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Subject Sentenza della Cassazione: i migranti hanno il diritto di opporsi ai respingimenti in Libia
Date December 21, 2021 4:03 PM
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I migranti hanno il diritto di opporsi ai respingimenti in Libia

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Sentenza della Cassazione: i migranti hanno il diritto di opporsi ai respingimenti in Libia

Foto copertina via Sea Watch Italy/Twitter ([link removed]) .

I migranti hanno il diritto di opporsi ai respingimenti in Libia; nuovo Decreto Flussi 2022: soluzione emergenziale e senza diritti per i migranti; ancora diritti umami negati nei Cpr.

1. Storica sentenza della Cassazione: i migranti hanno il diritto di opporsi alla riconsegna in Libia
Due naufraghi che tre anni fa erano stati accusati dall’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini di fare resistenza a pubblico ufficiale per aver protestato contro il ritorno nei centri di detenzione libici, dirottando il rimorchiatore italiano Vos Thalassa che li aveva soccorsi, sono stati assolti dalla Corte di Cassazione.

“Il giudice per le indagini preliminari di Trapani”, racconta ([link removed]) il giornalista Antonio Fraschilla su l’Espresso “aveva ritenuto la condotta legittima difesa “poiché i due giovani, fuggiti dall’inferno libico, avevano agito al fine di salvare sé e gli altri naufraghi dal rischio di patire nuove, gravissime lesioni dei diritti alla vita, alla integrità fisica e sessuale, a tutela della loro prerogativa di essere portati in un place of safety e di ottenere protezione internazionale”.

E benché la Corte di Cassazione abbia ribadito che il rispetto dei diritti umani sia fondamentale e che la persona migrante ha diritto di opporsi al respingimento in Libia, continuano le operazioni di cattura delle persone migranti, in virtù dell’accordo di partnernariato tra Italia e Libia.

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2. Nuovo Decreto Flussi 2022: continua a non cambiare l’approccio alle migrazioni

Il Dpcm che fissa per il 2022 la quantità di ingressi regolari ([link removed]) in Italia di cittadini stranieri per motivi di lavoro sarà approvato a breve: potrebbe prevedere fino a circa 80 mila autorizzazioni, soprattutto per motivi di lavoro stagionale (45 mila) ma anche subordinato (28 mila) e autonomo.

Tuttavia rimangono, come spiega ([link removed]) Nino Sergi presidente emerito di INTERSOS, i dubbi sull’approccio che continua ad avere il governo sul rapporto tra immigrazione e lavoro: benché il Decreto Flussi sia un provvedimento per favorire ingressi regolari per lavoro e per facilitare la conversione di alcune tipologie di permesso da stagionale a lungo-soggiorno, rimane comunque una “soluzione” emergenziale e “tappabuchi” che risponde alla carenza di manodopera in determinati settori e non va a migliorare in alcun modo la mancanza di condizioni di lavoro dignitose per gran parte dei lavoratori e delle lavoratrici migranti che ancora non hanno concluso le pratiche di emersione e/o regolarizzazione.
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Inoltre, spiega Sergi, ai rappresentanti delle categorie che intendono beneficiare dell’immissione di nuova forza lavoro immigrata dovrebbe essere richiesta la sottoscrizione, con la controparte sindacale, dell’impegno di assicurare la trasparenza dei rapporti di lavoro e il pieno rispetto di quanto previsto dai contratti nazionali e aziendali.

3. Ancora diritti umani negati nei Cpr: gravissimo un trattenuto in Via Corelli

Un 31enne è stato soccorso in gravissime condizioni al Cpr di via Corelli a Milano ([link removed]) . La persona trattenuta in questione è stata trovata incosciente e trasportata d’urgenza all’ospedale Niguardia di Milano.

