A Lampedusa come in Libia
Foto via Twitter/Nigrizia
Costretti a dormire su materassi ammassati ovunque per far fronte alle presenze di 2100 persone a fronte dei 350 posti disponibili. Servizi igienici assenti, casi Covid accertati, condizioni disumane a cui sono costretti anche minori e donne incinte.
1. Nell’hotspot di Lampedusa condizioni disumane
“Materassi sporchi accatastati in ogni angolo, dentro e fuori dagli edifici. Rifiuti e resti di cibo che ricoprono i pavimenti e i servizi igienici[...]. Nell’hotspot di contrada Imbriacola ci sono 1.878 persone a fronte di una capienza ufficiale di circa 350 posti. Una situazione ormai fuori controllo[...]” riporta il Fatto Quotidiano.
Una situazione estrema che, come denuncia l’ex sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, ricorda le condizioni cui sono costretti i migranti nei lager in Libia:
Come si è arrivati a ciò? A fronte di numeri non eccezionalmente diversi dagli anni precedenti, a finire sotto accusa è la gestione stessa dell’accoglienza:
Per far fronte all'emergenza, la nave San Marco della Marina militare è attraccata a Cala Pisana, a Lampedusa, imbarcando nel fine settimana 600 dei 1.850 migranti ospiti dell'hotspot. I migranti sono stati trasferiti dalla polizia a Cala Pisana e nella struttura di primissima accoglienza, sarebbero al momento 1.250 le persone presenti a fronte di 350 posti disponibili.
2. Nuovi accordi tra Italia e Turchia a discapito di migranti e popolo curdo
Martedì scorso i presidenti di Italia e Turchia, Mario Draghi e Recep Tayyip Erdogan, si sono incontrati per rafforzare la cooperazione tra i due Paesi.
“Italia e Turchia hanno firmato 9 accordi per "rafforzare la cooperazione" [...]. Il presidente turco ha fatto sapere che l'obiettivo per quest'anno è arrivare a un interscambio economico di 25 miliardi di dollari” riporta Ansa. Tra i nodi principali rimane quello sulle migrazioni: “La gestione dell'immigrazione deve essere umana, equa ed efficace. Noi cerchiamo di salvare vite umane. Ma occorre anche capire che un paese che accoglie non ce la fa più” ha affermato il presidente Draghi.
Una narrazione, quella sulle migrazioni via mare, già sentita dai governi precedenti. Su Il Manifesto il giornalista Giansandro Merli fa notare le diverse contraddizioni di fondo: “La tesi di Draghi, che ricalca quella dei precedenti governi, è che gli altri stati UE non facciano abbastanza. I dati, però, dicono che la parte del leone sulle richieste d’asilo in Europa è di paesi dove non sbarca nessuno: quasi la metà delle 535mila domande del 2021 sono arrivate a Germania (148.200) e Francia (103.800). In Italia sono state 43.900, poco sopra la ben più piccola Austria (36.725).”
Anche l’Asgi denuncia la cooperazione tra i due paesi sottolineando come i diritti delle persone migranti vengano meno, anche alla luce dei recenti sviluppi concernenti l’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia. “Il Memorandum sottoscritto il 24 giugno scorso tra Svezia, Finlandia e Turchia – condizione per il consenso di quest’ultima all’avvio delle procedure per l’ingresso nella NATO dei due Paesi UE – prevede procedure veloci per l’estradizione di persone curde che nei due Paesi europei hanno trovato rifugio ma considerate terroriste dalla Turchia. L’impegno sottoscritto viola palesemente il diritto europeo in materia di protezione internazionale [...].
3. “Lasciati annegare” il nuovo rapporto di Medici Senza Frontiere sui diritti negati in mare
Un altro anno di operazioni nel Mediterraneo centrale per Medici senza frontiere, questa volta con la nave Geo Barents che ha soccorso 3.138 persone e condotto 6.536 visite mediche prima di sbarcare in un luogo sicuro in Europa.
Come viene evidenziato nel nuovo rapporto di MSF “Left to drown in the Southern European border”, la normalizzazione delle politiche di deterrenza e non assistenza in mare, nonché lo smantellamento del sistema di ricerca e soccorso (SAR) a favore dei rimpatri forzati, continuano a generare sofferenze e perdite di vite umane. “I poliziotti, la guardia costiera, l'esercito, non si preoccupano mai di noi. […] Mi hanno picchiato molto, ti hanno picchiato tutti. Fino a svenire. Fino a quando non crolli. […]”, afferma una persona nigeriana sopravvissuta.
