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Romania, l'accoglienza dal basso è un modello per l'Europa
 
Dopo la Polonia, che ha accolto quasi 3 milioni di profughi ucraini, è la Romania la nazione più attiva sul fronte accoglienza nato in seguito dell'aggressione russa all'Ucraina. Oltre 70 mila persone hanno infatti trovato riparo oltre confine, dove autorità, attivisti e semplici cittadini li hanno aiutati a trovare passaggi, pasti caldi e sistemazioni per la notte. Ma come è possibile che, seppure davanti a numeri così grandi, non siamo di fronte all'ennesima "crisi" migratoria ai confini dell'EU? Lo si deve a una politica basata su vie di ingresso regolari, liberalizzazione dei visti e accoglienza diffusa, un modello replicabile e che dovrebbe valere per tutti. Ce lo racconta Eleonora Camilli.

Come vi abbiamo raccontato in questi giorni, sono milioni le persone che hanno deciso di scappare dalla guerra in Ucraina. Tra loro sono pochi gli uomini adulti che, se di nazionalità ucraina, non possono lasciare il Paese. Poco importa in periodo di guerra, se non è il sesso biologico a determinare l’identità di genere. Un aspetto poco raccontato di questa guerra, che approfondiamo in questo articolo di Manuela Macario, responsabile lavoro e marginalità nella segreteria nazionale Arcigay.

Chiudiamo con uno sguardo sull'attualità. Il Regno Unito vuole deportare i richiedenti asilo in Ruanda, decine di persone sono morte in un nuovo naufragio al largo della Libia. Questo e molto altro nella nostra ultima rassegna web


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Al confine tra Romania e Ucraina, una politica basata su vie di ingresso regolari, liberalizzazione dei visti e accoglienza diffusa, sta permettendo di evitare il verificarsi di una “crisi migratoria” ai confini dell’Unione. Un reportage di Eleonora Camilli.
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Le leggi marziali impediscono a qualsiasi persona di sesso maschile di uscire dall'Ucraina (se in possesso della nazionalità del Paese). Poco importa, in periodo di guerra, se non è il sesso biologico a determinare l’identità di genere. Un approfondimento a cura di Manuela Macario, responsabile lavoro e marginalità nella segreteria nazionale Arcigay.
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Fa discutere l’accordo annunciato dal Premier Johnson, che prevede che i richiedenti asilo entrati illegalmente nel Regno Unito attenderanno l’esito della loro domanda nel paese africano.
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