Nel luglio del 2009 una nave della Marina militare italiana aveva respinto in Libia un gruppo di profughi eritrei. Ora la prima sezione del Tribunale civile di Roma ha stabilito per loro il diritto di entrare sul territorio dello Stato allo scopo di presentare domanda di riconoscimento della protezione internazionale.
1. I migranti hanno diritto di entrare in Italia per presentare domanda di protezione internazionale
Una sentenza della prima sezione del Tribunale civile di Roma ha stabilito che i respingimenti dei migranti sono illegali: i giudici hanno accolto un ricorso che era stato presentato dall’ Associazione Studi Giuridici Immigrazione e da Amnesty International - Italia che riguardava la vicenda di un gruppo di 14 profughi eritrei soccorsi da una nave militare italiana nel 2009.
Una volta salvati, i migranti erano stati in seguito respinti in Libia, operazione condotta dalla Marina militare italiana. L’allora ministro dell'Interno Roberto Maroni affermò che si trattava di una: "svolta storica contro i clandestini” parlando di “un nuovo modello di contrasto in mare per chi cerca di arrivare illegalmente".
La sentenza accerta invece il diritto di entrare sul territorio dello Stato allo scopo di presentare domanda di riconoscimento della protezione internazionale oltre al diritto a risarcimento dei danni subiti.
Grande la soddisfazione di Amnesty International Italia e ASGI: “Il giudice ha applicato l’articolo 10 della costituzione italiana”.
2. A proposito di Libia
I respingimenti in Libia non sono purtroppo storia passata, e da quel 2009 - come torniamo a raccontarvi - si sono spesso ripetuti.
Una volta nel paese nordafricano i migranti si trovano al centro di un sistema diffuso di sfruttamento e violenze e i più sono costretti alla detenzione nei famigerati centri per migranti.
Grazie alle coraggiose denunce di molti di loro e allo straordinario lavoro di alcuni giornalisti ora sappiamo quali sono le condizioni in quei centri. L’ultima testimonianza a cura di Francesca Mannocchi è andata in Onda su “Propaganda Live”, un reportage che merita di essere visto.
3. Il parere del Tribunale dei ministri sul caso Alan Kurdi è un pasticcio
Il Tribunale dei ministri di Roma aveva archiviato, nemmeno una settimana, fa le accuse di abuso d’ufficio contro l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini per avere negato lo sbarco alla nave Alan Kurdi lo scorso aprile.
Seguendo la sintesi del parere fatta dal Corriere della Sera “la responsabilità di assegnare un porto sicuro alle navi che hanno soccorso delle persone in mare spetta allo stato di primo contatto che seguendo alla lettera il diritto internazionale non può che identificarsi in quello della nave che ha provveduto al salvataggio”.
Motivazioni del parere che sembravano non essere conformi conformi al diritto internazionale e che hanno attirato le attenzioni di esperti come Vitalba Azzolini e Matteo Villa che si sono accorti come “La parte di decreto di archiviazione su Alan Kurdi che travisa completamente il diritto internazionale è un copia-incolla, parola per parola, di un lavoro del 2014 del "Gruppo di studio del Progetto Lampedusa".
Insomma la decisione - subito utilizzata da Salvini per giustificare la politica dei porti chiusi - sarebbe la copia di un precedente errore.
Sulla vicenda è intervenuto anche Saviano che in un video realizzato da Fanpage spiega i veri motivi dell’archiviazione.
4. Nuovi arrivi in sicurezza grazie ai corridoi umanitari
Sono arrivati mercoledì scorso all'aeroporto di Fiumicino. Sono i 113 profughi siriani fuggiti in Libano e atterrati in Italia in tutta sicurezza grazie al progetto totalmente autofinanziato dalla raccolta fondi di Sant’Egidio e dall’8 per mille delle Chiese valdese e metodiste, con la partecipazione dell'Unione buddista europea.
Come ci racconta Patrizia Caiffa, tra i nuovi arrivi c'erano decine di bambini e famiglie intere.
Noi eravamo stati a Beirut per raccontarvi le storie di altri uomini e donne arrivati in Italia grazie ai corridoi umanitari.
5. Sul nuovo codice di condotta per le ong pensato dalla ministra Lamorgese
Si torna a parlare di codici di condotta per le navi private.
Dopo aver ripreso quello ideato da Minniti nel testo dell’accordo di Malta (ne avevamo parlato qui), la ministra Luciana Lamorgese arriva al vertice dei ministri dell’Interno Ue di Bruxelles, con una proposta che punta alla creazione di un codice di comportamento per le operazioni Sar nel Mediterraneo da estendere agli Stati.
Come ricorda Annalisa Camilli su Internazionale, la ministra aveva già proposto questo codice alle Ong attive nei soccorsi nel Mediterraneo, convocate al Viminale lo scorso 25 ottobre; nel corso di quell’incontro a ministra avrebbe inoltre accusato “le navi di soccorso delle ong di essere un fattore di attrazione (pull factor) per i migranti che scappano dalla Libia a bordo di imbarcazioni e gommoni”.
