La guerra nel cuore dell’Europa e l’accoglienza che non si può rifiutare
Foto via Twitter/Daniele Palumbo.
Dallo scoppio della guerra in Ucraina sono quasi 400 mila le persone che hanno abbandonato il Paese e presto potrebbero superare i 4 milioni. In fuga da una guerra documenta e trasmessa in diretta sui nostri schermi, l’Europa prova per la prima volta ad accoglierli senza divisioni.
1. La guerra in Ucraina ha già costretto alla fuga migliaia di persone
Oltre 360 mila persone hanno lasciato l’Ucraina dallo scoppio della guerra - dati dell’Unhcr - altri 4 milioni e mezzo potrebbero deciderlo di farlo se la guerra si intensificasse.
La maggior parte di loro, riporta il Guardian, ha attraversato la frontiera che l'Ucraina condivide con la vicina Polonia - oltre 156.000 arrivi registrati da domenica mattina - mentre altre decine di migliaia di persone si sono presentate ai valichi di frontiera del Paese con la Romania, l’Ungheria, la Slovacchia e la Moldavia.
Forte presa di posizione anche in Italia, dove in migliaia sono scesi in piazza (come nelle principali città europee) chiedendo pace e solidarietà per chi costretto in fuga dalla guerra.
Intanto, mentre persino il leader della Lega Salvini chiede di aiutare gli ucraini in fuga - definiti “profughi veri” - nel nostro Paese arrivano i primi profughi: un primo bus con a bordo prevalentemente donne e bambini è arrivato a Trieste dall’Ucraina e altri hanno continuato ad arrivare in tutta la giornata di ieri.
2. La risposta dell’Europa
Come rispondere alla domanda di aiuto di centinaia di migliaia di persone in fuga dall’Ucraina?
È stata la domanda al centro dell'incontro di domenica tra i ministri degli Interni dell'Ue, convocati a Bruxelles per mettere in piedi una struttura iniziale che possa rispondere alle esigenze di una crisi umanitaria nel cuore dell’Europa. Condivisione delle responsabilità per l'accoglienza dei profughi, riconoscimento dello status di paese a rischio per l'Ucraina, facilitazioni per le procedure di espatrio e stanziamenti econnomici per affrontare l'emergenza i temi sul tavolo.
Ma anche la concessione della protezione temporanea - che la società civile italiana chiede caldamente, qui l’appello della Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili - ai rifugiati dall'Ucraina: “L'Ue - come spiega Politico - ha a sua disposizione una direttiva sulla protezione temporanea, introdotta sulla scia delle guerre jugoslave negli anni '90, ma che non è mai stata utilizzata. Ci sono stati appelli per attivare la direttiva del 2001 la scorsa estate durante il caotico ritiro occidentale dall'Afghanistan, che ha lasciato migliaia di afghani bloccati nel Paese”.
Proprio in questa direzione potrebbe andare la decisione dell'Ue, attesa per il 3 marzo: per la prima volta - scrive Giulia Belardelli su HuffPost - l'Unione concederà lo status di rifugiato saltando l'iter burocratico. Piena accoglienza per gli sfollati 27 Febbraio 2022.
3. Cittadini africani bloccati in Ucraina
Nel mezzo di tante iniziative degne di nota, arrivano anche le prime notizie negative. Alcune testimonianze raccontano di studenti africani in fuga dall'invasione russa a cui è stato impedito di attraversare la Polonia.
L'Ucraina ospita infatti migliaia di studenti africani che studiano medicina, ingegneria e altri indirizzi tecnici a prezzi convenienti rispetto al resto d'Europa e agli Stati Uniti. Allo scoppio della guerra in tanti si sono scontrati con lo scarso aiuto offerto dalle loro ambasciate, con la mancanza di piani di evacuazione adeguati e purtroppo anche con la discriminazione alle frontiere dell’Ucraina.
4. Che fine hanno fatto i rifugiati bloccati sul confine con la Bielorussia?
Il fermo degli studenti africani, riporta tragicamente alla mente le migliaia di persone bloccate al confine tra Polonia e Bielorussia.
Mentre il mondo è infatti col fiato sospeso per quanto sta accadendo in queste ore in Ucraina, un altro aspetto delle tensioni tra occidente e blocco orientale sembra essere ormai dimenticato. Si tratta del destino delle centinaia di persone bloccate al confine tra Polonia e Bielorussia, sospese in un limbo di violenze e mancanza di prospettive, apparentemente fuori dagli interessi dell'Europa. Alcuni di loro sono da giorni in sciopero della fame per denunciare le loro condizioni, come ci ha raccontato alcuni giorni fa Christian Elia in questo articolo.
5. L'Italia soccorre quasi 600 migranti al largo della Calabria, trova un morto
La guardia costiera italiana ha soccorsso quasi 600 persone stipate in pescherecci sovraffollati al largo delle coste calabresi.
Una nave e tre motovedette hanno contribuito al salvataggio, avvenuto a circa 110 km al largo di Capo Spartivento, all'estremità meridionale della Calabria. Tra i recuperati c'era anche il corpo di una persona che “era già morta da alcuni giorni”. Un'altra persona bisognosa di cure mediche è stata immediatamente trasportata al porto calabrese di Roccella Ionica.
Il gruppo comprendeva 59 minori, la maggior parte dei quali non accompagnati da familiari.
6. Attacco a un centro per minori non accompagnati
Un centro di accoglienza per minori della città di Genova è stato assaltato da un gruppo di persone incappucciate martedì scorso. Gli assalitori hanno iniziato insultare e a tirare sassi e bastoni contro gli ospiti del centro, rompendo i vetri della struttura.
La struttura ospitava 17 minori non accompagnati. Gli operatori di Agorà, che gestisce il centro, preferiscono per il momento non commentare l'accaduto, la loro priorità adesso è tranquillizzare i ragazzi e pensare al loro benessere.
Parla invece l’associazione Defence for Children, che con il suo direttore Pippo Costella, denuncia gli episodi di violenza e sottolinea come “questi fenomeni sono riconducibili alla precarietà che caratterizza la gestione dei processi di accoglienza dei giovani migranti da parte delle istituzioni del territorio”.
Il team di Open Migration
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