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Italiani in attesa di cittadinanza

         
       Foto via Twitter/Cittadinanza_21

 

A 30 anni dall’entrata in vigore dell’attuale legge che regola la cittadinanza, la Camera dei Deputati discute un testo di riforma. La possibilità che venga approvato, però, appare ogni giorno più remota.

1. Diritti rimandati: slitta la decisione sullo Ius scholae

La riforma di cittadinanza continua a dividere il parlamento che il 29 giugno si era riunito per discutere sull’approvazione del cosiddetto Ius scholae.

Come riporta la giornalista Eleonora Camilli su Valigia Blu, la riforma in discussione alla Camera “prevede che possa chiedere di diventare cittadino italiano il minore nato in Italia da genitori stranieri purché abbia frequentato per 5 anni uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione. La possibilità è estesa anche ai minori non nati in Italia ma che abbiano fatto ingresso nel paese entro i 12 anni di età. La cittadinanza si potrà acquisire con una dichiarazione di volontà entro il compimento della maggiore età. Dovrà essere uno dei genitori a farne richiesta”.

Tra chi si oppone i partiti Fratelli d’Italia e Lega: quest’ultima ha presentato - dopo averlo già fatto in commissione - emendamenti che prevedono “test di italianità” basati su usi e costumi, canzoni italiane e sagre.

A favore invece la Conferenza Episcopale Italiana: “va incontro a un Paese che cambia: la realtà prevalga sui dibattiti ideologici”, afferma il presidente della Commissione episcopale per le migrazioni, mons. Perego.


2. Rifugiati usati come schiavi per respingere illegalmente per conto della Grecia

“Per la prima volta abbiamo testimonianze di persone che si definiscono 'schiave' che, sotto imposizione della polizia greca, sono state costrette a respingere”, così afferma un reporter dell’agenzia di giornalismo investigativo Lighthouse Reports che, in una nuova indagine, che vede anche la partecipazione del Guardian, del Der Spiegel, del Report Muenchen e di Le Monde, ha portato alla luce l’ennesima violazione dei diritti ai danni delle persone migranti.

"E se non volessi lavorare [per te]?", ha chiesto Sabre B, "Poi ti picchiamo e ti rimandiamo [in Turchia]", ha risposto l'ufficiale di polizia greco. "E se ti rivediamo, ti uccideremo." È così che un migrante descrive una scena a cui ha assistito in Grecia vicino al confine turco, illustrando come i migranti siano costretti a effettuare rimpatri forzati in Turchia. In cambio, è stato loro promesso un documento, consegnato dalla polizia, che gli consentirebbe un mese di soggiorno in Grecia.

“Un agente di polizia” riporta Der Spiegel, “ha interrogato Bassel M.” [un rifugiato siriano di vent’anni]. Prima “l'ufficiale lo ha minacciato con una pena detentiva”, poi “ha invertito la rotta e gli ha fatto un'offerta insolita: il siriano avrebbe potuto lavorare per la polizia greca aiutando le guardie di frontiera a [...] riportare i rifugiati in Turchia”. 

Anche la Commissione Europea ha denunciato i respingimenti illegali in Grecia, minacciando di tagliarle i fondi.


 

3. Ancora incendi e diritti negati nelle baraccopoli italiane

Si chiamava Yusupha Joof, proveniva dal Gambia, aveva 35 anni ed è deceduto nella baraccopoli Torretta Antonacci di Rignano Garganico, in provincia di Foggia, a causa di un incendio.

“Il suo corpo è stato trovato dai vigili del fuoco all’interno di una delle baracche andate a fuoco. Al momento non si conoscono le cause dell’incendio, ma gli investigatori ipotizzano che possa essere stato causato da un corto circuito o dal malfunzionamento di una cucina allestita nelle baracche” riporta Il Post. Non sono mancate le denunce sul razzismo sistemico e la negligenza dello stato italiano nei confronti di lavoratori e lavoratrici migranti costretti a vivere in condizioni disumane.

Nel frattempo, sempre a Foggia, è divampato un nuovo incendio in un’altra baraccopoli: “fortunatamente nessuno dei nove stranieri che occupavano il container è rimasto ferito. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno prontamente domato il rogo”, riporta l’Ansa. 


 

4. L’Unione Africana chiede che venga effettuata un’indagine sulla strage di Melilla

In una dichiarazione, il presidente della Commissione dell'Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, ha dichiarato: "esprimo il mio profondo shock e la mia preoccupazione per il trattamento violento e degradante dei migranti africani che tentano di attraversare un confine internazionale dal Marocco alla Spagna. Chiedo un'indagine immediata sulla questione e ricordo a tutti i paesi i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale di trattare tutti i migranti con dignità e di dare priorità alla loro sicurezza e ai diritti umani, astenendosi dall'uso eccessivo della forza", ha aggiunto.

Mentre Spagna e Marocco sostengono che le morti siano da imputare a presunti trafficanti di esseri umani e mafie che avrebbero guidato l’assalto e alla calca creatasi alla frontiera, i manifestanti che sono scesi in piazza a Madrid hanno ribadito come tale strage non sia altro che la diretta conseguenza delle politiche repressive e razziste sulle migrazioni.

