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Subject Nel Cpr di Milano i diritti umani non esistono
Date August 3, 2021 3:47 PM
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Assistenza sanitaria negata e abusi in divisa sono solo alcune delle problematiche e delle violazioni emerse in nuovo rapporto sul Cpr di Via Corelli.

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Nel Cpr di Milano i diritti umani non esistono



Autolesionismo, assistenza sanitaria negata e abusi in divisa sono solo alcune delle problematiche e delle violazioni emerse in nuovo rapporto sul Cpr di Via Corelli, mentre il Senatore Gregorio de Falco ne chiede sequestro e chiusura.

1. Nel CPR di Milano condizioni inumane
Bagni senza porte e cibo con i verbi. Queste sono alcune delle condizioni inumane ([link removed]) in cui riversa il Cpr di Milano di via Corelli, riprese in un video registrato nel Centro.

Le persone trattenute sono private dei più basici diritti umani ([link removed]) , dalla libertà individuale al diritto alla salute e all’informazione, elementi che emergono con forza anche nel nuovo rapporto “Delle pene senza delitti” ([link removed]) degli attivisti di Mai più Lager - No CPR che, insieme al senatore Gregorio de Falco e alla senatrice Simona Nocerino, hanno ispezionato il Cpr di Milano il 5 e il 6 giugno scorsi.

Il senatore De Falco ha presentato due esposti ([link removed]) per il sequestro e la chiusura del Centro: dal rapporto emergono casi di autolesionismo e di abusi da parte delle forze dell’ordine, oltre l’inadempienza amministrativa e l’assenza di protocolli d’intesa tra la Prefettura e l’ASL che garantirebbero la tutela della salute delle persone trattenute.

2. Migranti sorvegliati dallo spazio: il nuovo progetto Ue per controllare i migranti
L’Ong britannica Privacy International, che si occupa di tutela della privacy e dei dati, denuncia ([link removed]) i rischi dell’utilizzo di un sistema satellitare capace di individuare con precisione la posizione delle imbarcazioni con persone migranti a bordo.

Si tratta di un progetto pilota di sorveglianza - dal valore di 1,5 milioni di euro - realizzato da Frontex, l’agenzia Ue per il controllo delle frontiere marittime e terrestri, in grado di captare i segnali dei telefoni satellitari, spesso utilizzati dalle persone in difficoltà nel Mediterraneo per chiedere soccorso alle autorità marittime o alle Ong vicine. Privacy International afferma ([link removed]) che benché sia vero che questo metodo possa contribuire alla salvaguardia della vita in mare, può anche diventare un’arma a doppio taglio poiché l’acquisizione preventiva delle informazioni sulla posizione delle persone in mare può portare direttamente ai respingimenti illegali di massa, soprattutto verso la Libia.

Il metodo dei così chiamati pushbacks (respingimentI) è infatti il modus operandi adottato tra le politiche di frontiera degli Stati dell’Ue e da Frontex: per i suddetti respingimenti Frontex è stata accusata più volte di aver violato le leggi internazionali per la tutela dei diritti umani delle persone migranti.

3. Bulgaria, Danimarca e Francia condannate dalla Corte Europea dei Diritti Umani
Bulgaria, Danimarca e Francia sono state condannate ([link removed]) dalla Corte Europea dei Diritti Umani per violazioni nei confronti di cittadini stranieri extra ue.

Cominciando dalla Bulgaria, quest’ultima, come riportato nella sentenza ([link removed]) della Corte nel caso D. c. Bulgaria, non ha rispettato la protezione dai trattamenti inumani e degradanti e non ha garantito l’accesso a un ricorso effettivo davanti ad un'istanza nazionale,laddove i diritti e le libertà riconosciuti nella Convenzione Europea dei Diritti Umani (Cedu) sono stati violati. Nello specifico la Bulgaria ha arrestato, sul confine con la Romania, un giornalista turco che affermava di essere soggetto a rischio di persecuzione politica nel proprio Paese di origine. Il giornalista ha quindi presentato una richiesta di asilo che la Bulgaria non ha neanche tenuto in considerazione, rimpatriando il giornalista direttamente in Turchia.

La Danimarca è stata condannata, invece, per aver non aver garantito il rispetto della vita privata e familiare Infatti, nel caso M.A c. Danimarca ([link removed]) , l’amministrazione danese non ha protetto i diritti di una persona siriana, in materia di ricongiungimento familiare, la quale per tre anni non ha potuto ricongiungersi con la propria famiglia.

Infine, la Francia è stata condannata per la detenzione amministrativa di undici giorni di una donna maliana e della sua neonata di quattro mesi. Nel caso M.D. e A. D. c. Francia ([link removed]) , la Francia ha violato il diritto alla libertà e alla sicurezza senza effettuare celeri ricerche sulla legittimità della detenzione della donna in questione. La Francia è stata quindi condannata per la detenzione illegittima, con minore coinvolto, e per non aver trovato misure alternative, prediligendo misure eccessive per il caso in questione.

4. Migranti e rifugiati esclusi dall’accesso al lavoro in Italia
La nuova ricerca pubblicata dal Mixed Migration Centre sulla condizione di migranti e rifugiati nel nord Italia ([link removed]) dimostra che l’accesso al lavoro è maggiormente complicato per queste due categorie.

