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Dalla Turchia che non riconosce loro protezione, alla Polonia che li blocca al confine, al rischio che possano passare anni in paesi terzi. La vita di chi è in fuga dall’Afghanistan continua a scontrarsi con le politiche securitarie con cui l’Europa protegge i propri confini.
1. L’incertezza dei profughi afgani
Nelle due settimane tra la presa dell'Afghanistan da parte dei Talebani e il completamento dell'evacuazione dei civili e dei soldati da parte degli Stati Uniti, il 31 agosto, circa 123.000 persone sono state portate via in aereo.
Una ventina i paesi, dall'Albania all'Uganda, che hanno accettato di ospitarli almeno fin quando la loro domanda d’asilo sarà valutata. Chi lavora con i rifugiati racconta come in molti siano saliti sull’aereo senza avere idea della loro destinazione finale, incertezza che per altri è rimasta anche all’atterraggio.
Lo scrive l'Independent, che cita l’ex generale della marina americana James "Hoss" Cartwright, secondo il quale il ricollocamento dei rifugiati dai paesi terzi potrebbe richiedere anche dieci anni.
Intanto Euro Med Rights avverte, “In Turchia nessuna protezione per i rifugiati afgani”.
2. La Polonia dichiara lo stato di emergenza al confine
Il parlamento polacco ha votato per lo stato d'emergenza ai confini con la Bielorussia. Una misura - scrive Euronews - senza precedenti nella Polonia post comunista. Lo stato d'emergenza era stato proclamato la scorsa settimana dal presidente Duda per bloccare con ogni mezzo i rifugiati che provengono dalla Bielorussia. La decisione è stata presa senza ascoltare l'Unione europea, che ha chiesto almeno di dare rifugio agli afghani. La Polonia non si è neanche rivolta all'agenzia Frontex (l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) che ha sede proprio a Varsavia.
Delle tensioni al confine tra Polonia e Bielorussia, e della sorte dei migranti afgani intrappolati, aveva scritto per noi Christian Elia.
3. Mancanza di trasparenza e violenza ai confini d’Europa
Se di Polonia abbiamo appena parlato, non va meglio al confine tra Slovenia e Italia.
Come scrive Luca Rondi su Altreconomia, “il delicato momento nella gestione delle frontiere interne all’Unione europea giustifica la mancanza di trasparenza” e il ministero dell’Interno si rifiuta di fornire i dettagli della cooperazione tra le forze di polizia di Roma e Lubiana sui pattugliamenti lungo il confine ripresi a fine luglio.
E mentre il governo sloveno acquista 55 droni per sorvegliare le frontiere, il vero mandato delle operazioni di polizia ‘rischia’ di diventare il controllo capillare del territorio per impedire alle persone in transito, migranti e richiedenti asilo, di raggiungere il territorio”
È di Valerio Nicolisi la testimonianza riportata da MicroMega riguardante la Croazia:
“nella stazione di polizia di Korenica, al confine tra Croazia e Bosnia, la pratica della violenza e della tortura contro i migranti è divenuta prassi quotidiana”.
4. Libia: un nuovo rapporto Onu documenta il dramma dei migranti
“Il dossier del segretario generale Guterres - scrive Nello Scavo su Avvenire - è un durissimo atto d’accusa nei confronti delle milizie e della cosiddetta guardia costiera libica che, alla data del 14 agosto, aveva riportato indietro 22mila persone. Finite nei campi di detenzione”.
Un orrore da cui non si salvano nemmeno i bambini che, continua Guterres hanno continuato a essere detenuti arbitrariamente nei centri di detenzione a Tripoli e dintorni, senza accesso alla protezione di base e ai servizi sanitari e senza ricorso all’assistenza legale o al giusto processo, e spesso sono stati detenuti con gli adulti”.
5. Migranti, vaccino e green pass: a che punto siamo?
Il tema migranti, virus e vaccinazioni torna a far notizia.
“L’incremento di arrivi di migranti è il frutto della crisi pandemica abbattutasi con violenza anche sui Paesi africani. Non è stato dato il giusto riconoscimento agli sforzi fatti durante la pandemia, per gestire l’accoglienza, da coniugare con le esigenze di tutela della salute”
Da una parte la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, risponde così agli attacchi da parte di Matteo Salvini. (Ne parla Annalisa Girardi su Fanpage).
Dall’altra la difficoltà di chi è senza permesso di soggiorno a scaricare dal sito del Ministero della Salute il Green Pass. Il sistema informatico, al quale si accede con il link che ogni vaccinato riceve tramite sms o via mail, non riconosce l’Stp, ossia il codice per gli Stranieri Temporaneamente Presenti, che viene dato agli irregolari per accedere alle prestazioni sanitarie. Non un problema da poco - come denunciano le associazioni - in quanto richiesto. per accedere a servizi importanti.Intanto il premier Draghi annuncia che saranno vaccinati tutti i migranti che arriveranno in Italia, mentre al Cara di Bari al via le operazioni per vaccinare 400 ospiti.
6. Il limbo di Draga, italiana senza cittadinanza
“Sono nata in Italia, sono cresciuta qui, ho fatto tutte le scuole qui. Eppure a 28 anni non ho ancora la cittadinanza per un problema burocratico. Dopo dieci anni di trafila per vedermi riconosciuto questo diritto, che dovrebbe essere naturale, sono rassegnata, ho anche smesso di lottare”. Draga ha 28 anni ed è nata a Bologna nel 1993, ma per un problema burocratico da anni cerca invano di essere riconosciuta cittadina. Eleonora Camilli l’ha intervistata per Redattore Sociale.
7. Pagella in tasca: un canale di ingresso sicuro per i minori non accompagnati
“L'immagine è di quelle che si imprimono nella memoria: il migrante adolescente sul fondo del mare che mostra orgoglioso la sua pagella piena di bei voti. Il vignettista Makkox aveva ritratto così il giovane maliano morto insieme ad altre centinaia di persone nel naufragio dell'aprile 2015 nel Canale di Sicilia. L'anatomopatologa incaricata dell'autopsia gli trovò cucita in tasca una pagella scolastica”.
Proprio da questa immagine prende il via un progetto pilota di Intersos e Unhcr per sperimentare un canale di ingresso regolare e sicuro grazie a un visto per studio per consentire ai minori non accompagnati di entrare regolarmente in Europa anziché rischiare la vita nel Mediterraneo. Chi sono questi ragazzi e cosa faranno in Italia? Su Today Chiara Cecchini ha intervistato la responsabile del progetto Elena Rozzi.
Il team di Open Migration