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Diritti negati ai lavoratori e alle lavoratrici migranti

         
        

Foto copertina via Twitter/Aboubakar Soumahoro
Sei braccianti sono rimasti intossicati dal monossido di carbonio nel ghetto di San Severo; sul confine tra Slovenia e Croazia muore una bambina di 10 anni; l’Italia continua ad armare e addestrare le milizie libiche.


1. Sei braccianti intossicati dal monossido di carbonio a San Severo
Lavoratori e lavoratrici migranti continuano a vivere in condizioni disumane come testimoniano le notizie di cronaca. L’ultimo episodio a San Severo in provincia di Foggia, sei braccianti sono rimasti intossicati dal monossido di carbonio nell'insediamento di Torretta Antonacci in Capitanata mentre cercavano di scaldarsi. Dopo l'intervento del personale sanitario, 3 lavoratori sono stati trasferiti al policlinico Riuniti di Foggia. 


A questo proposito, l’attivista e sindacalista Aboubakar Soumahoro ha denunciato le condizioni invivibili in cui vivono lavoratori e lavoratrici migranti, nonostante l’approvazione del progetto Su.Pr.Eme. Italia per 30.237.546,36 di euro: “In aggiunta, il Ministero, attraverso il Fondo Sociale Europeo - Pon Inclusione, ha finanziato (in complementarità al progetto "Su.Pr.Eme. Italia") per un importo pari a 12.799.680,00 milioni di euro il progetto "P.I.U. Su.Pr.Eme." presentato dalle regioni Puglia, Basilicata, Sicilia, Campania e Calabria. Qualcuno ci può spiegare che fine hanno fatto questi soldi se i braccianti continuano a vivere nella miseria in tutte queste regioni?”


2.  Sul confine tra Slovenia e Croazia muore una bambina di 10 anni
Il corpo di una bambina turca di 10 anni è stato recuperato nel fiume Dragonja tra Slovenia e Croazia. Era stata portata via dalla corrente mentre la sua famiglia cercava di attraversare il fiume in piena.

La famiglia stava cercando di attraversare il confine con la Slovenia quando la polizia ha ricevuto una chiamata di emergenza. Sulla scena hanno trovato la madre in preda al gelo e allo shock, i suoi altri due figli erano già dalla parte slovena.

Ricordiamo che il confine tra Croazia e Slovenia, entrambi membri dell'Unione Europea, non solo si trova su una rotta utilizzata da molti migranti che cercano di raggiungere l'Europa occidentale, ma anche che i respingimenti sistematici, in violazione dei diritti delle persone migranti, sono all’ordine del giorno.

3. Le Industrie del Ministero della Difesa per armare i militari libici contro i migranti
Il Ministero dell’Interno ha un nuovo partner per i programmi di formazione, addestramento e riarmo della cosiddetta Guardia Costiera libica per contrastare le migrazioni: l’AID – Agenzia Industrie Difesa, l’ente che gestisce gli stabilimenti del Ministero della Difesa e che fornisce mezzi e sistemi bellici alle forze armate. 

“La Direzione centrale dell’Immigrazione”, scrive il giornalista Antonio Mazzeo, “e della Polizia delle Frontiere del Ministero dell’Interno ha dato avvio alla stipula di un Accordo di collaborazione con l’Agenzia Industrie Difesa, nell’ambito del progetto Support to Integrated Border and Migration Management in Lybia – First and Second Phase, il programma di “supporto alla gestione integrata del confine e delle migrazioni in Libia” cofinanziato dall’Unione Europea e dal governo italiano (ha preso il via il 15 dicembre 2017).
L’Italia continua a collaborare attivamente con la Libia, nonostante le ripetute denunce delle violazioni dei diritti umani nei confronti delle persone migranti, dalle violenze sessuali ai pestaggi e le uccisioni da parte delle milizie libiche nei centri di detenzione.



4. Un’altra persona muore nel Cpr di Gradisca 
Una persona di origine nordafricana di nome R. si è tolta la vita nel Cpr di Gradisca d’Isonzo (FVG).

Si tratta della seconda persona morta “di CPR” nel giro di pochi giorni, dopo la morte di Wissem Ben Abdellatif, giovane di origine tunisina, morto in ospedale al S. Camillo di Roma dove era arrivato dal Cpr di Ponte Galeria. Secondo quanto affermato dal collettivo No Cpr No Frontiere FVG, era da poco arrivato al Cpr ed era stato posto in isolamento per quarantena.

5. Il nuovo rapporto Migrantes evidenzia le disuguaglianze globali che colpiscono i migranti
"La pandemia di Covid-19 ha reso ancora più gravoso qualsiasi motivo, qualsiasi spinta a lasciare la propria casa, la propria terra. Dai conflitti alle persecuzioni, alla fame, all'accesso alle cure mediche fino alla possibilità di frequentare una scuola, il Covid ha inasprito il divario fra una parte di mondo che vive in pace, si sta curando, tutelando e sopravvivendo e un'altra che soccombe, schiacciata da una disparità crudele".

Lo afferma il nuovo rapporto Migrantes per cui nel 2021 la cosiddetta Guardia Costiera libica ha intercettato in mare e riportato in Libia 28.600 rifugiati e migranti, un dato senza precedenti (dal 2016, il totale supera ormai le 100mila persone). 

“Da inizio anno all'8 novembre”, viene spiegato nel rapporto “i rifugiati e migranti che sulla rotta del Mediterraneo centrale sono riusciti ad arrivare in Italia o a Malta sono circa 56.700: quindi, meno del doppio di quelli intercettati e riportati in Libia, spesso con metodi brutali”.

“La vecchia Europa sembra sempre più chiusa in se stessa e pochi sono gli spiragli di speranza”, viene detto, in conclusione, nel rapporto “sia che si guardi ai singoli Stati, sia che si considerino le politiche dell’Unione. Entrare in Europa sarà sempre più difficile, costoso e pericoloso. Il tema della solidarietà rimane quasi solo una questione di principio, sia a livello globale, sia europeo che italiano”. 

6. Grecia, nuovi hotspot e prevenzione dei “flussi primari”: un disastro per i diritti umani
In un nuovo reportage della Ong Statewatch viene spiegato come i nuovi centri per migranti realizzati in Grecia mettano a rischio i diritti fondamentali di questi ultimi.

Il governo greco e l'UE hanno sgomberato varie strutture di ospitalità autogestite e ora stanno chiudendo i campi profughi sulle isole dell'Egeo. Le persone vengono trasferite in "centri chiusi ad accesso controllato" di nuova costruzione. Queste strutture simili a carceri, che stanno entrando in uso contemporaneamente alla riduzione dei servizi disponibili per i rifugiati, hanno effetti dannosi sulla salute mentale e sul benessere delle persone. Nuovi campi sempre piç al centrp della strategia di prevenzione dei "flussi primari" elaborata dal governo greco che sembra intenzionato a utilizzarli anche nella detenzione di persone in attesa di espulsione.

Un risultato importante di questa "lotta contro l'immigrazione illegale" è il significativo aumento delle espulsioni collettive, i così chiamati pushbacks, attraverso le frontiere terrestri e marittime . Oltre a violare il principio di non respingimento, tali respingimenti comportano rapimenti sistematici, maltrattamenti e umiliazioni da parte delle forze di sicurezza, comprese tecniche di tortura come finte esecuzioni e l'uso di armi a scarica elettrica.

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