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Il Memorandum tra Italia e Libia alla prova dei fatti

Foto di Philipp Külker via Twitter/Sea Watch

Ancora soccorsi e tragedie nel Mediterraneo centrale, mentre la cosiddetta Guardia costiera libica sperona e spara alle navi dei migranti nel tentativo di fermarle. Lo fa a bordo di barche donate dall’Italia, paese che invece di rivedere l’accordo con la Libia continua a finanziare lautamente i suoi servizi.

1. La cosiddetta Guardia costiera libica spara contro i migranti (a bordo di pattugliatori regalati dall’Italia)
Colpi di mitraglia e tentativi di speronamento per fermare una nave di migranti, il tutto in acque internazionali. È questo il trattamento che una motovedetta libica ha riservato a un barcone con una quarantina di persone a bordo mercoledì 30 giugno, incurante del rischio che potessero affondare in alto mare. 

A denunciare l’episodio è stata la Ong Sea-Watch, che ha diffuso su Twitter un video in cui sono ripresi i tentativi di speronare l’imbarcazione e di colpirla con armi da fuoco:

Come si apprende in un altro tweet della Sea Watch, la motovedetta della cosiddetta guardia costiera libica che ha sparato è la Ras Jadir 648, nave che era stata consegnata in regalo ai libici dall’ex ministro degli interni italiano Marco Minniti il 15 maggio del 2017

Video e foto di quanto accaduto sono anche alla base della denuncia che Sea-Watch ha presentato venerdì scorso presso la procura di Agrigento.

La stessa procura ha poi deciso di indagare gli ufficiali libici per "tentato naufragio" e di valutare se l'incidente ha messo in pericolo la vita dei migranti. 

“Un’inchiesta che si preannuncia tutta in salita quella coordinata dal procuratore Luigi Patronaggio  - spiega Nello scavo su Avvenire. Tra Italia e Libia, infatti, non vi sono patti di cooperazione giudiziaria e difficilmente Tripoli consegnerà i nomi degli ufficiali a bordo della motovedetta fornita dall’Italia, né le testimonianze dei guardacoste a presenti a bordo”.

Come ricorda Lorenzo Tondo sul Guardian, è la prima volta che un paese europeo avvia un'indagine contro la guardia costiera libica.

2. Intanto l’Italia rifinanzia la Guardia costiera libica con 10,5 milioni di euro
Mentre nel Mediterraneo si continua a morire, il nostro paese continua la collaborazione con le autorità libiche.

Il Governo ha infatti deciso di finanziare con 500mila euro in più le attività della cosiddetta Guardia costiera libica per il 2021: 10,5 milioni di euro contro i 10 milioni del 2020, per un totale di 32,6 milioni dal 2017

Il rifinanziamento dipende dall’ormai noto Memorandum d’Intesa tra Italia e Libia, stipulato per volere dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti: nonostante le numerose denunce inerenti alle continue violazioni dei diritti umani - abusi che vanno dagli stupri ai pestaggi nei centri di detenzione libici - l’Italia continua a non interrompere tale accordo. 

L’organizzazione Oxfam ha intanto lanciato l’ennesimo appello per lo stop ai finanziamenti delle attività delle autorità libiche. Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam Italia, ha sottolineato come il governo Draghi agisca in continuità con i governi precedenti, mentre sottolinea l’importanza di superare l’approccio securitario e violento adottato finora.

3. Un nuovo naufragio vicino Lampedusa
Sono sette i morti nel naufragio di un barcone avvenuto a circa 5 miglia da Lampedusa nella notte tra martedì e mercoledì scorso. Sono tutte donne, di cui una incinta. L'imbarcazione sulla quale viaggiavano si sarebbe all'improvviso ribaltata - forse a cause del repentino spostamento delle persone a bordo alla vista dei soccorsi - e molti sono finiti in mare. I soccorritori hanno recuperato 46 superstiti, ma dalle loro parole risultano anche 9 dispersi. “Due donne, una delle quali incinta, sono state trasferite, con elisoccorso del 118, dal Poliambulatorio di Lampedusa ad un ospedale di Palermo: una ha un edema polmonare acuto ed è stata intubata, l'altra rischia di perdere il bambino”.

Intanto, il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, chiede un incontro al presidente Draghi: "Questa ennesima tragedia nel Mediterraneo è straziante, cos'altro deve accadere per far capire all'Italia ed all'Europa che così non si può andare avanti".

4.  Nel Mediterraneo è anche record di soccorsi
“La nave Ocean Viking di Sos Mediterranée ha compiuto uno dei più grandi soccorsi realizzati negli ultimi anni dalle organizzazioni della società civile”. Come riporta Giansandro Merli su Il Manifesto, la nave ha soccorso nella notte tra domenica e lunedì 369 persone che viaggiavano su una grande barca di legno, “di quelle che negli ultimi due mesi hanno ripreso a solcare con maggiore frequenza la rotta centrale verso Lampedusa. Anche stavolta la città di partenza è Zuara, 116 chilometri a ovest di Tripoli. A bordo migranti provenienti da molti paesi, su tutti: Egitto, Bangladesh, Eritrea, Libia, Siria, Gambia e Sudan (del Nord e del Sud)”. 

A bordo della nave, che attende gli venga indicato un porto sicuro, ci sono ora 572 persone oltre l’equipaggio.

Intanto la nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere  è ancora sotto fermo amministrativo nel porto di Augusta:

5. L’accesso dei sans papier al vaccino è ancora a un punto morto
Ancora difficoltà nell’accesso al piano vaccinale per le persone migranti sans papiers.

In un’intervista rilasciata a PICUM, organizzazione che si occupa della tutela dei diritti delle persone migranti senza documenti, l’avvocato Marco Paggi dell’ASGI ha ricordato come non tutte le piattaforme per la prenotazione dei vaccini siano accessibili per chi è senza documenti. In alcune regioni, spiega Paggi, le persone migranti devono aggiungere dati come il codice fiscale che è un dato posseduto solamente da chi risiede regolarmente in Italia. 

Chi è senza documenti si trova quindi in difficoltà, nonostante sia l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) che il Testo Unico sull’Immigrazione (Art. 35) tutelino il diritto all’accesso al sistema sanitario anche alle persone non regolarmente residenti.

6. La nuova legge sull’asilo della Gran Bretagna criminalizza i rifugiati
Si chiama “Sovereign Borders Bill” e lo stesso Home Office (il ministero dell’Interno britannico) Priti Patel che l’ha fortemente voluta la definisce “il cambiamento più radicale al fallimentare sistema di asilo in vigore da decenni”. Si tratta della nuova legge sull’immigrazione nel Regno Unito presentata oggi al parlamento britannico.

 

Se la legge venisse approvata saranno previste pene più severe - ergastolo incluso - per il traffico di esseri umani. Ma renderà anche più facile deportare i migranti arrivati illegalmente nel Regno Unito e respingere quelli che tenteranno di entrare dai paesi confinanti, ad esempio della Francia attraverso il canale della Manica.

La novità più grande riguarda però la possibilità di detenere le persone in attesa dell’espulsione o della decisione su eventuali ricorsi, su isole semideserte come Ascension Island, oppure navi o piattaforme petrolifere abbandonate (un po’ sulla falsa riga da quanto fatto dalla Danimarca nelle scorse settimane).

Novità che si trascinano le critiche degli attivisti e delle associazioni che si occupano di migrazione: è una legge che criminalizza i richiedenti asilo e che rischia di portare a migliaia il numero di vittime di respingimenti.


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