Grazie alle interviste raccolte tra Gennaio e Maggio 2021, il lavoro fornisce spunti di analisi sul background personale, educativo e professionale di migranti e rifugiati in Nord Italia (Piemonte e Liguria) e sulle motivazioni sottostanti la scelta di intraprendere il viaggio verso l’Europa.

Nella ricerca ([link removed]) viene evidenziato come i primi 3 motivi sottostanti la scelta di migrare siano: violenza, motivi personali/familiari e motivi economici. La disoccupazione nel Paese di partenza è più alta tra i giovani tra i 18 e i 25 anni e il 72% delle persone intervistate nella ricerca non solo è attualmente disoccupata in Italia ma non ha ottenuto le informazioni necessarie per l’accesso al lavoro. Quest’ultimo, secondo i risultati della ricerca, è percepito come la più grande sfida in Italia. Tuttavia, “interrogati sulle informazioni ricevute in merito all’accesso al lavoro, 29 su 68 non hanno ricevuto informazioni attendibili e sufficienti, mentre 22 non hanno ritenuto le informazioni ricevute utili.

5. Con le vittorie alle Olimpiadi si torna a parlare di Ius Soli
“Noi vogliamo occuparci di sport e non riconoscere lo ius soli sportivo è qualcosa di aberrante, folle. Oggi va concretizzato: a 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana”. Parola del Presidente del Coni Malagò dopo lo storico oro olimpico di Marcel Jacobs nei 100m ([link removed]) .
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Come in tanti fanno notare l’esempio di Jacobs non è pertinente con lo ius soli (sua mamma è italiana), ma sono comunque tanti gli atleti italiani che non possono gareggiare al compimento dei 18 anni per il loro paese a causa della mancanza della cittadinanza - come ad esempio Pamela Malvina Noutcho Sawa campionessa italiana di boxe. ([link removed])

Al di là dei meriti sportivi una seria riforma per i ragazzi nati e cresciuti in Italia è sempre più necessaria:

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Intanto, restando a Tokyo, continua il grande impegno della squadra olimpica dei rifugiati ([link removed]) .

6. Aumentano i soccorsi nel Mediterraneo Centrale
Oltre ottocento persone salvate da sabato dalle navi delle ong nelle acque del Mediterraneo ([link removed]) . A soccorrerli le navi Sea Watch 3 e Ocean Viking che ora attendono un porto sicuro fornito dalle autorità per sbarcare.
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Ma non è tutto, Alarm Phone comunica che circa500 persone a bordo di 5 barchini sono in difficoltà nelle acque del Mediterraneo Centrale ([link removed]) : “La Guardia costiera ne ha soccorse alcune, ma l'emergenza non è finita, molte persone sono ancora in mare e hanno bisogno di aiuto", scrive su Twitter Sea Watch Italy ([link removed]) .

Intanto, nell'hotspot di Lampedusa sono presenti 1.135 migranti, a fronte di una capienza massima prevista per 250 ([link removed]) .

7. Un nuovo muro per fermare i migranti in Turchia
L’Afghanistan che fa i conti con i Taliban e l’Iran alle prese con una storica crisi idrica. La Turchia che in entrambi i casi potrebbe far i conti con un nuovo flusso di migranti dal confine più orientale. Nasce da qui la decisione turca di costruire un nuovo muro al confine con l’Iran ([link removed]) .

“I 64 chilometri di muro turco tra Van e l’Iran dovrebbero essere terminati entro fine anno e si aggiungono ai 149 chilometri già costruiti in diversi punti del confine lungo le province di Agru, Hakkari, Igdir. Una parte dei fondi per costruirlo - ricorda Gabriella Colarusso ([link removed]) - potrebbero venire anche dai soldi europei. Dopo i 6 miliardi stanziati con l’accordo del 2016, a giugno Bruxelles ha promesso alla Turchia altri 3 miliardi di euro per il periodo 2021-2023 perché trattenga i migranti sul suo territorio evitando che raggiungano l’Europa”.

Spostandoci al confine tra Grecia e Turchia le cose non vanno meglio. L'agenzia Frontex ha infatti iniziato a utilizzare tecnologie all'avanguardia - compreso un dirigibile - per controllare il confine terrestre tra i due paesi e impedire che i migranti attraversino il confine. Gli attivisti temono che questo possa spingere i migranti a ricorrere alla più pericolosa rotta del Mar Egeo ([link removed]) .

8. Una corte in Germania blocca il rimpatrio di due rifugiati in Italia
“Il tribunale amministrativo nel Nordreno-Vestfalia ha stabilito che due rifugiati, un somalo e un malese, non potranno tornare nel nostro Paese nonostante sia quello di primo approdo all’interno dell’Unione europea perché in caso di rientro correrebbero il serio rischio di subire un trattamento inumano e degradante”. Una sentenza da cui emerge un ritratto poco lusinghiero del sistema di accoglienza italiano e che allo stesso tempo mostra i limiti e contraddice il regolamento di Dublino, ne parla su Linkiesta Luigi Daniele ([link removed]) .

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