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Di CPR si continua a morire

         
        

Foto copertina via LasciateCIEntrare.

Il 26enne Abdel Latif ha perso la vita nel CPR di Ponte Galeria; l’Europa spende milioni in tecnologie militari per fermare i migranti; le proteste in Libia continuano ad essere represse violentemente.

 

1. Nel CPR di Ponte Galeria muore Abdel Latif

Abdel Latif, un giovane tunisino di 26 anni, è deceduto il 28 novembre nel Cpr di Ponte Galeria, a Roma.

“Abdel”, racconta la campagna LasciateCIEntrare, “era giunto in Italia a settembre e dopo un periodo di quarantena sulla nave della compagnia GNV, come ormai da prassi per chi proviene dalla Tunisia, non era riuscito a manifestare la volontà di richiedere protezione internazionale. Invece che essere accolto, era stato inviato in direttissima al Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Ponte Galeria”. Non sono ancora chiare le circostanze in cui Latif è deceduto e la sua famiglia chiede giustizia e verità. Majdi Karbai - deputato del parlamento tunisino eletto in Italia nella circoscrizione esteri con il partito di sinistra Attayar e che da anni si occupa del traffico illegale di rifiuti dall’Italia alla Tunisia e dei rimpatri forzati dei suoi concittadi - si chiede “[...]Perché alla famiglia è stata comunicata immediatamente la morte per cause naturali? Perché sul corpo del ragazzo non è stata disposta immediatamente l'autopsia?”. 

A queste domande se ne aggiungono altre due: il motivo per cui il Consolato tunisino abbia comunicato il decesso alla famiglia di Latif una settimana dopo e le modalità di contenzione, per tre giorni, prima del decesso, in cui è stato legato a letto in un reparto psichiatrico.
 

2. Fortezza Europa: milioni di euro spesi in tecnologia militare contro i migranti

Dai droni di livello militare ai sistemi di sensori e alla tecnologia sperimentale, l'UE e i suoi membri hanno speso centinaia di milioni di euro negli ultimi dieci anni in tecnologie per rintracciare e tenere a bada i rifugiati ai suoi confini.

Le spese principali vengono distribuite in: 

  • Sorveglianza aerea: lo scorso anno l’agenzia per il controllo delle frontiere Frontex ha stipulato un contratto da 100milioni di euro per i droni Heron e Hermes realizzati da due compagnie di armi israeliane, entrambe utilizzate dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza.

  • Sensori e fotocamere: includono radar mobili e telecamere termiche montate sui veicoli, nonché rilevatori di battito cardiaco e monitor di CO2 utilizzati per rilevare i segni di persone nascoste all'interno dei veicoli.

  • Centri di sorveglianza: l'accesso a tali centri è controllato da impronte digitali, tornelli e radiografie. Una società di sicurezza privata e 50 agenti in uniforme, ad esempio,  controllano il campo profughi di Samos (Grecia).

  • Intelligenza artificiale: l'Ue ha speso 4,5 milioni di euro per una sperimentazione di tre anni di macchine della verità alimentate dall'intelligenza artificiale in Grecia, Ungheria e Lettonia. Una macchina scansiona le espressioni facciali di rifugiati e migranti mentre rispondono alle domande che pone, decidendo se hanno mentito e trasmettendo le informazioni a un ufficiale di frontiera.


3. Continuano le violenze in Libia

Circa 3.000 migranti e rifugiati hanno trascorso gli ultimi due mesi accampati per le strade di Tripoli (Libia), organizzando una protesta a tempo indeterminato davanti agli uffici dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) per denunciare le condizioni disumane che devono affrontare in Libia, e rivendicano protezione e sicurezza.

Il sit-in è iniziato all'inizio di ottobre dopo che le autorità libiche hanno condotto una brutale repressione su migranti, richiedenti asilo e rifugiati nel quartiere occidentale di Gargaresh, vicino a Tripoli. Le forze di sicurezza hanno arrestato più di 5.000 persone, tra cui molte riconosciute come rifugiate dall’Unhcr, in quella che l'amministrazione libica ha descritto come una campagna di sicurezza su vasta scala contro l'immigrazione illegale e il traffico di droga. Migranti disarmati sono stati picchiati nelle loro case e fucilati durante l'operazione. Sono stati poi rastrellati per diversi giorni e inviati nei centri di detenzione di Tripoli e delle città circostanti. 

