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     Da questa settimana il Regno Unito inizierà a deportare i richiedenti asilo in Ruanda

       

       Foto via InfoMigrants/Twitter


La Corte Suprema non concede la sospensione del provvedimento e, salvo sorprese in appello, già martedì le prime persone potrebbero essere deportate nel Paese centro africano.

 

1. Regno Unito: l’Alta Corte dice sì alla deportazione dei migranti in Ruanda

Il primo volo con destinazione Ruanda, con a bordo 31 richiedenti asilo, potrebbe partire come previsto martedì prossimo. Lo ha deciso la Corte Suprema del Regno Unito, che non ha concesso la sospensione del provvedimento richiesta da associazioni e attivisti per i diritti umani.

In attesa del giudizio di appello (che arriverà in queste ore) - e che l’operazione venga sottoposta a una revisione giudiziaria completa il prossimo mese - tiene la posizione della ministra degli interni Priti Patel. Ma dopo le critiche delle Nazioni Unite, l’accordo incassa anche quelle del principe Carlo che, pur non abbandonando la neutralità della Corona, avrebbe definito la policy “spaventosa”.

Intanto, in vista del primo volo del 14 giugno, Al Jazeera ha parlato con alcune delle persone che si trovano nei centri di detenzione in attesa di espulsione.

2. Tripoli vale come Kiev?

“Ci sono profughi e profughi. Dipende dalla geografia? O da certe variabili cromatiche? Più l’epidermide è scura e più le loro sorti ci sembrano lontane, al punto da pagare di tasca nostra chi si incarica di tenerceli fuori dai piedi?”, si domanda il giornalista Nello Scavo in un articolo che denuncia la disparità di trattamento tra i profughi ucraini - e bianchi - e tutti gli altri.

Intanto qualche timido progresso arriva dal Consiglio Affari interni dell’Ue riunito a Lussemburgo: Francia e Germania sarebbero disposte ad accogliere tremila migranti, l’Irlanda sui 400. “L'Italia ottiene una clausola specifica sui 'salvati in mare': potranno essere ricollocati anche i migranti economici, non solo i richiedenti asilo. Contrari in 5: Polonia, Ungheria, Austria, Slovenia e Lettonia”. Ne parla sull’HuffPost Angela Mauro.


3. Condizioni disumane in Libia: un nuovo suicidio nel centro di Ain Zara

Si chiamava Mohamed Mahmoud Abdulaziz il giovane che si è tolto la vita nel centro di detenzione di Ain Zara, in Libia.

“Aveva 19 anni ed era nato in Darfur, regione del Sudan occidentale martoriata da anni di conflitto. Domenica si è impiccato nel centro di prigionia di Ain Zara, a Tripoli. Era in Libia da tempo: i suoi amici raccontano che due anni fa era stato attaccato da un datore di lavoro che rifiutava di pagarlo. Da allora soffriva di ansia e attacchi di panico” riporta il giornalista Giansandro Merli sul Manifesto.

Secondo InfoMigrants, la situazione è ulteriormente peggiorata nelle ultime settimane. La violenza contro le persone richiedenti asilo è aumentata. I detenuti, selezionati dalle guardie del centro o da miliziani esterni, affermano di essere vittime di lavori forzati. Vengono brutalmente trascinati fuori dalla prigione e rimandati nelle carceri poche ore dopo.


4. La carovana di migranti in Messico si dirige verso il confine con gli Stati Uniti per l’inizio del Summit delle Americhe

Migliaia di migranti, molti dei quali provenienti dal Venezuela, sono partiti lunedì dal sud del Messico con l'obiettivo di raggiungere gli Stati Uniti, programmando il loro viaggio in modo che coincidesse con il Summit delle Americhe a Los Angeles.

Almeno 6.000 persone, secondo testimoni Reuters, hanno lasciato la città di confine di Tapachula. "Esortiamo vivamente coloro che partecipano al vertice a guardare cosa sta succedendo e cosa potrebbe accadere ancora più spesso in Messico, se qualcosa non verrà fatto al più presto", ha affermato Luis Garcia Villagran, organizzatore dell’evento e direttore del Center for Human Dignification, un’organizzazione no profit.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden dovrebbe annunciare un patto regionale sulla migrazione nel corso della settimana.

 

5. Continuano i respingimenti sistematici al confine tra Bielorussia e Polonia

“La Polonia, illegalmente, e talvolta violentemente, respinge sommariamente migranti e richiedenti asilo in Bielorussia, dove subiscono gravi abusi, tra cui percosse e stupri da parte delle guardie di frontiera e di altre forze di sicurezza”.

Così denuncia Human Rights Watch che, in una nuova indagine, svela le violazioni dei diritti ai danni di richiedenti asilo siriani, afghani e yemeniti. “Le guardie di frontiera polacche stanno accogliendo gli ucraini su un confine mentre respingono persone provenienti da Afghanistan, Siria e Yemen su un altro. Tutti hanno il diritto di chiedere asilo quando sono costretti a fuggire dal proprio paese”, ha affermato Heather Barr, co-direttrice del dipartimento sui diritti delle donne di Human Rights Watch.

"È inaccettabile che un paese dell'UE stia costringendo le persone, molte delle quali in fuga dalla guerra e dall'oppressione, a tornare in quelle che possono essere descritte solo come condizioni infernali in Bielorussia", ha affermato Lydia Gall, ricercatrice senior per l'Europa e l'Asia centrale presso Human Rights Watch. "I respingimenti illegali dei migranti in Bielorussia e i successivi abusi che subiscono lì sono in netto contrasto con la politica polacca della porta aperta alle persone che fuggono dalla guerra in Ucraina”.
 

6. “Metodi illegali”: le zone d'ombra della polizia di frontiera francese sul suolo italiano

L’Associazione nazionale di assistenza alle frontiere per stranieri (Anafé) e il senatore francese dell’Isère e presidente degli ecologisti al Senato, Guillaume Gontard, hanno denunciato il modus operandi degli agenti di polizia francese di frontiera, i quali, afferma Gontard, stanno “effettuando controlli sul territorio italiano” e “vietando l'ingresso in Francia alle persone che non hanno ancora attraversato il confine".

"Abbiamo scoperto che alcune persone potrebbero aver trascorso fino a 24 ore in un ufficio gestito dalla polizia francese su suolo italiano, che sembra essere al di fuori di tutti gli statuti giudiziari", osserva Gontard. Laure Palun, direttrice dell’Anafé, ha dubbi sulla legalità di questo modo di fare: “questa procedura solleva diversi interrogativi sulla competenza giuridica: in quale quadro la Francia può essenzialmente respingere le persone? Come può la Francia rifiutare l'ingresso nel suo territorio sul territorio sovrano di un altro paese?".

 

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