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Subject Quasi 2000 vittime nel Mediterraneo Centrale
Date January 3, 2022 4:40 PM
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Il Mediterraneo Centrale continua a essere la rotta più pericolosa

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La rotta del Mediterraneo centrale continua a essere la più pericolosa

Foto copertina via Sea Watch Italy/Twitter ([link removed])

Nel Mediterraneo centrale quasi 2000 vittime nel 2021; la Sea Watch 3 trova un porto sicuro a Pozzallo; la tecnologia italiana contribuisce alla criminalizzazione dei migranti.

1. Il tragico bilancio del 2021: quasi 2000 vittime nel Mediterraneo

Durante il 2021 almeno 1.864 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo. Più delle 1.448 del 2020, mentre erano state 1.885 del 2019.

“La rotta più mortifera è ancora quella centrale con 1.506 vite perse. Quel tratto di mare segna un altro triste record. Le catture di migranti in fuga dalla Libia da parte della sedicente «guardia costiera» di Tripoli sono state 32.425 fino a Natale. Quasi il triplo delle 11.891 dello scorso anno” scrive ([link removed]) il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto. L’approccio emergenziale alle migrazioni – seppur di emergenza non si tratta ([link removed]) , dati i numeri effettivi – continua a oscurare un dato fondamentale, ossia i problemi strutturali inerenti alla mobilità internazionale preclusa a chi proviene soprattutto da Paesi in via di sviluppo e il finanziamento da parte dell’Italia e dell’Ue ai centri di detenzione e alle milizie libiche.

In aggiunta, il diritto di asilo è sempre sotto attacco, come sottolinea ([link removed]) la giornalista Eleonora Camilli su Redattore Sociale: “sono passati sotto silenzio anche alcuni attacchi al diritto d’asilo all’interno degli Stati europei per gestire i flussi alle frontiere [...]. La commissione Ue per risolvere la situazione [dei flussi migratori provenienti dalla Bielorussia] ha elaborato una proposta straordinaria di sei mesi che prevede la sospensione di alcune regole sull'asilo per i tre paesi di confine: Polonia, Lettonia e Lituania”.
2. La Sea Watch 3 sbarca a Pozzallo

Dopo alcuni giorni di navigazione davanti alle coste tra Catania e Siracusa, la Sea Watch 3 ha potuto attraccare ([link removed]) nel porto di Pozzallo, con 440 persone a bordo.

La nave, in mare dalla Vigilia di Natale, ha effettuato le operazioni di soccorso in cinque diversi eventi nel Mediterraneo Centrale. A bordo vi erano 116 donne, 35 minori accompagnati tra le 2 settimane e i 4 anni e 7 tra i 5 e i 12 anni, oltre a 167 minori non accompagnati tra gli 8 e i 17 anni.

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3. Condizioni precarie e diritti violati: la denuncia di MEDU

L'Ong Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha denunciato ([link removed]) che le condizioni di vita dei lavoratori agricoli migranti nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) rimangono criticamente precarie.

“Nella Piana”, riferisce MEDU, “la procedura per il rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno richiede tempi inaccettabilmente lunghi, come racconta K. che è in attesa del rinnovo del suo permesso di soggiorno dal 2019, o come nel caso di L. e I., che hanno atteso così a lungo che il documento di soggiorno ricevuto risultava già scaduto. Inoltre, anche le speranze dei braccianti che hanno presentato richiesta di sanatoria nel 2020 sono state deluse dal momento che delle 1.550 domande presentate in Calabria da lavoratori subordinati – di cui poco più di 200 provenienti dalla provincia di Reggio Calabria – solo il 15% ha completato l’iter di esame a più di un anno di distanza, e meno del 5% ha ricevuto esito positivo”.
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Infine, il 31 dicembre è divampato l’ennesimo incendio ([link removed]) nella tendopoli di San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro: alcune baracche costruite in legno, plastica e lamiera sono andate completamente distrutte. Fortunatamente non c’è stata alcuna vittima, ma occorre una soluzione strutturale e tempestiva per il rispetto e la dignità delle persone costrette a viverci.

4. Come la tecnologia italiana criminalizza i migranti: la nuova ricerca dell’Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights

È online la nuova ricerca ([link removed]) dell’Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights sulle tecnologie biometriche per identificare e controllare le frontiere italiane.

“I principali risultati della ricerca sono quattro”, riporta ([link removed]) l’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione):

“1. La criminalizzazione della persona migrante, rifugiata o richiedente asilo è inscritta nell’infrastruttura tecnologica italiana.

2. I migranti, rifugiati e richiedenti asilo effettuano un vero e proprio baratto dei loro dati personali e biometrici in cambio di accoglienza.

3. La gestione e il controllo dei flussi migratori in Europa non passa più solo attraverso le politiche dei flussi o il mero controllo delle frontiere.

4. Il riconoscimento facciale usato in Italia nelle attività di indagine rischia di avere già conseguenze più gravi su migranti e richiedenti asilo”.

5. La normalizzazione dei respingimenti alle frontiere dell’Unione Europea

Da gennaio 2021 sono stati registrati 11.901 respingimenti alle frontiere interne ed esterne dell’Unione Europea ([link removed]) . ll 32% dei respingimenti riguarda persone provenienti dall’Afghanistan, molte delle quali hanno visto negato il diritto di chiedere asilo.

È quanto è stato verificato dalla rete PRAB (Protecting Rights at Borders) ([link removed]) che, inoltre, sottolinea come 12mila persone (tra donne, bambini e uomini), siano state sistematicamente respinte dalla polizia di frontiera, forze dell’ordine o altre autorità degli Stati membri dell’UE.

Il diritto di asilo, così come il principio di non respingimento della Convenzione di Ginevra - ma presente anche nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (Art. 4) ([link removed]) e nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (Art. 19) ([link removed]) -, viene costantemente violato e sembra non avere più rilevanza.


6. 40 braccianti stranieri sfrattati
I braccianti stranieri, ospiti di alcuni alberghi, sono stati costretti ad abbandonare le strutture in cui vivevano perchè è scaduta la convenzione con il ministero dell'interno. Hanno trascorso la notte in sistemazioni di fortuna.

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Si tratta dell’ennesimo schiaffo ai diritti di lavoratori e lavoratrici straniere che continuano a vivere in un limbo di irregolarità, sfruttamento e condizioni precarie.

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