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Un processo accerterà le responsabilità di Marina e Guardia costiera italiana nel naufragio dei bambini

268 vittime, 60 delle quali bambini. È il bilancio del naufragio dell'11 ottobre 2013 per il quale - a sei anni dai fatti - due ufficiali di Marina e Guardia costiera italiana dovranno rispondere di rifiuto di atti di ufficio e omicidio colposo. Ci siamo fatti raccontare da Arturo Salerni, uno degli avvocati delle vittime costituite parti civili in questo procedimento, cosa dobbiamo aspettarci dal procedimento che inizierà il prossimo 3 dicembre.

Torniamo poi in Libano dove tutti i lavoratori stranieri per essere regolari devono essere legati ad uno “sponsor”, una persona fisica. Per le lavoratrici domestiche si tratta normalmente della famiglia per cui lavorano. Se decidono di andarsene, magari a seguito di violenze, perdono il permesso di soggiorno e rischiano la deportazione. È il cosiddetto sistema della “kafala”. Daniela Sala ha intervistato alcune delle attiviste che lottano per abolirlo.


Infine la rassegna-web di questa settimana. L’ombra dei trafficanti sugli accordi con la Libia, i dubbi sui paesi considerati sicuri nel nuovo Decreto Rimpatri, il nuovo rapporto di Fondazione Moressa sull'economia dell'immigrazione. Questo e molto altro nella nostra rassegna settimanale su rifugiati e richiedenti asilo.

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Il prossimo 3 dicembre partirà a Roma il processo che stabilirà le eventuali responsabilità di Guardia costiera e Marina italiana nel naufragio di 268 persone, 60 delle quali bambini. Ci siamo fatti raccontare da Arturo Salerni, uno degli avvocati delle vittime costituite parti civili in questo procedimento, cosa dobbiamo aspettarci dal procedimento.
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In Libano, tutti i lavoratori stranieri per essere regolari devono essere legati ad uno “sponsor”, una persona fisica. Per le lavoratrici domestiche si tratta normalmente della famiglia per cui lavorano. Se decidono di andarsene, magari a seguito di violenze, perdono il permesso di soggiorno e rischiano la deportazione. È il cosiddetto sistema della “kafala”. Daniela Sala ha intervistato alcune delle attiviste che lottano per abolirlo.
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Un’inchiesta di Avvenire ricostruisce i legami tra trafficanti libici e autorità italiane disposte a tutto pur di bloccare i flussi di migranti dalla Libia. Anche a lasciare che uomini, donne e bambini siano reclusi in condizioni terribili nei campi di detenzioni del paese nordafricano.
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