La web-review settimanale
in anteprima per gli iscritti alla newsletter!
Europa blindata: i Paesi Ue costruiscono muri contro i rifugiati afgani

  
       Foto via AJ+


La Grecia completa l’edificazione di un muro di 40 chilometri contro i rifugiati afgani;  la Slovenia nega i corridoi umanitari per l’Afghanistan; migranti respinti e bloccati  sul confine polacco.

 

1. La Grecia si blinda contro i rifugiati afgani

Mentre le persone afgane tentano di fuggire, la Grecia completa la costruzione di un muro, dotato di sistemi di sorveglianza, sul confine con la Turchia lungo 40 chilometri. 

A poco sono serviti i solleciti alla solidarietà e all’accoglienza della Commissione Europea.

I due ministri Nikos Panayotopoulos per la Difesa e Michalis Chrysochoidis per l’Ordine Pubblico, compiaciuti della buona riuscita dell’edificazione del muro, hanno sottolineato l’importanza della “difesa delle frontiere” della Grecia per contrastare i flussi migratori dall’Afghanistan.

E mentre anche la Turchia, baluardo del contrasto all’immigrazione verso l’Europa, decide di blindarsi a sua volta rafforzando la frontiera sul confine con l’Iran per contrastare nuove migrazioni dall’Afghanistan, Salvatore Fachile per il Manifesto spiega l’importanza di garantire la libertà di movimento per i cittadini e le cittadine afghane.


2. La Slovenia nega i corridoi umanitari per l’Afghanistan

Il primo ministro sloveno Janez Janša, che detiene anche la presidenza semestrale all’Unione Europea, ha affermato che l’Europa non è tenuta ad aprire corridoi umanitari per i migranti afgani.

Janša sostiene che l’aiuto deve essere offerto solamente a chi ha collaborato con le missioni Nato. Il presidente del Parlamento Ue David Sassoli ha replicato dicendo che Janša non può prendere decisioni per tutta l’Europa.



L’Ue continua a non trovare un accordo comune sulla condivisione delle responsabilità sulle migrazioni: non solo la chiusura sistematica delle frontiere continua a essere la norma, ma non vi è alcun piano di emergenza per la salvaguardia dei diritti dei rifugiati afgani. 

 

3. Migranti bloccati sul confine polacco

Ancora notizie di migranti bloccati sul confine tra Bielorussia e Polonia: qui uomini, donne e bambini - molti di nazionalità afgana - vengono sistematicamente bloccati e respinti. La Polonia, infatti, impedisce loro di avviare le procedure per la richiesta di asilo - nonostante, ricordiamolo, sia un diritto previsto dalle norme vincolanti dell’Unione Europea (Art. 18 Carta dei Diritti Fondamentali dell’Ue).
 

Proprio in questi giorni, il Ministro della Difesa polacco Mariusz Blaszczak ha annunciato la costruzione di una barriera per impedire l’arrivo di nuovi flussi migratori dalla Bielorussia. Polonia, Lettonia e Lituania, infatti, accusano la Bielorussia di utilizzare le persone migranti per fare pressione sui confini dei Paesi Ue, in risposta alle sanzioni contro il governo di Aljaksandr Lukashenko.


4. La nave Geo Barents trova un porto sicuro. 322 migranti sbarcano ad Augusta

Dopo diversi giorni di stallo in mare, alla nave Geo Barents è stato assegnato un porto sicuro ad Augusta per lo sbarco di 322 persone. 

A bordo sono presenti 95 minori di cui 82 non accompagnati. 

 

5. Naufragio al largo della Libia

Ancora un nuovo naufragio al largo della Libia: 16 persone risultano disperse davanti alle coste di Zuwara, mentre altre 48 persone sono sopravvissute. 



Inoltre, tra la notte del 23 e del 24 agosto, spiega l’Unhcr, la cosiddetta Guardia costiera libica ha riportato circa 279 persone alla base navale di Tripoli e al porto della raffineria di petrolio di Azzawiya.
 


 

6. Nuovo rapporto OIM sulle migrazioni: l’88% delle persone che arrivano in Libia si sposta per motivi economici

L’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) ha pubblicato un un nuovo rapporto sulle migrazioni.
 


Tra maggio e giugno 2021 sono stati analizzati i casi di 597,611 migranti di 40 nazionaltà diverse, le principali sono Niger, Chad, Egitto, Sudan, Nigeria. Tra le motivazioni che spingono le persone a spostarsi e ad arrivare in Libia, per l’88% delle persone intervistate ci sono problemi di tipo economico come un alto tasso di disoccupazione, salari troppo bassi nel proprio paese di origine e la scarsità di opportunità nel proprio paese di origine.


Il team di Open Migration

Facendo una donazione ci aiuterai ad offrire più informazione di qualità.
Sostienici
Esplora la nostra dashboard
Esplora la nostra dashboard
Open Migration su Twitter
Open Migration su Facebook
Visita Open Migration
Copyright © 2017, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili.
 
Our mailing address is:
Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili
Via Monti di Pietralata 16
Rome, RM 00157
Italy

Want to change how you receive these emails?
You can update your preferences or unsubscribe from this list