Accusa non nuova, ma smentita a più riprese da studi e ricerche, qui ne parla approfonditamente “El Pais”.
6. Si parte meno, ma si muore di più: il rapporto di Fondazione Migrantes
Il rapporto della Fondazione Migrantes relativo al 2019 racconta di circa 81 mila arrivi di migranti e rifugiati in Europa via mare nel Mediterraneo registrati da gennaio a ottobre 2019.
Una tendenza in calo, rispetto agli anni passati che - come ricorda Annalisa Cangemi su fanpage - vede però aumentare l’incidenza di morti o dispersi in rapporto agli arrivi.
Secondo il rapporto, una persona su 18 muore nella traversata.
“È un fatto negli ultimi tre anni sono entrate meno persone in cerca di protezione, in seguito all"'accordo Ue-Turchia del 2016 e del memorandum siglato nel 2017 dall'Italia con il Governo di Tripoli, nonostante la situazione di guerra civile e le informazioni più che fondate sul non rispetto dei diritti umani in Libia". Ma "i morti e dispersi in mare sono aumentati in proporzione a chi è riuscito a partire. E le condizioni di chi rimane bloccato in Turchia, lungo la rotta balcanica, in Grecia o fuori dai nostri porti e, soprattutto, di chi viene intercettato e riportato in Libia sono più che preoccupanti e allarmanti”
7. Msf denuncia il fallimento delle politiche migratorie Ue denunciando la crisi umanitaria in corso in Grecia
“Sono appena tornato dalle isole greche e sono scioccato da ciò che ho visto e dalle testimonianze che ho ascoltato dai miei colleghi che lavorano lì mi hanno raccontato di un bambino di 12 anni arrivato nella nostra clinica pediatrica di Moria dopo essersi ripetutamente ferito tagliandosi la testa con un coltello. E mi hanno detto di una bambina di 9 anni con gravi ferite causate dall’esplosione di una bomba in Afghanistan. Sorrideva ancora prima di arrivare in Grecia. Ma nei mesi che ha trascorso intrappolata sull’isola di Lesbo, ha smesso di parlare e di mangiare e si è completamente isolata dalla vita”, sono le parole di Christos Christou, nuovo presidente di Msf appena rientrato dalla Grecia.
Secondo l’associazione, sulle isole greche è in atto una crisi umanitaria, Marianna Karakoulaki ci aveva raccontato il fallimento delle politiche migratorie dell’Unione Europea in questo reportage.
8. In Croazia la violenza sui migranti è la costante
La rotta Balcanica continua ad essere percorsa da migliaia di persone ogni anno, nonostante le misure contro i migranti adottate dai vari Paesi dell’area abbiano messo sempre più a rischio la loro vita.
Nello Scavo racconta su Avvenire le terribili violenze cui spesso sono sottoposti i migranti in Croazia.
9. Uno sfollato ogni due secondi a causa dei cambiamenti climatici
Più di guerre e conflitti, la prima causa di migrazioni forzate sono le catastrofi ambientali.
Lo denuncia il rapporto di Oxfam “Forced from Home Climate-fuelled displacement”, presentato mentre a Madrid i leader del Mondo parlano alla Cop25 proprio di cambiamenti climatici.
Secondo il report, i cambiamenti climatici sono la prima causa al mondo di migrazioni forzate interne e oltre 20 milioni di persone all’anno sono costrette nei paesi più poveri ad abbandonare le proprie case a causa di catastrofi naturali.
Per l’associazione siamo di fronte a una a “disuguaglianza climatica”: in paesi a basso e medio-basso reddito – come India, Nigeria e Bolivia – la popolazione ha una probabilità quattro volte maggiore di essere sfollata a causa di catastrofi climatiche rispetto alle persone che vivono in paesi ricchi come gli Stati Uniti.
In questo approfondimento vi avevamo raccontato come secondo la Banca Mondiale, entro il 2050, fino a 143 milioni di persone che attualmente vivono nei paesi dell’Africa subsahariana, dell’Asia meridionale e dell’America Latina, potrebbero muoversi forzatamente.
10. L'UE viola la legislazione sugli appalti pubblici nella sua politica estera in materia di migrazione?
Negli anni l’Unione europea ha investito miliardi di euro a fondi destinati alla cooperazione con paesi chiave nella gestione dei flussi migratori. Questi fondi sono soggetti alle norme ordinarie in materia di appalti pubblici cui sono soggetti sia gli Stati membri che le stesse istituzioni dell'Ue. Ciò significa procedure aperte, trasparenti e obiettive per aprire l’accesso agli appalti pubblici e stimolare la concorrenza e la qualità degli appaltatori e la corretta spesa del denaro pubblico.
Tuttavia, per i progetti avviati attraverso questi fondi, spesso sembrerebbe non esistere una vera concorrenza. Ci spiegano perché Thomas Spijkerboer e Elies Steyger su “Droit et Politique de l'Immigration et de l'Asile de l'UE”.
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Il team di Open Migration