Secondo le testimonianze dei sopravvissuti raccolte a bordo, l'84% di non meno di 620 eventi violenti condivisi dai sopravvissuti soccorsi con MSF si era verificato in Libia, di cui il 68% sarebbe avvenuto entro l'anno prima del salvataggio. I sopravvissuti hanno riferito che gli aguzzini erano guardie nei centri di detenzione (34%), la guardia costiera libica (15%), la polizia non statale o militare (11%) e trafficanti (10%). Non mancano le violenze contro donne e bambini: il 29% di questi erano minorenni, il più giovane aveva 8 anni e il 18% delle vittime erano donne.
4. La sorveglianza biometrica targata UE mina i diritti delle persone migranti
L'agenzia europea per la protezione delle frontiere Frontex sta preparando un progetto di sorveglianza su larga scala alle frontiere esterne dell'UE insieme all'Europol.
È quanto è stato raccolto dai giornalisti Luděk Stavinoha, Apostolis Fotiadis e Giacomo Zandonini e pubblicato nei giorni scorsi da Der Spiegel, Domani e Balkan Inisght. Con il sostegno attivo della Commissione, Frontex ha gestito per molti anni il programma PeDRA. Scopo del progetto sarebbe raccogliere, analizzare e condividere dati personali sensibili di rifugiati e migranti, compreso il loro orientamento sessuale. Nayra Perez, responsabile della protezione dei dati di Frontex, ha ripetutamente avvertito che l'espansione di PeDRA "non può essere raggiunta violando il rispetto della legislazione dell'UE" e che il programma pone "un grave rischio di inattività funzionale in relazione al mandato dell'Agenzia". Ma il suo contributo è stato in gran parte ignorato, rivela Balkan Insight.
“Scandagliare i social media, frugare su internet, analizzare dati sensibili, orientamento sessuale e persino codice genetico. Il grande fratello europeo raccoglie e analizza dati personali di migranti e rifugiati lungo le frontiere europee. Pur di approvare questo controverso programma, [...] sia Frontex che la Commissione europea hanno scelto deliberatamente di ignorare l’allerta delle autorità europee per la privacy”, scrivono i tre giornalisti.
5. La Corte di Giustizia Europea condanna la Lituania
La Corte di Giustizia Europea (CGUE) ha condannato la Lituania per le pratiche di detenzione di sistematica e negazione del diritto di asilo. Amnesty International aveva già denunciato gli abusi da parte delle autorità lituane.
La sentenza è stata emessa dopo che la Corte amministrativa suprema della Lituania (LVAT) ha riportato un caso riguardante un cittadino di un paese terzo, M.A., che era entrato in Lituania irregolarmente dalla Bielorussia nel novembre 2021, ed era stato successivamente trattenuto per motivi di ingresso "illegale". Tuttavia, le sue domande di asilo non sono state esaminate.
La CGUE ha riscontrato che le pratiche di respingimento adottate in Lituania, oltre alla negazione del diritto di asilo, sono illegali secondo il diritto europeo.
5. Nuove prove a favore di Mimmo Lucano
Una corte d'appello di Reggio Calabria esaminerà le prove ammissibili in un processo contro l'ex sindaco di Riace, cittadina nota come modello di integrazione per la gestione dei progetti di accoglienza dei migranti.
Nel settembre 2021 Lucano è stato condannato dal tribunale di primo grado di Locri a 13 anni e due mesi di reclusione. Il pubblico ministero aveva chiesto sette anni e 11 mesi.
Il processo riprenderà il 26 ottobre: la riapertura del dibattito sulle prove ammissibili è stata disposta da una giuria presieduta da Giancarlo Bianchi, con il parere favorevole dei pm Adriana Fimiani e Antonio Giuttari, su richiesta dei difensori lucani Giuliano Pisapia e Andrea Daqua.
6. Immigrazione tra lavoro e diritti: una riforma necessaria
Programmare e gestire i flussi migratori per lavoro in modo da garantire tutele e dignità a chi arriva in Italia e andare incontro ai fabbisogni del mercato del lavoro, superando quel sistema inefficace e tortuoso introdotto dalla legge “Bossi-Fini” vent’anni fa: se ne discuterà il 14 luglio a Roma, alle ore 15.00, presso la Sala Zuccari di palazzo Giustiniani, al Senato, in occasione del convegno “Immigrazione tra lavoro e diritti: una riforma necessaria”, organizzato dalla campagna Ero straniero.
Intanto, 31 persone straniere hanno intrapreso un’azione collettiva citando in giudizio il Ministero dell’Interno e la Prefettura. Il motivo della class action sta nei tempi dilatati delle procedure di sanatoria dei lavoratori stranieri irregolarmente presenti in Italia. Iter lunghissimi che, secondo il monitoraggio pubblicato proprio dalla campagna Ero Straniero, starebbero costringendo in un limbo più di 100mila persone.
Il team di Open Migration
|