In un naufragio al largo della Florida si cercano 38 dispersi
Foto via Twitter/AJ+.
Un naufragio al largo della Florida rivela la drammaticità delle migrazioni verso gli Stati Uniti mentre l’Unione Europea continua a sostenere il finanziamento delle autorità libiche.
1. Naufragio al largo della costa della Florida
38 persone disperse è il bilancio emerso a seguito di un naufragio avvenuto al largo della Florida.
Secondo la testimonianza dell’unico sopravvissuto trovato finora, si tratterebbe di un’imbarcazione partita dalle isole Bimini delle Bahamas per dirigersi verso nord. La fotografia di un giovane seduto sull’imbarcazione capovolta è divenuta il simbolo del tragico naufragio: si tratta di Juan Esteban Montoya, colombiano di 22 anni che è stato portato in salvo dopo essere rimasto alla deriva per ore. Con lui viaggiava Marìa Camila, sorella minore che ora risulta dispersa.
La maggior parte di coloro che tentano la traversata, provengono da Haiti e da Cuba e le Bahamas sono diventate uno dei punti di partenza principali per tentare di arrivare negli Stati Uniti. Dal mese di ottobre, almeno 557 migranti cubani sono stati recuperati in mare dalla Guardia Costiera statunitense. Anche gli attraversamenti delle persone haitiane sono diventati più frequenti poiché la nazione insulare caraibica affronta crisi economiche e politiche. All’inizio di questo mese, la Guardia Costiera ha dichiarato di aver salvato 176 cittadini haitiani da una barca a vela sovraccarica vicino alla Florida.
2. Lampedusa: sette migranti morti a bordo di un barcone
Almeno sette migranti hanno perso la vita per ipotermia in una barca al largo dell’isola di Lampedusa. Secondo quanto riferito, la barca sovraffollata trasportava circa 280 persone, principalmente provenienti dal Bangladesh e dall’Egitto.
Il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, ha affermato che sia l’Italia che l’Unione Europea continuano a girarsi dall’altra parte ma che si renderà comunque disponibile ad aiutare chi è in difficoltà. Anche la ong Sea Watch ha denunciato la negligenza dell’Unione Europea di fronte a quella che non è un semplice “incidente” ma il risultato di politiche securitarie ed escludenti:
3. La Polonia costruisce un nuovo muro per contrastare le persone migranti
La Polonia ha iniziato a costruire un nuovo muro da 353 milioni di euro lungo il confine con la Bielorussia. La barriera mira a tenere i migranti fuori dal Paese e fuori dall’Unione Europea.
Gli appaltatori polacchi hanno iniziato a lavorare martedì 25 gennaio sulla nuova barriera lungo il confine con la Bielorussia. Il muro alto 5,5 metri sarà lungo 186 chilometri, quasi la metà della lunghezza totale del confine tra i due paesi. Gli operatori umanitari polacchi affermano che la crisi al confine non è finita: centinaia di persone migranti hanno chiesto aiuto umanitario, assistenza medica e legale nelle ultime tre settimane.
Coloro che attraversano il confine ora sono in condizioni fisiche molto peggiori rispetto ai mesi precedenti, ciò è dovuto al clima invernale e al fatto che il lato polacco del confine è fortemente sorvegliato e difficile da attraversare.
4. L’insostenibile situazione nella baraccopoli di San Ferdinando, in Calabria
“Il ghetto di San Ferdinando esiste da 12 anni: è stato una tendopoli, poi sgomberata, che si è trasformata in baraccopoli con costruzioni in legno e lamiera, poi di nuovo in tendopoli e ancora in baraccopoli. Sempre fatiscente: i braccianti, spesso arruolati e sfruttati dai caporali per il lavoro nei campi, vivono in condizioni di abbandono”, riporta Il Post in un articolo dedicato al lavoro della ong Medici per i Diritti Umani (MEDU).
Nel medesimo articolo, Alice Tarzariol, coordinatrice del progetto Terra Giusta di MEDU, ha affermato: “La tendopoli veniva data dal comune in gestione a varie cooperative. Da molti mesi non è più così, la tendopoli non è più gestita da nessuno. L’obiettivo dichiarato dal comune di San Ferdinando era quello dello smantellamento della tendopoli ma non è stata offerta nessuna soluzione alternativa. Il risultato è che da tendopoli l’insediamento si sta trasformando ancora una volta in baraccopoli. Non riusciamo nemmeno a capire quante persone ci vivano; prima c’era un ingresso, con un minimo di controllo, ora non più”.
I lavoratori e le lavoratrici migranti del ghetto si San Ferdinando continuano a vivere in condizioni estremamente precarie a causa delle politiche strutturalmente razziste ed escludenti dello stato italiano. Ricordiamo che nella medesima baraccopoli, tra i tanti, hanno perso la vita Becky Moses, 26enne nigeriana che morì durante un incendio; Moussa Ba, 26senne originario del Senegal e deceduto in un incidente analogo; Soumaila Sacko, bracciante e attivista per i diritti delle persone migranti, assassinato a colpi d’arma da fuoco poiché cercava degli oggetti per costruire un riparo di fortuna.
5. Continuano gli abusi sui migranti in Libia. L’Ue lo sa ed è complice
Un rapporto militare confidenziale dell’Unione Europea chiede di continuare il controverso programma per addestrare ed equipaggiare la guardia costiera e la marina libiche nonostante le crescenti preoccupazioni sul trattamento riservato alle persone migranti, il crescente bilancio delle vittime in mare e la continua mancanza di qualsiasi centrale autorità nella nazione nordafricana.
Il rapporto dell’UE riconosce che “lo stallo politico” in Libia ha ostacolato il programma di formazione dell’Europa, rilevando che le divisioni interne del paese rendono difficile ottenere sostegno politico per far rispettare “adeguati standard comportamentali … conformi ai diritti umani, soprattutto quando si tratta di migranti irregolari”. Tuttavia, nonostante queste gravi carenze, Il programma di formazione dell’UE “rimane fermo sul tavolo per aumentare la capacità delle autorità libiche di salvare vite in mare", senza considerare che di soccorso non si tratta, dato che le autorità libiche riportano le persone nei centri di detenzione, tra maltrattamenti e torture.
“Gli europei fingono di mostrare la faccia buona”, ha detto una donna camerunese arrivata in Libia nel 2016 con sua figlia pensando di trovare lavoro. Invece, è stata costretta a prostituirsi dopo essere stata separata dalla figlia.
6. “Save David” il nuovo appello per salvare l’attivista e portavoce della rete Refugees in Libya
David Oliver Yambio e Hassan Zakaria temono che le autorità e le milizie armate li ucciderebbero se riuscissero ad arrestarli.
Si tratta di due attivisti del movimento Refugees in Libya, una rete autorganizzata di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, che da mesi chiede l’evacuazione dalla Libia e denuncia la negligenza di UNHCR Libya e dell’Unione Europea. Yambio, originario del Sud Sudan, non solo denuncia costantemente, tramite video informativi, la violenza delle autorità libiche nei confronti di donne, uomini e bambini migranti, ma rischia giornalmente la vita proprio per questo suo lavoro di informazione e attivismo.
Tanti sono gli appelli che arrivano da attivisti o attiviste della società civile o di ong che, uniti alla causa di Refugees in Libya, spingono per lo smantellamento dei centri di detenzione e la libertà di movimento.
Il team di Open Migration