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Il ruolo dei trafficanti negli accordi con la Libia
 
Un fotogramma dal video di un episodio del 6 novembre 2017, quando secondo l’Ong Sea Watch una pattuglia di guardacoste libici provocò un violento incidente in mare
 
Un’inchiesta di Avvenire ricostruisce i legami tra trafficanti libici e autorità italiane disposte a tutto pur di bloccare i flussi di migranti dalla Libia. Anche a lasciare che uomini, donne e bambini siano reclusi in condizioni terribili nei campi di detenzioni del paese nordafricano.

1. L’ombra di Al Bija sugli accordi con la Libia
Uno dei più noti trafficanti di esseri umani del mondo ha partecipato ad un incontro in Sicilia con i servizi segreti italiani, al centro delle trattative le misure per contenere e controllare i flussi migratori dalla Libia.

Torniamo all’11 Maggio del 2017 quando, come ricostruisce Andrea Zitelli, nel Comune di Mineo in Sicilia si discute della gestione dell'accoglienza dei migranti e all'incontro partecipa anche una delegazione arrivata da Tripoli. Tra loro è presente Abd al-Rahman al-Milad, detto "Bija", descritto in numerose inchieste giornalistiche come uno dei più potenti e spietati trafficanti di esseri umani in Libia.

La presenza del trafficante libico all’incontro era già stata anticipata dalla nostra Nancy Porsia nel luglio del 2018 (qui l’articolo in cui ricostruisce le diverse forze in campo in Libia e il ruolo dell’Italia), ora però spuntano anche le foto dell’incontro.

A pubblicare lo scoop il giornalista Nello Scavo, che su Avvenire ricostruisce in due articoli tutti i legami tra il trafficante e gli agenti italiani.

Insomma l’Italia affida i migranti agli stessi che fa arrestare (lo stesso Al Bija Bija, è nel mirino dell'Onu per le sue attività di schiavista).

“Andremo certamente a fondo. La meritoria inchiesta giornalistica si riferisce al 2017, dovremo essere certi che non vi sia alcuno scambio con gli scafisti. Non è certo questa la maniera di risolvere la questione dei migranti irregolari” dichiara sempre a Nello Scavo il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia.

2. Sui campi di detenzioni libici
Ma cosa succede quando si viene intercettati dalla cosiddetta Guardia costiera libica anche in virtù di accordi su cui, come abbiamo visto, grava l’ombra dei trafficanti? A Zawyia si finisce intrappolati nel locale centro di detenzione per migranti sulle cui violenze indaga anche la Procura di Agrigento. Il capo carceriere si chiama Ossama Milad Rahuma e il suo nome, in Libia, lo conoscono tutti. Si tratta proprio del cugino del guardacoste libico più noto in Italia, al Bija. Ce lo racconta Lorenzo Bagnoli.

3. Sul nuovo decreto rimpatri voluto da Di Maio
Accelerare le espulsioni dei migranti irregolari arrivati in Italia e che non hanno i requisiti per rimanervi. È questa l’idea alla base del “Piano rimpatri sicuri”, il decreto interministeriale presentato dai ministri Di Maio e Bonafede, in cui è stata inserita una lista di 13 paesi considerati sicuri.

Come funziona? Il decreto - come spiega Laura Melissari su TPI - inverte l’onere della prova. I migranti che arrivano dai paesi ritenuti sicuri e inseriti nella lista, vedranno rifiutate le loro richieste di asilo, a meno che non riescano a dimostrare di essere in pericolo tornando in patria.

"Non credo che la soluzione sia dire accogliamoli tutti", ha dichiarato il leader pentastellato nel corso della trasmissione Dritto e Rovescio su Rete4. "La soluzione è dire: chi può stare qui deve essere redistribuito negli altri Paesi, ma per chi non può non possiamo aspettare due anni. Mandiamo un messaggio: inutile che venite se non avete i requisiti per la domanda d’asilo. Perché in maniera pacifica e democratica vi rimandiamo indietro".

Quali soni dunque i 13 paesi considerati “sicuri” con cui il nostro paese attuerà accordi di rimpatrio? Si tratta di Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia e Ucraina. “Sui circa 7.000 arrivi di quest’anno oltre un terzo appartengono a uno di questi Paesi. Per molte di queste persone dobbiamo attendere due anni ora, per oltre un terzo degli arrivi, acceleriamo le procedure”, continua Di Maio

Paolo Riva ci spiegava come l’allargamento della lista dei paesi considerati sicuri rischia di tramutarsi in un ulteriore ostacolo sulla via del riconoscimento della protezione

Scelte discutibili se si pensa che molti di questi paesi sono coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani. Come vi raccontavamo in questo approfondimento di Luna Liboni, in Algeria ad esempio l’omosessualità è ancora punita con il carcere.

