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"Buchi Neri", il nuovo rapporto Cild sulle ombre dei Cpr italiani

       

Foto via A Buon Diritto/Twitter.

Il primo rapporto sui Cpr della CILD è un viaggio tra diritti umani negati e scarsa trasparenza; secondo il nuovo rapporto Caritas-Migrantes 2021 le persone straniere in Italia sono sempre più impoverite ed escluse; ancora difficoltà nell’accesso ai vaccini per le persone straniere.

 

1. Il nuovo rapporto “Buchi Neri” smaschera le violazioni dei diritti nei Cpr italiani

Scarsa trasparenza, assistenza sanitaria e diritti umani negati. Queste sono solo alcune delle criticità emerse in “Buchi Neri, la detenzione senza reato nei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr)”, il primo rapporto sui Cpr della Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili.

 

 

Il primo dato che emerge chiaramente è che la detenzione amministrativa è divenuta una “filiera molto remunerativa”. Nell’ultimo triennio sono stati spesi circa 44 milioni di euro, prelevati dalla finanza pubblica ed attribuiti a soggetti privati per la gestione dei 10 Cpr, attualmente attivi sul territorio. Il quadro emerso evidenzia come i CPR siano dei luoghi drammaticamente inumani, caratterizzati da uno strutturale stato di eccezione: luoghi di detenzione che molto spesso non rispettano neanche gli standard fissati dal Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura.

I Cpr sono quindi luoghi di privazione della libertà personale e in cui le violazioni nei confronti delle persone trattenute sono continue: dai certificati di idoneità mancanti al trattenimento di soggetti affetti da gravi patologie fisiche e psichiche; passando per la presenza delle forze dell’ordine durante le visite mediche; fino alle illegittime prassi di isolamento in quelli che dovrebbero essere dei “locali di osservazione sanitaria".

2. Rapporto Caritas Migrantes: persone straniere sempre più povere e scarso accesso al Ssn

Nel nuovo rapporto Caritas-Migrantes 2021 sono state evidenziate le problematiche che più affliggono le persone straniere presenti in Italia.

 

“La pandemia da Sars Cov 19”, si legge nel rapporto, “ha prodotto una serie di effetti negativi in ampi ambiti della vita individuale e collettiva della popolazione mondiale”. Tale condizione ha fatto sì che la condizione occupazionale dei lavoratori e delle lavoratrici straniere già presenti in Italia subisse un contraccolpo per la chiusura di molte attività lavorative in settori con un’importante incidenza di persone straniere. A ciò si aggiunga che l'impiego di persone straniere nelle attività essenziali ha esposto queste ultime al rischio di sfruttamento lavorativo, a causa di contratti precari, e a quello di contrarre l’infezione da Covid-19.

Infine, solo una persona immigrata su due è vaccinata: la campagna vaccinale ha fatto registrare un ritardo medio di 2/4 settimane tra la popolazione straniera e quella italiana corrispondente. Un grosso problema è rappresentato anche dallo scarso accesso ai vaccini per le persone migranti prive di somministrazioni ai migranti privi di tessera sanitaria, iniziate con mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia e penalizzate da un’eccessiva difformità tra i sistemi regionali. 


3. AMSI: solo il 7% di 800mila persone senza tessera sanitaria hanno il Green Pass

Su 800.000 persone senza tessera sanitaria – tra immigrati, persone senza dimora o con altre forme di disagio – solo il 7% è in possesso di green pass. Sono le cifre fornite da Foad Aodi, presidente dell’Amsi, Associazione medici di origine straniera. 

Tra  le persone prive di documenti si sono registrati 1,5-2% di contagi durante la terza ondata “perché molti lavorano nelle case come colf o badanti”. Inoltre, tra le difficoltà la prima dipende dalle piattaforme di prenotazione del vaccino anti Covid: su 19 regioni e 2 province autonome solo 13 danno la possibilità, da poco, di accedere a chi non è iscritto al sistema sanitario nazionale.  

Ancora oggi non è possibile farlo sui siti di Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Umbria, Lazio, Molise, province autonome di Bolzano e Trento.  E poi adesso bisogna risolvere il problema dei vaccinati con vaccini non riconosciuti in Europa e questo riguarda tanti sia italiani che di origine straniera che non possono avere il Green pass.


4. Migranti rimasti senza casa e senza lavoro

A Cuneo 40 braccianti stranieri hanno protestato per essere rimasti senza casa a seguito di un’indagine sulla cooperativa Salimo - accusata di caporalato, di intermediazione abusiva e di lavoro nero - che si occupa di intermediazione di manodopera in agricoltura. 

Gli alloggi forniti ai braccianti in questione dalla cooperativa Salimo sono stati chiusi e ora non hanno una sistemazione.  La vicesindaca Patrizia Manassero ha affermato di voler trovare sistemazioni alternative.


5. Protesta nel campo migranti greco di Nea Kavala: “non abbiamo nulla da mangiare”

Centinaia di migranti nel campo di Nea Kavala, nel nord della Grecia, hanno manifestato il 13 ottobre per protestare contro l'attuazione di un nuovo protocollo che rende più difficile l’accesso al cibo. Secondo le persone contattate da InfoMigrants, quasi la metà dei 1.200 residenti non riceve più cibo.

"La vita qui è così dura, non ho aiuti finanziari e non ho nemmeno il diritto al cibo, spiega Edoza,  un rifugiato della Repubblica Democratica del  Congo. Dal 1° ottobre, infatti, il governo greco ha istituito punti di distribuzione di cibo nei campi di migranti in tutto il paese per compensare il mancato pagamento dell'indennità per i richiedenti asilo. Dal 2017, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) era responsabile del pagamento dell'indennità finanziaria di 200.000 richiedenti asilo dalla Grecia. Ma nel settembre 2021, Atene ha deciso di occuparsene. Un passaggio di consegne che ha intasato la macchina amministrativa greca.

Diverse sono le organizzazioni che in questi giorni denunciano la mancanza di cibo e denaro per poter vivere all’interno dei campi profughi in Grecia:

 

6. Ancora disagi in Grecia: allagamento nel campo di Samos

A causa del maltempo, le condizioni nel nuovo campo profughi di Samos sono invivibili.

Come denuncia il movimento Europe Must Act, nonostante la Commissione Europea abbia speso 40milioni di euro per la costruzione del nuovo campo profughi, esso continua a essere strutturalmente inadeguato per poterci vivere.

Infatti, non mancano le preoccupazioni per le persone costrette a vivere nel campo profughi di Samos alla luce di quanto avviene ogni anno con l’arrivo dell’inverno: forti nevicate, tempeste, grandine, inondazioni e interruzioni della corrente.
 

7. La Polonia è divisa tra solidarietà e securitarismo

Con gli slogan "Stop alle torture alla frontiera" e "Nessuno è illegale" alcune migliaia di persone hanno protestato contro il trattamento disumano dei profughi, compresi donne e bambini, che una volta bloccati per essere entrati illegalmente in territorio polacco vengono sistematicamente respinti.

Nel frattempo però, il governo polacco, in contrasto con le normative europee e internazionali sui diritti umani delle persone migranti, ha di fatto legalizzato i respingimenti : gli emendamenti approvati dal parlamento polacco includono una procedura in base alla quale una persona sorpresa ad attraversare illegalmente la frontiera può essere condannata a lasciare il territorio polacco sulla base di una decisione del capo della guardia di frontiera locale.


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