Il Regno Unito deporterà i richiedenti asilo in Ruanda
Foto via Twitter/Nahom K
Fa discutere l’accordo annunciato dal Premier Johnson, che prevede che i richiedenti asilo entrati illegalmente nel Regno Unito attenderanno l’esito della loro domanda nel paese africano.
1. Il Regno Unito punta all’esternalizzazione delle richieste di asilo violando i diritti dei migranti
I migranti entrati illegalmente in Gran Bretagna dopo il primo gennaio potranno essere inviati in Ruanda, dove rimarrebbero per tutto il tempo necessario ad esaminare le loro richieste. È il controverso progetto presentato giovedì scorso dal premier britannico Boris Johnson, che prevede anche di utilizzare la Marina Militare per sorvegliare la Manica.
“Secondo i nuovi piani dell'esecutivo - spiega su repubblica Antonello Guerrera - tutti i migranti irregolari (esclusi i cittadini ucraini) che attraverseranno la Manica nel prossimo futuro saranno trasferiti in centri di accoglienza in Africa a circa 7mila chilometri di distanza se arrivano da un "Paese sicuro", come per esempio la Francia”.
Subito dopo l’annuncio del Premier, arrivano le polemiche. Per l’opposizione laburista il piano di Johnson è "impraticabile e immorale", mentre le Ong che si occupano di accoglienza e aiuto ai migranti hanno criticato duramente il programma, definito "crudele". Anche secondo Gillian Triggs, assistente dell'alto commissario dell'UNHCR, quello di Johnson è un "gesto simbolico che si rivelerà impraticabile”. E il sindacato Pcs, che rappresenta i funzionari pubblici, ha annunciato scioperi.
Yasmine Ahmed, direttrice di Human Rights Watch, sezione Regno Unito, ha definito l’iniziativa come “immorale, inefficace, costosa e illegale”.
L'accordo con il Ruanda dovrebbe essere finanziato dal Regno Unito con circa 120 milioni di sterline (144 milioni di euro). Secondo il piano, i richiedenti asilo la cui domanda dovesse essere non accolta resteranno in Ruanda e potranno scegliere se rimanere lì o tornare nei loro paesi d'origine.
2. Nuovo naufragio al largo della Libia: ancora morti e dispersi
Nella giornata di sabato nuovo naufragio al largo della Libia, dove una barca di legno su cui viaggiavano decine di migranti si è ribaltata.
Come riporta Tommaso Coluzzi su Fanpage, “a bordo c'erano decine di persone, di cui almeno 35 sono morte o disperse. Secondo quanto riportato dall'Oim, i corpi di sei migranti sono stati recuperati, mentre le altre 29 persone che sono disperse si presume siano morte. Al momento ancora non è chiaro cosa abbia causato il ribaltamento della barca di legno”.
3. Ancora disparità di trattamento sul confine bielorusso-polacco: profughi non ucraini lasciati al freddo
“A differenza di quello che accade al confine tra Ucraina-Polonia dove passano milioni di ucraini, tra Bielorussia e Polonia i migranti (afghani, siriani, yemeniti) restano intrappolati nella foresta perché la polizia polacca li respinge”, è la denuncia di Jacopo Storni sul Corriere della Sera.
Secondo stime credibili, attualmente nella foresta lungo il confine ci sono circa 250 persone divise in 25 gruppi, bambini e famiglie che stanno rischiando di morire di fame e di freddo.
Anche Amnesty International ha denunciato gli abusi da parte delle autorità di frontiera polacche: “Le autorità polacche hanno arbitrariamente arrestato quasi duemila richiedenti asilo che sono entrati nel paese dalla Bielorussia nel 2021 e hanno sottoposto molti di loro ad abusi, comprese perquisizioni in strutture malsane e sovraffollate e, in alcuni casi, anche a sedazione forzata e taser”.
4. Assistenza ai migranti, Baobab Experience attende la sentenza per favoreggiamento
È attesa per martedì 3 maggio la sentenza di primo grado per Andrea Costa, presidente di Baobab Experience, a processo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Lo rende noto la stessa associazione in un comunicato stampa diffuso sui social: “se la vocazione e l’agire umanitari del Presidente di Baobab Experience, Andrea Costa, rappresentano un reato, ognuno di noi è un criminale. Se Andrea è colpevole, lo siamo tutte e tutti”.
“I fatti per cui è imputato Costa - ricostruisce Beatrice Tominic su Fanpage - risalgono al mese di ottobre del 2016 quando, intercettato al telefono, parla di 9 giovani migranti. Questi ragazzi, otto provenienti dal Sudan e uno dal Ciad, che avevano trovato riparo insieme ad altre 300 persone nel centro Baobab, una volta effettuato lo sgombero del presidio umanitario, desideravano raggiungere il campo della Croce Rossa di Ventimiglia. Dall'associazione, inoltre, fanno sapere che i volontari avevano anche offerto aiuto economico a questi giovani "per comprare i biglietti di bus e treno".
5. Processo Open Arms, la testimonianza dei dottori saliti a bordo
Continuano le udienze del processo che vede imputato l’ex ministro dell’interno Matteo Salvini con l’accusa di sequestro di persona e negligenza.
A testimoniare venerdì scorso davanti al tribunale di Palermo sono stati i medici saliti a bordo della nave.
Tra loro anche l’ex direttore sanitario dell'ospedale di Licata, Vincenzo Asaro, che aveva effettuato un sopralluogo a bordo della Open Arms nell'agosto 2019 su ordine della procura di Agrigento.
All'epoca i migranti "erano in cattive condizioni di salute e se fossero stati costretti a rimanere a bordo della Open Arms, ciò avrebbe rappresentato un rischio elevato per la loro salute psicofisica: malattie di cui le persone già soffrivano sarebbero probabilmente peggiorate e le persone avrebbero probabilmente sviluppato anche nuove malattie", ha testimoniato Asaro.
6. Presidio contro gli abusi in divisa nei confronti di stranieri
Il 5 aprile un cittadino senegalese che vendeva braccialetti è stato fermato e "placcato" da un agente della polizia municipale di Firenze.
Nella scena, ripresa dai passanti, si vede un agente della polizia municipale in borghese bloccare a terra il cittadino senegalese mentre gli tiene il braccio stretto attorno al collo.
In seguito all’accaduto si è tenuto un presidio in solidarietà e contro gli abusi in divisa organizzato dalla comunità senegalese di Firenze, con la partecipazione dell’ambasciatore del Senegal, Papa Abdoulaye Seck, che ha affermato “Sono venuto a protestare vigorosamente, affinché non accada mai più. Questo significa che dovrà essere fatta piena luce su questo caso e che andranno puniti gli autori del gesto”.
Il team di Open Migration
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