4. Decine di morti in nuovo naufragio a largo di Lampedusa
Tredici corpi di donne recuperati senza vita, altre 15 persone che mancano all’appello, 22 superstiti. 

È il tragico bilancio di un nuovo naufragio consumato davanti le coste di Lampedusa la notte tra domenica e lunedì scorso pochi giorni dopo le ricorrenze per la strage del 3 ottobre  2013.

"A bordo erano tutti senza salvagente, se lo avessero avuto ora sarebbero tutti salvi".Ha dichiarato il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella.

"Quella che leggiamo in queste ore da Lampedusa è la cronaca di una tragedia annunciata, in questo modo non si può più andare avanti. L'Europa inizia dal Mediterraneo e la prima terra europea di attracco è Lampedusa: questa non è un'opinione politica, è geografia. È impensabile che il Mediterraneo resti ancora privo di una missione di ricerca e soccorso in mare, mentre l'Europa sta a guardare". "Il nostro governo intervenga subito per cancellare quei decreti scellerati, finché restano leggi del nostro Stato temo che nessuno di noi possa andare a letto con la coscienza in pace". Ha dichiarato l'eurodeputato del Pd, Pietro Bartolo a lungo medico sull’isola di Lampedusa

5. Open Arms salva 40 persone
Nella stessa notte in cui si è consumato il naufragio a largo di Lampedusa, la nave della Ong spagnola Open Arms ha soccorso nel Mediterraneo un’imbarcazione con 40 persone a bordo, tra cui un bambino e un neonato.


6. Fondazione Moressa presenta il nuovo rapporto sull’economia dell’immigrazione

Occupazione nella fascia tra 25 e 29 al 54,6%, oltre 20 punti in meno rispetto alla media dell’Unione europea; disoccupazione al 19,7%, contro il 9,2% di media Ue; migliaia di giovani che abbandonano il paese e invecchiamento demografico che ha un impatto sempre più significativo sulla forza lavoro. Alla luce di questi dati, quali saranno gli scenari per i giovani in Italia e in Europa? E quale sarà il ruolo dell’immigrazione? Sono le domande da cui parte il lavoro della Fondazione Moressa che proprio oggi presenta il Rapporto 2019 sull’economia dell’immigrazione: “La cittadinanza globale della generazione millennial”.

Il prezioso lavoro della Fondazione Moressa va avanti ormai da anni, qui il resoconto del report dello scorso anno, “Prospettive di integrazione in un’Italia che invecchia”.

7. Carola Rackete parla al Parlamento Europeo
Dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto attraverso tutti i canali diplomatici e ufficiali?”. “È stato una vergogna notare questo atteggiamento dall’Europa, la culla dei diritti umani. Nonostante il parere delle persone, tutta una serie di istituzioni hanno innalzato un muro. Io sono stata attaccata, mi sono ritrovata da sola”.

Sono alcuni dei passaggi più significativi dell’intervento di Carola Rackete - la capitana della nave umanitaria Sea Watch - di fronte la commissione Libe del parlamento europeo, avvenuta lo scorso 3 ottobre, Giornata del migrante.

La capitana, nonostante le dure parole, è stata salutata da un lungo applauso

Applauso autoassolutorio si domanda Concita De Gregorio dalle pagine di Repubblica?

8. A Vucjak in Bosnia, le autorità allontanano i volontari
Non sono buone notizie quelle che arrivano da Vucjak, cittadina bosniaca al confine con la Croazia: i volontari impegnati nel campo profughi accusano di essere stati allontanati e costretti a interrompere le loro attività in favore dei migranti. Accuse respinte al mittente dalle autorità.

Nella ex discarica, oggi trasformata in centro migranti che accoglie circa 600 persone, eravamo stati con Eleonora Camilli, che ci aveva raccontato come dall’acqua potabile ai servizi igienici, per gli ospiti del campo mancasse tutto.

9. Ancora tragiche immagini da Moria
Giungono ancora terribili immagini dal campo di Moria a Lesbo. Da fine settembre, quando pubblicavamo questo reportage di Marianna Karakulaki, il campo dove vivono oltre 10 mila migranti è prima stato distrutto da un incendio che è costato la vita a una giovane madre e al suo bambino, mentre ora è devastato dalle piogge.

Degli ultimi sviluppi dal Campo sull’isola greca ci parla Roberta Aiello su Valigia Blu.

10. Trump: alligatori e serpenti alla frontiera sud
Scavare fossati e riempirli di serpenti e alligatori, elettrificare le recinzioni metalliche, sparare ai migranti che tirano pietre. Sarebbero queste secondo un’inchiesta del New York Times le misure richieste dal Presidente degli Stati Uniti per sigillare il confine tra Usa e Messico e bloccare l’arrivo di nuovi migranti.

Secca la smentita del presidente Trump: le notizie riportate dalla stampa? Fake news!


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