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A Torino muore suicida Musa Balde, giovane di 23 anni, “ospite” del centro perché - vittima di un pestaggio - era risultato non in regola con i documenti. Sulla sua morte aperta un’inchiesta.
1. Musa Balde si è suicidio nel Cpr Torino
Musa Balde, un ragazzo di 23 anni originario della Guinea, si è suicidato sabato scorso nel Cpr di Corso Brunelleschi a Torino dove si è impiccato con un lenzuolo. Era da giorni in isolamento sanitario, nella parte della struttura chiamata “Ospedaletto”.
Qualche settimana prima la sua storia era balzata agli onori della cronaca a causa di un violento pestaggio ai suoi danni avvenuto a Ventimiglia e ripreso da un video, da parte di tre italiani che lo accusavano di un tentativo di furto.
“Dopo l’aggressione - scrive Eleonora Camilli su Redattore Sociale - il ragazzo era stato portato in ospedale, e poi appurato che era irregolare sul territorio, era arrivato nel Cpr di Torino. Dove però dopo qualche giorno si è tolto la vita”.
Ma era quello il luogo adatto ad accogliere un ragazzo che si stava riprendendo da un’aggressione? E soprattutto ha ricevuto il trattamento, anche psicologico, di cui aveva bisogno?
“A quanto mi risulta su Musa non è stato attivato nessun sostegno di natura psicologica”, ha spiegato Gian Luca Vitale, avvocato che seguiva il caso del giovane.
Intanto, mentre è stata annunciata un'interrogazione parlamentare al Ministro Lamorgese, la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta sull’accaduto.
2. La condizione dei Cpr nell’ultimo report del Garante
“Una persona affidata alla responsabilità pubblica - dice il Garante delle persone private della libertà Mauro Palma - deve essere presa in carico e trattenuta nei modi che tengano conto della sua specifica situazione, dell’eventuale vulnerabilità e della sua fragilità. Questo non è avvenuto”.
Avevamo parlato della situazione dei Cpr tratteggiata dal Garante nazionale delle persone private della libertà personale nel suo ultimo rapporto, raccontando di un sistema inefficace e che viola i diritti umani.
Tra assenza totale di attività, sostegno sanitario e standard abitativi e igienico-sanitari insufficienti, mancanza di trasparenza e negato accesso a giornalisti e società civile, l’avv. Gennaro Santoro ce lo racconta in questo approfondimento.
3. Corpi abbandonati sulla spiaggia, le drammatiche immagini che arrivano dalla Libia
Corpi inghiottiti dal mare - per lo più di bambini - dopo l’ennesimo naufragio al largo della Libia e riaffiorati su una spiaggia di Zuwara.
La denuncia arriva dal fondatore della Ong Open Arms, Oscar Camps, che pubblica sui social alcune drammatiche foto e in una intervista a La Stampa aggiunge:
“Non si tratta di ‘incidenti’ o di ‘disgrazie’ imprevedibili. L’Europa ne dovrà rispondere. Perché queste tragedie si ripetono sotto lo sguardo delle autorità nel Mediterraneo”. [...] Queste persone non sono state ‘fatte morire’ solo dai trafficanti, ma da quei governi che con la mafia libica hanno negoziato”.
4. La “normalità” di Ceuta
Dopo essere stata presa d’assalto nei giorni scorsi da circa 10 mila migranti, incoraggiati dalle stesse guardie di frontiera marocchine, Ceuta, l’enclave spagnola in territorio africano, fa i conti con quanto accaduto.
Circa 7 mila adulti sono già stati “espulsi dalle autorità”, restano invece centinaia di minori non accompagnati.
Una situazione che si appresta a tornare alla “normalità”, ma è carica di tensioni, mentre come racconta l’inviato di Rainews24 Ilario Piagnerelli, le relazioni tra Spagna e Marocco sono ai minimi termini.
Intanto il Consiglio Europeo rinvia il dossier migrazione alla prossima riunione prevista per il 24 e 25 giugno.
5. Quarantena per le navi Ong: un'interrogazione parlamentare per far luce sulla disparità di trattamento
“Il senatore Gregorio De Falco ha depositato un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere ‘quali siano le basi giuridico normative che possano ragionevolmente consentire all’Usmaf [Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera, nda] di adottare le decisioni discriminatorie’ delle quarantene riservate esclusivamente agli equipaggi delle navi Ong”.
Lo rivela il Manifesto, dopo che lo stesso quotidiano aveva denunciato, nei mesi scorsi, il caso delle misure di isolamento sanitario disposte in maniera selettiva, ricostruendo “il diverso trattamento tra le navi umanitarie e quelle commerciali che avevano salvato dei migranti e mostrato come le deroghe previste a livello normativo per ‘equipaggi e personale viaggiante’ venivano disapplicate soltanto rispetto alle organizzazioni non governative del Mediterraneo”.
6. Dovere di salvare vite umane: prosciolta Carola Rackete
“Nessun processo per Carola Rackete. La comandante della Sea Watch che speronò la motovedetta della Guardia di Finanza per entrare nel porto di Lampedusa con 42 migranti a bordo, dopo il blocco imposto dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva il “dovere di salvare delle vite”.
A deciderlo - spiega il Fatto Quotidiano - la Gip di Agrigento, Alessandra Vella, che ha accolto la richiesta della Procura, che a sua volta aveva chiesto di cancellare le accuse rivolta alla comandante della Sea Watch di aver violato il blocco imposto nel giugno del 2019.
7. Italia-Tunisia: un nuovo accordo per fermare i migranti
Sostegno economico alla Tunisia in cambio di sforzi più severi per fermare i migranti che entrano in Europa.
Il Ministro dell'Interno italiano Luciana Lamorgese e il Commissario Europeo per gli Affari interni Ylva Johansson, hanno incontrato giovedì scorso in Tunisia il Presidente Kais Saied e il Primo Ministro Hichem Mechichi, annunciando l'istituzione di una linea diretta tra Roma e Tunisi per accelerare il flusso di informazioni tra i due paesi sulle partenze di migranti irregolari e contrastare l'immigrazione irregolare.
Già questo week end la Guardia costiera tunisina avrebbe bloccato diverse imbarcazioni di migranti dirette verso l’Europa.
8. A Torino i rifugiati dell’Associazione Mosaico aiutano chiunque sia in difficoltà
Come mettere a frutto un capitale sociale fatto di anni di esperienze vissute in prima persona? A Torino donne e uomini, rifugiati in Italia da anni, hanno dato vita all’Associazione Mosaico per aiutare nuovi stranieri ad affrontare le difficoltà che loro hanno già superato. Nascono così il punto informativo dell’associazione e le iniziative di sostegno alimentare che, con la pandemia ed il lockdown, si allargano a tutti i bisognosi, stranieri e italiani. Aiutare gli altri diventa così espressione di una cittadinanza attiva, sinonimo di un’integrazione completa. La loro storia fa parte di quelle raccolte dalla campagna Amarsi un po’.
Il team di Open Migration