Ricordiamo che, nonostante le ripetute denunce e le ripetute proteste, l’Unione Europea - in particolare l’Italia con il Memorandum d’Intesa con la Libia - continua a sostenere la partnership per respingere i migranti con il Paese nordafricano.

 
4. Il Comitato anti-tortura denuncia le violenze delle guardie di frontiera croate

Calci, pugni, colpi: questi sono solo alcuni degli aspetti evidenziati dal Comitato anti-tortura del Consiglio d'Europa (CoE) che ha preso atto delle violazioni durante un  sopralluogo avvenuto nell’agosto del 2020.

Il rapporto del Comitato anti-tortura chiarisce che i respingimenti vengono effettuati sistematicamente e che non si tratta di cattiva condotta individuale da parte di singoli agenti. Esiste "un modus operandi illegale ben consolidato per trattare con i migranti", scrivono gli autori. Inoltre, riporta lo Spiegel, un ex agente di polizia croato ha affermato che gli era stato vietato di preparare rapporti ufficiali sulla detenzione dei migranti. 
 
A questo si aggiunge il fatto che i taccuini non ufficiali con i dettagli delle operazioni clandestine si trovano in diverse stazioni di polizia. Un altro funzionario ha confermato che il ministero dell'Interno è stato informato quotidianamente dei respingimenti attraverso canali non ufficiali.
 

5. Ancora respingimenti e condizioni critiche nei campi profughi greci

Un interprete dell'Unione Europea ha affermato che a settembre le guardie di frontiera greche lo hanno scambiato per un richiedente asilo, lo hanno aggredito e poi lo hanno costretto a oltrepassare il confine in Turchia insieme a dozzine di migranti.

Tale interprete è un residente legale nell'Unione europea e impiegato dall'agenzia di frontiera Frontex: dopo aver presentato una denuncia a quest’ultima, i funzionari europei  hanno considerato la denuncia come credibile a causa della posizione dell'uomo e della documentazione che ha fornito, comprese le registrazioni audio e video.


E nonostante le parole di denuncia sull’abbandono delle persone migranti da parte dell’Ue di Papa Francesco, che ha di recente visitato i centri dove queste ultime vivono, i diritti umani sono ben lontani dall’essere tenuti in considerazione. Le violazioni dei diritti umani da parte degli Stati Membri dell’Ue sono all’ordine del giorno, il caso dell’interprete è l’ennesima prova del modus operandi violento che viene costantemente adottato alle frontiere, tra respingimenti sistematici e reclusione in campi profughi simili a prigioni.


6. L’UE legalizza la riduzione dei diritti di asilo per gli Stati Membri che confinano con la Bielorussia

Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Europea, ha presentato il piano per sospendere il diritto dell'UE alle sue frontiere con la Bielorussia - Polonia, Lettonia e Lituania - per i prossimi sei mesi insieme al commissario per gli affari interni Ylva Johansson, responsabile della migrazione. I trattati europei, ha detto mercoledì, consentono "misure eccezionali" come questa in una "situazione di emergenza".

Secondo la proposta, i migranti potrebbero essere trattenuti in campi chiusi alla frontiera per un massimo di 16 settimane, per sottoporsi a un processo di asilo corrispondentemente esteso. Il tempo di registrazione sarà esteso a quattro settimane e saranno esplicitamente autorizzate espulsioni più rapide. I ministri dell'Interno dell'UE potrebbero approvare la proposta la prossima settimana senza che il Parlamento europeo debba approvare la "misura di emergenza”. Tale decisione è stata duramente criticata dalle Ong che si occupano di diritti umani e dagli avvocati esperti di immigrazioneper le evidenti violazioni dei diritti umani e di trattenimenti illegittimi che prospetta. L’europarlamentare Birgit Sippel, del Partito socialista europeo, ha dichiarato che  tali decisioni “fanno il gioco dei governi che vogliono usare la difficile situazione dei migranti vulnerabili per diffondere ansia e paura per una crisi migratoria ai confini dell'Ue”.

E mentre i migranti sul confine tra Bielorussia e Polonia continuano a morire - l’ultima vittima è una donna curda - la Polonia ha organizzato un festival musicale per celebrare le forze militari che “proteggono i confini” dai migranti.



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