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“Basta violenze in Libia” i cittadini eritrei protestano davanti all’ambasciata libica di Roma

       

Foto via Abraham Tesfai/Twitter.

Cittadini e cittadine eritree si sono riunite per denunciare le violenze sistematiche in Libia; Yaya Yafa, a soli ventidue anni, muore al terzo giorno di lavoro; un professore del Politecnico di Torino si dissocia dall’accordo tra il suo ateneo e Frontex.


1. I cittadini eritrei protestano contro le violenze in Libia

Un gruppo di cittadini eritrei si è riunito davanti all’ambasciata libica di Roma per protestare contro le violenze nei confronti delle persone rifugiate in Libia.

In particolare, le violenze sistematiche contro i migranti eritrei hanno raggiunto un livello insostenibile: rastrellamenti, pestaggi, fucilate in caso di fuga dai centri di detenzione. Da più di venti giorni, in Libia, centinaia di persone protestano davanti alla locale sede dell’Unhcr per chiedere un’evacuazione di emergenza.

Abraham Tesfai, rifugiato eritreo che vive a Bologna, è stato il promotore del presidio davanti all’ambasciata di Roma e ha sottolineato come l’Italia sia in parte responsabile di queste violenze, ricordando il Memorandum d’Intesa tra il nostro paese e Libia, volto a respingere i migranti in un Paese in cui le violazioni dei diritti umani sono sistematiche. 

2. Yaya Yafa muore sul lavoro a 22 anni

Yaya Yafa, un giovane ventiduenne originario della Guinea Bissau che lavorava come facchino all’Interporto di Bologna, è deceduto al suo terzo giorno di lavoro, schiacciato tra un tir e la piattaforma per lo scarico delle merci. Il sindacato di base S.I. Cobas ha affermato che Yafa non solo è l’ennesima vittima della completa negligenza dello Stato nei confronti della sicurezza sul lavoro, ma anche del sistema dei contratti interinali.

Molte sono anche le domande sulla formazione ricevuta dalla vittima: se il giovane fosse stato formato sui rischi e le precauzioni da prendere o a chi competessero questi aspetti da considerare. La responsabilità si trova a monte: come spiega il segretario provinciale della Uil, Giuliano Zignani, “non è stato rispettato il protocollo; non si capisce perché dopo tre giorni facesse il turno notturno, e il tutor previsto da legge non c’era".  All’Interporto di Bologna si è quindi tenuto uno sciopero di due ore per protestare contro le negligenze statali nei confronti di lavoratori e lavoratrici.


3. L’oscuro accordo tra il Politecnico di Torino e Frontex

Michele Lancione, accademico del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio (DIST) del Politecnico di Torino ha deciso di dissociarsi pubblicamente da un accordo siglato  tra il suo Dipartimento, il Politecnico di Torino, Ithaca srl e Frontex (l’Agenzia europea della guardia frontiera e costiera).

 

Si tratta di un accordo che riguarda il coinvolgimento di DIST e Ithaca srl nella produzione di cartografia digitale e mappe di infografica “utili all’attività dell’Agenzia”. 

Lancione, conscio delle violazioni dei diritti umani che hanno visto Frontex come protagonista, ha sottolineando la gravità dell’accordo affermando che in questa maniera si “aiuta un apparato violento e espulsivo dell’Unione Europea a legittimarsi, a rivestirsi di oggettività scientifica”.

4. A processo l'ex ministro dell’Interno Matteo Salvini per aver impedito l'attracco della Open Arms

Si è aperto il 23 ottobre formalmente iniziato nel 15 settembre, poi rinviato il processo all'ex ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini per il suo ruolo nell'impedire l'attracco della nave Open Arms in un porto italiano nel 2019.

Salvini è accusato di privazione della libertà e abuso d'autorità. La nave Open Arms era stata bloccata nonostante la presenza di 147 persone a bordo, in condizioni di massima vulnerabilità: a causa del caldo e delle scarse condizioni igieniche molti migranti si erano perfino tuffati in acqua tentando di nuotare a riva.

Il processo è stato ulteriormente rinviato al 17 dicembre. Verrà ascoltato in quanto testimone, oltre all’ex presidente Giuseppe Conte e l’attuale ministra dell’interno Luciana Lamorgese, anche l’attore Richard Gere in quanto presente sulla nave e in grado di ricostruire le condizioni insostenibili in cui erano costrette a vivere le persone a bordo.

5. “Dal mare al carcere” l’indagine che spiega come vengono criminalizzati i migranti

L’indagine “Dal mare al carcere” effettuata da tre Ong quali Arci Porco Rosso di Palermo, Borderline Sicilia e Alarm Phone, dimostra come l’Italia abbia passato decenni a perseguire persone arbitrariamente identificate come “scafiste”.
 

Dalle analisi quantitative dei dati effettuate da queste associazioni, è risultato che nell’ultimo anno la polizia ha arrestato un migrante ogni cento di quelli arrivati in Italia via mare. Dall’indagine è emerso sia che i metodi di identificazione sono spesso approssimativi e si prestano facilmente a errori e a ricostruzioni parziali e fuorvianti dei fatti, sia che l’accesso a una difesa piena ed effettiva spesso non è garantito. Gli effetti della criminalizzazione, inoltre, proseguono anche dopo la conclusione della vicenda penale dal momento che la condanna impedisce di vedersi riconosciuta la protezione internazionale.

Nel mese di giugno, Lorenzo d’Agostino, giornalista di IrpiMedia (agenzia di report investigativi), aveva già sottolineato queste violazioni dello stato italiano e dei processi farsa contro i migranti. Mentre su Internazionale, nel mese di maggio, era stato tradotto un articolo dell’Intercept su come venga impiegato il reparto antimafia per criminalizzare i migranti.

6. Ancora violenze sul confine polacco: un’altra persona deceduta e le violenze della polizia polacca

Nel fiume Bug, sul confine tra Polonia e Bielorussia, è stato ritrovato il corpo di un ragazzo siriano di 19 anni.

Si tratta dell’ottava vittima delle violenze sistematiche che da mesi affliggono le  persone violentemente respinte da un Paese all’altro, senza possibilità di chiedere  asilo.
 

Tra gli atti di violenza nei loro confronti rientrano anche le azioni della polizia polacca che continua a violare i diritti fondamentali delle persone migranti lanciando lacrimogeni per allontanarle.

7. Nel Mediterraneo la nave Geo Barents salva centinaia di migranti

Centinaia di migranti che cercavano di attraversare il Mediterraneo sono stati salvati e fatti salire a bordo della Geo Barents.

La Ong Medici Senza Frontiere (MSF) riporta che attualmente a bordo sono presenti 367 persone sopravvissute di cui 172 minori e che è necessario uno sbarco immediato,  date le condizioni di vulnerabilità.

 


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