Al momento non è chiaro cosa gli sia accaduto e non si esclude che possa essersi trattato di un gesto autolesivo, come già peraltro accaduto altre volte sempre nello stesso centro per il rimpatrio. Ricordiamo che i numerosi appelli ([link removed]) per chiudere il Cpr di Milano - e i Cpr di tutta Italia - in virtù delle gravi condizioni di disagio in cui sono costrette a vivere le persone trattenute, sono rimasti finora inascoltati.

L’ultima vittima, oltre a Wissem Ben Abdellatif ([link removed]) , è Ezzedine Anani, tunisino di 44 anni che si è tolto la vita nel Cpr di Gradisca d’Isonzo, in Friuli Venezia Giulia.
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4. Malta rifiuta la concessione di un porto sicuro

Malta ha rifiutato di fornire un approdo sicuro per 233 migranti recuperati dalla Sea-Eye 4, in 4 operazioni compiute in settimana nella zona SAR (Search and Rescue) di Malta.
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Tra le persone migranti a bordo ci sono 29 donne, di cui quattro incinte, e otto bambini. I membri dell'equipaggio stanno attualmente curando i sopravvissuti a bordo, ma la loro salute si sta deteriorando. Due donne incinte soffrivano di dolori allo stomaco e altre due persone hanno riportato ustioni chimiche di terzo grado. Un bambino ha un braccio rotto e un altro ha un dito rotto. Molti altri hanno dovuto essere curati per ipotermia.

“Il governo maltese”, ha affermato ([link removed]) una portavoce della Ong, “sta seguendo i passi dei governi greco, ungherese e polacco" e "sta scavando la fossa della Convenzione di Ginevra per i rifugiati".


5. Nel rogo di un campo rom sono deceduti due bambini

I corpi carbonizzati di un bambino di 2 anni e di una bambina di 4 anni sono stati trovati ([link removed]) nelle baracche di un campo rom a Stornara (Foggia), avvolte dalle fiamme.

A causare il rogo probabilmente un braciere a legna ricavato nei bidoni usati per conservare l'olio. Sarebbe questa la prima ipotesi al vaglio dei vigili del fuoco. Secondo le prime testimonianze i bambini sarebbero morti nel sonno. "Il padre era andato a lavorare in campagna mentre la mamma era andata in bagno. Quando la donna è tornata ha trovato la baracca in fiamme" - ha testimoniato Rosaria, una donna romena che vive da sei mesi nel campo di Stornara.

I lavoratori e le lavoratrici di etnia rom che vivono in queste condizioni precarie ([link removed]) , spesso vengono in Italia per la stagione del raccolto dei pomodori: vivono nelle baraccopoli della Capitanata, in provincia di Foggia. In questi anni sono morti in incidenti simili almeno altre cinque persone: una persona rom nel 2016, Ivan Miecoganuchev, nel 2018 Bakary Secka, nel 2019 Samara Saho, nel 2020 una ragazza nigeriana, a giugno di quest’anno Mohammed Ben Ali. Ora i due bambini.


6. I respingimenti illegali sui confini europei sono una prassi accettata da tutti

Da gennaio a novembre 2021 la rete internazionale Prab (Protecting Rights At Borders) denuncia ([link removed]) quasi 12mila casi di respingimenti registrati in Europa: il 74% tra Croazia e Bosnia ed Erzegovina. Tra le nazionalità più colpite c’è anche quella afghana. Coinvolte anche famiglie con minori. Il caso delle frontiere interne italiane.

Per quanto riguarda le persone coinvolte nei respingimenti “il Prab sottolinea l’elevato numero di persone vulnerabili che subiscono le pratiche illegittime - il 18% dei casi registrati riguarda famiglie con minori - e anche il coinvolgimento di chi avrebbe diritto ad ottenere l’asilo. La seconda nazionalità più coinvolta nelle pratiche di respingimento -dopo quella pakistana (2.220 casi) - è quella afghana (2.027): la violenza sui confini non ha risparmiato neanche le persone in fuga da Kabul che cercano protezione in Europa” riporta ([link removed]) il giornalista Luca Rondi su AltrEconomia.

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