Referendum sulla Giustizia: i quesiti, i loro obiettivi, i loro pregi e limiti
Domani, 30 settembre, si conclude la raccolta firme per i quesiti referendari sulla riforma della giustizia. Nel focus IBL Referendum sulla Giustizia: breve guida per non perdere l'orientamento (PDF), Carlo Machirelli analizza i quesiti presentati, così da offrirne una lettura agevolata, senza per questo sminuirne la complessità tecnica. «Tale esigenza - osserva l'autore - è quanto mai opportuna se si considera il contesto attuale, in cui la comunicazione è spesso frammentaria, fatta di slogan, fake news, indifferenza o prese di posizione acritiche puramente "di bandiera", quando invece le questioni che vengono messe in risalto appartengono ad ambiti diversi tra di loro e non possono prescindere da un minimo approfondimento».
Tra i sei quesiti, due sono quelli che hanno maggiormente attirato l'attenzione dell'opinione pubblica, anche alla luce dei più recenti scandali che hanno interessato la magistratura. Anzitutto, il quesito sulla responsabilità civile dei magistrati. Per Machirelli, «il quesito referendario si propone di perseguire una maggiore responsabilizzazione del singolo giudice, nel momento in cui questi viene reso diretto destinatario dell'azione di risarcimento del danno. Tuttavia, va osservato che eliminare la responsabilità vicaria dello Stato, come avverrebbe nel caso di approvazione del quesito, non ha solo aspetti "positivi"», perché il rischio è quello di «sminuire l'interesse del singolo a vedersi riparato il danno subito: d'altronde, la maggiore garanzia economica per il cittadino è quella offerta non dal patrimonio del magistrato, ma da quello dallo Stato, per cui è solo ragionevole che questi rivolga le sue pretese contro il creditore più solvibile».
Ancor più rilevante è il quesito sulla separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti: «è innegabile che la sua formulazione, per un comune cittadino (ma in realtà anche per gli addetti ai lavori), sia lunghissima, complessa ed estremamente articolata, intervenendo su ben cinque leggi diverse. In sintesi, la proposta referendaria abrogativa si propone di differenziare il concorso di accesso alla magistratura, eliminare la normativa sui passaggi tra una funzione e l'altra e bloccare i percorsi formativi che accompagnano i mutamenti di funzione. Pertanto, al magistrato che sia stato destinato, all'atto dell'assunzione in servizio alla funzione di Pubblico Ministero o Giudice, sarebbe precluso definitivamente chiedere il passaggio all'altra».
Conclude Machirelli: «il referendum abrogativo non è certamente il mezzo adatto per una riforma verrebbe da dire "epocale" e così complessa, ma rappresenta certamente un'occasione unica non solo per riaprire un confronto, ma dare a questo confronto un impulso non più procrastinabile. È innegabile, infatti, che una vera riforma della magistratura non possa prescindere ad esempio da modifiche all'assetto costituzionale, alla fisionomia del processo penale, alla creazione di due distinti organi di autogoverno, alla separazione formale dell'ordine giudiziario nelle due categorie della magistratura giudicante e della magistratura requirente con previsione di distinti concorsi per l'accesso. Per di più, è importante evidenziare come qualsiasi riforma "strutturale" dell'ordine giudiziario appaia insufficiente, se non accompagnata da una riforma "culturale" necessaria per fronteggiare i modelli di cultura giudiziaria e di cultura penale "iper-punitivisti"».
Il focus IBL Referendum sulla Giustizia: breve guida per non perdere l'orientamento di Carlo Machirelli è liberamente scaricabile QUI.
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