Iva dei prodotti negoziati individualmente, accolta nell'ordinamento nel 2014, non ha sortito gli effetti sperati. Inoltre, questa agevolazione fiscale ha lungamente consentito condotte opportunistiche da parte di Poste Italiane, che sono state solo recentemente identificate, sanzionate e interrotte grazie all'intervento dell'Antitrust. Se l'esenzione Iva trova una giustificazione rispetto alla clientela retail non vi è alcuna ragione per mantenerla con la clientela business, in particolare in presenza di servizi quali la posta massiva". Per questa ragione, proseguono gli autori, il perimetro di esenzione Iva va limitato alla sola clientela retail: in tal modo, tutti i concorrenti potrebbero competere ad armi pari, in quanto tutti sarebbero soggetti alla medesima disciplina fiscale, e si potrebbe generare un gettito addizionale per l'erario stimabile in 16 milioni di euro nel 2020.
Il Briefing Paper "L'Iva suona sempre due volte" di Veronica Cancelliere e Carlo Stagnaro è liberamente disponibile qui (PDF)
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