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Trattamento inumano e degradante nei Cpr
  
 Foto via Facebook/A Buon Diritto

La sezione “Ospedaletto” del Cpr di Torino è stata finalmente chiusa, ma i centri di permanenza per il rimpatrio continuano a essere luoghi invivibili di privazione della libertà e dei diritti.

1. Trattamento inumano: chiuso l’Ospedaletto del Cpr di Torino
Il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha dichiarato che Il Ministero dell’Interno ha accolto la richiesta di chiusura del settore “Ospedaletto” del Cpr di Torino. 

Il Garante nazionale, il 14 giugno scorso, aveva effettuato una visita al Centro di Torino a seguito del suicidio, all’interno della struttura, del cittadino guineano Moussa Balde. Balde, dopo un violento pestaggio subito a Ventimiglia, era stato trasportato nel Cpr di Torino, in condizioni psico-fisiche precarie e aveva passato i suoi ultimi momenti di vita in isolamento proprio all’interno dell'Ospedaletto”

In un rapporto realizzato a seguito di quella visita, il Garante non solo ha affermato che il settore “Ospedaletto” è una struttura inadeguata e priva dei requisiti essenziali per le esigenze sanitarie, ma anche che l’alloggiamento all’interno dell’area rappresenta un “trattamento inumano e degradante” e che tale valutazione può essere “condivisa dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo (Corte Edu) [...] esponendo così il Paese alle relative conseguenze”.

Nonostante questo piccolo passo, le condizioni all’interno dei Cpr italiani continuano a essere invivibili: nel Cpr di Torino, alcuni trattenuti hanno dato fuoco a dei materassi per protesta, una rivolta subito sedata dalle forze dell’ordine.

2. I migranti afghani bloccati sulla rotta balcanica
Mentre da un lato si parla dell’importanza di garantire asilo alle persone afghane che fuggono dal regime dei talebani, dall’altro i Paesi Ue continuano ad adottare politiche securitarie nei confronti di chi si trova già sulle frontiere, in condizioni di massima vulnerabilità.

Da soli o in famiglia, i migranti afghani continuano ad arrivare a gruppi di 50 dall’est del Carso Triestino. In un reportage, la giornalista Emanuela Bonchino racconta le difficoltà delle persone costrette ad attraversare la Rotta Balcanica per tentare di raggiungere un posto sicuro. Bonchino racconta di persone partite dalla Bosnia costrette ad accamparsi sul confine tra Italia e Slovenia e che poi partono a piedi, camminando per otto o nove giorni, spesso senza il necessario per poter sopravvivere.

Tendenza denunciata anche dalla presidentessa del Comitato per i diritti umani nel mondo, Laura Boldrini, durante un incontro sulla crisi umanitaria in Afghanistan svolto lo scorso 10 settembre.

L’ex presidente della Camera ha fortemente criticato l’atteggiamento dei Paesi Ue che continuano a trincerarsi e a respingere migranti. Boldrini ha affermato: “Si moltiplicano i chilometri di muri, recinzioni, barriere di filo spinato ai confini dell’Unione e tra gli Stati membri senza che questo susciti alcuna indignazione da parte dei guardiani dei Trattati. L’Europa si chiude e volta le spalle ai principi su cui si fonda”.

3. Stop alla sorveglianza biometrica di massa contro i migranti
31 Organizzazioni per i diritti umani, accusano l’Ue di voler utilizzare il database di raccolta dati sulle persone migranti come strumento di sorveglianza di massa,  violando i loro diritti fondamentali.

Le organizzazioni hanno inviato una lettera al Parlamento Europeo, spronando gli europarlamentari a ripensare le nuove proposte da introdurre nel regolamento Eurodac (Database europeo per le impronte digitali di chi chiede asilo e/o che soggiornano irregolarmente in Europa). Nel 2018 il Consiglio Europeo e il Parlamento Europeo avevano raggiunto un accordo per estendere il database (con tanto di immagini del volto) anche ai minori di 14 anni anni. 

Benché tale accordo non sia ancora stato formalmente adottato, Statewatch ha dichiarato che tra i tanti timori vi sono certamente la raccolta invasiva di dati di minori e la possibilità dell’utilizzo di metodi coercitivi per raccogliere dati biometrici.

4. Associazioni contro Frontex: tra definanziamento e abolizione
22 associazioni, tra le quali Open Arms, Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) e Baobab Experience, chiedono il definanziamento dell’agenzia europea Frontex - autorità che si occupa del controllo delle frontiere marittime e terrestri de paesi Ue.

La richiesta deriva da uno studio pubblicato nell’agosto 2021 da Frag den staat, un gruppo di giornalisti che si occupa di promuovere campagne su temi specifici con per aumentare la pressione sulle decisioni politiche e che promuovere la libertà di stampa. Secondo lo studio, non solo Frontex predilige il controllo delle frontiere rispetto al salvare vite umane - violando quindi il diritto internazionale e respingendo migranti sulle frontiere - ma, come spiega il giornalista Luca Rondi su AltrEconomia, “[...] si prevede che, entro il 2027, indipendentemente dai contributi dei singoli Paesi, [Frontex] avrà un proprio corpo di polizia - formato da 10mila agenti - con mezzi sufficienti per tutte le operazioni. Un’esplosione di poteri accompagnata inevitabilmente dall’aumento di budget che raggiungerà, sempre nel 2027, i 5,6 miliardi di euro”.
Parallelamente alla campagna per il definanziamento, altri collettivi e associazioni protestano per una totale abolizione di Frontex, in virtù delle continue violazioni dei diritti umani sulle frontiere, tra respingimenti illegali e uso della violenza. 



5. La Commissione Europea accusa la Grecia di attuare respingimenti illegali
La Commissione Europea ha espresso profonda preoccupazione per le accuse arrivate da diverse Ong sul trattamento dei migranti sulle coste Greche, spesso respinte illegalmente.

Oltre a spronare la Grecia a realizzare un meccanismo autonomo per il monitoraggio dei confini ellenici, la Commissione Europea ha affermato che la Grecia deve smettere di effettuare respingimenti illegali, pena la sospensione dei finanziamenti per la gestione dei flussi migratori. In una dichiarazione del mese di giugno, Amnesty International aveva accusato le autorità di confine greche di “detenere violentemente e illegalmente” rifugiati e migranti per poi respingerli in Turchia, in violazione dei trattati europei e internazionali sulla difesa dei diritti umani sottoscritti da Atene.  

Il governo greco continua a dichiarare la Turchia come “Paese sicuro” per i richiedenti asilo provenienti da Afghanistan, Bangladesh, Pakistan, Siria e Somalia, nonostante numerosi rapporti abbiano provato il contrario.

6. Incendio nella fabbrica dell’ex penicillina, simbolo di esclusione sociale di migranti e senzatetto

Un incendio è divampato nella fabbrica dell’ex penicillina di Roma, uno stabile abbandonato e da tempo divenuto rifugio per persone migranti e senzatetto.

Al momento dell’incendio, un cittadino nigeriano si è lievemente ustionato una gamba. La giornalista Eleonora Camilli insieme a Giacomo Zandonini ci avevano raccontato delle condizioni di precarietà e disagio in cui sono costretti a vivere migranti e senzatetto in quello che è a tutti gli effetti un ghetto per gli esclusi dall’accoglienza.


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