I migranti sopravvissuti, rispondendo alle accuse di essere delle “gang” aizzate da trafficanti hanno affermato: “non siamo bande, cerchiamo rifugio dalle guerre. Le forze di sicurezza marocchina ci aggrediscono, ci rubano telefoni e denaro, ci strappano i documenti di asilo e ci inseguono nelle foreste”.


Anche Human Rights Watch ha evidenziato le violazioni dei diritti alla frontiera ispano-marocchina, denunciando la celere realizzazione di fosse comuni, a discapito delle indagini da effettuare sulle persone decedute e sui fatti.


5. Oltre 50 migranti trovati morti in un camion diretto verso gli USA

Oltre 50 persone sono state trovate morte dentro a un camion a San Antonio, Texas. Le famiglie disperate di migranti provenienti dal Messico e dal Centro America cercavano freneticamente notizie dei loro cari, mentre le autorità hanno iniziato martedì il difficile compito di identificare le 51 persone che sono morte dopo essere state abbandonate in un rimorchio senza aria condizionata nel caldo soffocante del Texas.

“Il Texas meridionale è stata a lungo l'area più trafficata per i valichi di frontiera illegali. I migranti viaggiano in veicoli attraverso i posti di blocco della Border Patrol fino a San Antonio, la città principale più vicina, da quel punto si disperdono negli Stati Uniti”, si legge su Politico.

“Secondo la US Customs and Border Protection, la polizia di frontiera Usa, da ottobre, lungo il confine tra Stati uniti è Messico, ci sono stati più di 14.000 salvataggi, un aumento rispetto ai 12.833 salvataggi del 2021, e questo ben prima della fine dell’anno. “Il confine è diventato una fossa comune e una testimonianza della disumanità e irrazionalità decennale delle politiche di confine e immigrazione degli Usa. Le persone continueranno a venire negli Stati uniti e continueranno a morire perché non hanno altra scelta”, scrive sul Los Angeles Times la giornalista messicana naturalizzata statunitense Jean Guerrero (qui ne parla invece l’inviata del Manifesto Marina Catucci).


6. La Guardia costiera ha rimosso i dati sull’attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo disponibili dal 2016

“La Guardia costiera italiana ha rimosso dal proprio sito tutti i dati relativi all’attività di ricerca, soccorso e salvaguardia della vita umana in mare disponibili dal 2016, cancellando dalla sezione ‘Ricerca e soccorso’ le schede ‘Attività SAR Immigrazione’ e ‘Rapporto annuale attività operativa’. Lo riporta il direttore Duccio Facchini su Altreconomia, denunciando la scomparsa di “un patrimonio informativo prezioso tramite il quale era possibile osservare natura ed effetti della strategia di ‘respingimenti delegati’ delle persone messa in atto in questi anni dall’Unione europea e dall’Italia per mano delle milizie costiere libiche”.

Proprio nelle ultime ore, un nuovo naufragio al largo della Libia fa contare almeno 30 persone disperse, mentre la Ong Sea Watch denuncia l’ennesimo respingimento illegale effettuato dalla cosiddetta guardia costiera libica:


7. Torture e diritti negati nei confronti dei migranti in Lituania

“Le autorità lituane hanno arbitrariamente detenuto migliaia di persone in centri militarizzati, dove sono state sottoposte a condizioni disumane, torture e altri maltrattamenti”, lo denuncia Amnesty International in un nuovo report presentato alla stampa nei giorni scorsi

La Ong documenta come rifugiati e migranti siano stati trattenuti per mesi in squallidi centri di detenzione in Lituania, dove è stato loro negato l'accesso a procedure di asilo eque e dove sono stati sottoposti ad altre gravi violazioni dei diritti umani. 

Amnesty International ha intervistato dozzine di persone provenienti da paesi tra cui Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Nigeria, Siria e Sri Lanka che sono state detenute illegalmente. Molte persone hanno riferito di essere state picchiate, insultate e sottoposte a intimidazioni e molestie di stampo razzista da parte delle guardie dei centri di detenzione.

“L'Unione Europea ha consentito lo sviluppo di un sistema a due livelli negli ultimi mesi. Mentre i cittadini ucraini ricevono protezione nell'UE e vengono trattati con la compassione che meritano, le persone che fuggono da altri paesi vengono rinchiuse e affrontano innumerevoli barriere all'interno di un sistema vergognosamente contaminato dal razzismo e da altre forme di discriminazione”, riporta Amnesty.
 

8. Al vertice Nato di Madrid la migrazione irregolare è stata inserita tra le “minacce ibride”

La migrazione irregolare di massa è una delle "minacce ibride" che le potenze ostili possono utilizzare per minare la stabilità dei Paesi della NATO. Lo ha dichiarato l'Alleanza nel suo nuovo Concetto Strategico concordato al vertice di Madrid mercoledì.

Un passaggio fortemente voluto dal Governo spagnolo preoccupato che possa ripetersi quanto accaduto lo scorso anno al confine col Marocco, la cui approvazione arriva a pochi giorni dalla drammatica morte di 37 migranti nell’enclave di Melilla.


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