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Sentenza durissima per Mimmo Lucano, condannato a 13 anni

  
       Foto via Abolish Frontex/Twitter.

Incredulità e stupore per la sentenza nei confronti di Mimmo Lucano condannato per presunti illeciti relativi al sistema di accoglienza realizzato a Riace; un’altra vittima in un ghetto di braccianti: Omar Baldeh muore nella baraccopoli dell’ex fabbrica Calcestruzzi Selinunte a Castelvetrano; Lampedusa ricorda la strage del 3 ottobre 2013.

1. Mimmo Lucano condannato a 13 anni
L’ex sindaco di Riace, Domenico “Mimmo” Lucano, è stato condannato a 13 anni di carcere in primo grado, “una sentenza lunare e una condanna esorbitante che contrastano totalmente con le evidenze processuali” come hanno affermato i suoi legali, gli avvocati Giuliano Pisapia e Andrea Daqua.

La condanna rappresenta il doppio rispetto a quanto chiesto - 7 anni e 11 mesi di carcere - dal PM Michele Permunian e dal Procuratore Luigi D’Alessio, a seguito della vicenda giudiziaria - per cui le accuse erano già state dichiarate “incosistenti” dal Tribunale di Riesame di Reggio Calabria e dalla Corte di Cassazione - che ha visto come protagonista lo stesso Lucano e i presunti illeciti del sistema di accoglienza da lui realizzato a Riace.

La sentenza ha scosso giornalisti, politici e attivisti poiché da sindaco Lucano era riuscito a creare un sistema unico d'inclusione sociale ed economica delle persone straniere conosciuto come “modello Riace”. Un modello che prevede “che ai richiedenti asilo siano lasciate le case abbandonate e recuperate del vecchio abitato e che i soldi dei progetti di accoglienza erogati al comune dal governo siano usati per borse lavoro e per attività commerciali gestite dagli stessi richiedenti asilo insieme ai locali”. 


In quasi tutta Italia sono stati organizzati presidi e cortei in solidarietà con Mimmo Lucano e i suoi avvocati hanno affermato che impugneranno la sentenza.

 

2. 3 ottobre, Lampedusa ricorda la strage del 2013

Il 3 ottobre, Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, a distanza di otto anni dal naufragio del barcone in cui persero la vita almeno 368 migranti, a Lampedusa cittadini e attivisti hanno ricordato la strage in mare del 2013. “Non ci stancheremo mai, da questa isola, di chiedere alla comunità internazionale e all’Europa di dare una risposta concreta”, ha affermato Tarek Brhane, attivista del Comitato 3 Ottobre.

 

 

Tuttavia, secondo i dati di organizzazioni quali Oim e Unhcr, sono “oltre 1100 i migranti morti in mare nel 2021, 18400 dal 2014”.

3. Incendio nel ghetto dei braccianti di Campobello: una vittima
Si chiamava Omar Baldeh la vittima di un incendio scoppiato nel ghetto dell’ex fabbrica Calcestruzzi Selinunte nel territorio tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, in cui alloggiano 300 braccianti stranieri che lavorano come raccoglitori di olive.


 
Già nel mese di luglio, uomini e donne migranti che alloggiavano nell’ex fabbrica, ormai distrutta, avevano inviato una lettera alla Regione e alla Prefettura della Sicilia per denunciare le condizioni invivibili all’interno del ghetto. I braccianti hanno subito organizzato una protesta per l’ottenimento di documenti e di sistemazioni dignitose.
 

4. Proteste dei migranti a Malta: trattamenti disumani
A Malta, la comunità di migranti si è riunita a La Valletta in protesta contro quello che definiscono “trattamento disumano” da parte delle autorità locali e degli enti pubblici.

La protesta è scoppiata in seguito a una violenza subita da un 32enne ghanese di nome Jaiteh Lamin che è stato abbandonato su un marciapiede dal suo datore di lavoro dopo aver subito gravi ferite in un cantiere edile. Il giovane era privo di un permesso di lavoro. 



Alle proteste per l'aggressione si sommano le denunce di un comportamento razzista e discriminatorio nei confronti dei migranti da parte degli impiegati degli uffici governativi e le preoccupazioni sul precario accesso dei propri figli ai servizi di base, come scuola e assistenza sanitaria, a seguito di nuovi provvedimenti in materia di immigrazione.
 
5. Ancora violenze contro i migranti in Libia
L’Onu ha espresso profonda preoccupazione per l’ennesimo episodio di violenza contro i migranti in Libia.
“Un migrante è stato ucciso e almeno altri 15 feriti, sei in modo grave, quando le autorità di sicurezza libiche hanno compiuto [...] un raid contro case e rifugi di fortuna a Gargaresh, una zona di Tripoli densamente popolata da migranti e richiedenti asilo” si legge in una dichiarazione stampa dell’Unsmil (Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia).

 
Nel frattempo non solo la cosiddetta Guardia Costiera Libica continua a intercettare e catturare i migranti che tentano di arrivare in Europa, ma Tripoli ostacola le indagini dell’Onu sui crimini di guerra contro donne e uomini migranti. Un corollario di reati e violenze a cui i migranti sono sottoposti anche da funzionari statali.
 

6. Abusi nei Cpr, a Bari irregolarità e precarietà dei servizi di base

Frode nell’esecuzione del contratto di affidamento, in particolare, del servizio di assistenza sanitaria, violazione delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro per la mancata esecuzione delle visite mediche di primo ingresso. Queste sono le conclusioni delle indagini preliminari sulla cooperativa che gestisce il Cpr di Bari. Le indagini hanno inoltre evidenziato precarietà dei servizi essenziali di base e irregolarità nei contratti di appalto per la gestione del CPR di Bari.


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