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Tracciare la xenofobia per migliorare l'inserimento dei migranti in Europa

Un gruppo di ricercatori e ricercatrici dell'Università di Salamanca ha dimostrato che la presenza di post xenofobi sui social media può essere utilizzata per prevedere l’opinione pubblica nei confronti delle persone immigrate in Europa. Uno studio che apre interessanti prospettive nei campi dell’istruzione, dell’alfabetizzazione mediatica o del miglioramento degli atteggiamenti nei confronti dei migranti, rifugiati e minoranze. Con Oiza Q. Obasuyi abbiamo intervistato uno degli autori per capire meglio i risultati dello studio.

Con Ilaria Romano, invece, continua il nostro viaggio nell'Ucraina in Guerra. Questa settimana abbiamo incontrato Tanya che ha deciso di mandare i suoi tre figli all'estero dal padre per restare in Ucraina e prestare aiuto nelle zone di conflitto. Tanya è nata in Russia e la sua scelta deve fare i conti con una diffidenza che accomuna tanto i soldati ucraini quanto la sua famiglia.

Infine la nostra rassegna web. La militarizzazione della frontiera italo-francese, le prime deportazioni dal Regno Unito verso il Ruanda, i corridoi umanitari dall'Afghanistan e il vertice Med5 a Venezia. Tutte le notizie della settimana su rifugiati e migranti nell'ultima web-review.


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L'incitamento all'odio costituisce una delle minacce più gravi alla convivenza nell'Unione Europea. Sulla base di questa premessa, i ricercatori e le ricercatrici dell'Università di Salamanca - Carlos Arcila-Calderòn, Patricia Sànchez-Holgado, Cristina Quintana-Moreno, Javier-J. Amores e David Blanco-Herrero - hanno dimostrato che la presenza di messaggi xenofobi sui social media può essere utilizzata per prevedere l'opinione pubblica e gli atteggiamenti di accettazione dei cittadini nei confronti delle persone immigrate in Europa. Ne abbiamo parlato con David Blanco-Herrero.
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Quando è cominciata la guerra Tanya ha deciso di mandare i suoi tre figli a vivere all’estero dal padre e di restare per mettersi a disposizione degli altri. Una storia di solidarietà come tante se non fosse che Tanya è nata in Russia e che al pericolo di operare in zone di conflitto deve aggiungere la diffidenza che accomuna tanto i soldati ucraini quanto la sua famiglia. Ilaria Romano ci racconta la sua storia.
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Mentre nel Regno Unito cominciano le prime deportazioni di richiedenti asilo verso il Ruanda, i ministri degli interni degli stati costieri riuniti a Venezia per il Med5 chiedono di fermare le partenze, espellere gli irregolari e ridistribuire tra gli altri paesi membri chi ha diritto a rimanere.
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