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Subject Il rischio di morire nel Mediterraneo centrale non era così alto da mesi
Date May 4, 2021 4:28 PM
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Ancora morti in nuovi naufragi al largo della Libia, mentre sono oltre 450 le persone soccorse in diverse operazioni effettuate dalla Sea Watch.

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Il rischio di morire nel Mediterraneo centrale non era così alto da mesi

Foto via Twitter/Sea Watch

Ancora morti in nuovi naufragi al largo della Libia, mentre sono oltre 450 le persone soccorse in diverse operazioni effettuate dalla Sea Watch. Intanto i dati dimostrano che il rischio di morire in mare non era così alto dai tempi del ministro Salvini.

1. Ancora naufragi nel Mediterraneo
Almeno cinquanta persone sono annegate al largo della Libia ([link removed]) in seguito al naufragio dell'imbarcazione su cui viaggiavano. Si tratterebbe di migranti in maggioranza egiziani. Lo ha annunciato la Mezzaluna Rossa libica in un comunicato.

La tragedia si sarebbe consumata davanti alla costa della città libica di al Zawiya, ma non sarebbe l’unica di queste ore ([link removed]) .

Alarm Phone su Twitter dà notizia ([link removed]) di "undici persone annegate oggi - 2 maggio n.d.r. - al largo della costa di Zawiya", mentre Flavio DiGiacomo, portavoce dell'Oim, dichiara che 12 sopravvissuti al naufragio sarebbero stati portati indietro in Libia ([link removed]) .

Dall’inizio dell’anno le vittime sono 500, il 200% in più rispetto lo scorso anno ([link removed]) .
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2. La tragedia nella tragedia di chi ha perso un caro in mare
Corpi che quasi sempre non vengono recuperati, né identificati. C’è un dramma che si ripete ogni volta che nel Mediterraneo si verifica un naufragio: l’impossibilità di stabilire con certezza chi viaggiava a bordo della nave.
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“È molto difficile identificare i morti e le autorità non si fanno neppure carico di informare le famiglie della presunta scomparsa dei loro cari”.

Annalisa Camilli su Internazionaleha dato voce alle famiglie delle vittime del naufragio dello scorso 21 aprile ([link removed]) .

3. La nave Sea Watch sbarca a Trapani
“La nave Sea Watch 4 è arrivata questa mattina presto (4 maggio n.d.r) al porto di Trapani, intorno alle 6. I 455 migranti a bordo, salvati in diverse operazioni Sar nel Mediterraneo centrale, aspettano di sbarcare. Dopo giorni in mare - racconta Annalisa Cangemi su Fanpage ([link removed]) - tra vento e onde alte, e numerosi appelli caduti nel vuoto, alla nave dell'ong è stato assegnato un porto sicuro: sull'imbarcazione ci sono 194 minori non accompagnati, tra cui sei bambini, e 34 donne”.

Intanto la portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi denuncia: “I libici hanno picchiato i migranti davanti ai nostri occhi ([link removed]) ”.

4. La strategia segreta alla base della criminalizzazione delle Ong
“Secondo alcuni documenti interni mai pubblicati finora, la Dna - Direzione nazionale antimafia n.d.r. - ha assunto un ruolo di primo piano nella gestione del confine marittimo meridionale dell’Europa, in coordinamento con Frontex, l’agenzia che sorveglia le frontiere dell’Unione, e con le missioni militari europee al largo delle coste libiche. Nel 2013, sotto la guida di Franco Roberti, un procuratore con una lunga esperienza nell’antimafia, la Dna ha sperimentato una strategia unica: da quel momento l’immigrazione irregolare in Europa è stata affrontata con gli stessi metodi usati contro la criminalità organizzata. Con questo sistema le polizie, le guardie costiere e le marine di vari paesi d’Europa – obbligate dal diritto internazionale a salvare le navi di migranti in difficoltà – avrebbero potuto compiere qualche arresto e ottenere delle condanne.”

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In questo approfondimento per The Intercept ([link removed]) - tradotto in italiano da Internazionale ([link removed]) - Zach Campbell e Lorenzo D’Agostino ricostruiscono come il tentativo di combattere le organizzazioni di trafficanti di esseri umani con metodi presi in prestito dalla lotta alla mafia, con tutte le forzature che ne conseguono, sia sfociato nell’attuale strategia di criminalizzazione delle ong.
Forzature - imputabili sempre ai metodi della lotta alla mafia - che emergono anche in questo approfondimento in cui Lorenzo Bagnoli ci spiegava come il principale indiziato nel più grosso processo sul traffico di esseri umani in Italia fosse, con ogni probabilità, vittima di uno scambio di persona ([link removed]) .

5. Per i rider il permesso di soggiorno è una chimera
“Legare il permesso di soggiorno al lavoro da rider non è facile. Lo sa bene Omar (nome di fantasia), 34enne al servizio di una ditta di giorno e ciclofattorino di sera, che non si è visto riconoscere i soldi ricevuti da Glovo per ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo. Attività ‘non esercitata abitualmente’, si legge nel provvedimento della Questura di Torino che motiva la decisione con il carattere occasionale della prestazione. ‘Penalizzazione assurda’, commenta l’avvocato del ragazzo, pronto a fare ricorso al tribunale amministrativo regionale”. Rosita Rijtano ne parla su lavialibera ([link removed]) .

6. Sentenza Khlaifia: l’Italia ancora sotto esame per le violazioni nei centri hotspot.

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Cinque anni fa con la sentenza Khlaifia la Corte Europea dei diritti umani aveva condannato l’Italia per la detenzione arbitraria di cittadini stranieri nel Centro di soccorso e prima accoglienza di Contrada Imbriacola a Lampedusa e a bordo delle navi Vincent e Audacia, e per l’assenza di mezzi di ricorso effettivo contro questo trattenimento e le sue condizioni.

Cinque anni dopo il rispetto effettivo dei diritti negli hotspot italiani non è ancora garantito e sarà ulteriormente sottoposto a esame a dicembre 2021 ([link removed]) .
Lo ha deciso il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa in seguito alle criticità segnalate dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, A Buon Diritto e Associazione Studi Giuridici Immigrazione. Il Governo italiano dovrà fornire al Comitato dei Ministri una risposta alle specifiche violazioni riscontrate entro il prossimo 15 settembre.

7. Regolarizzazioni: una circolare del Viminale complica il processo?
“Il processo di regolarizzazione delle persone straniere in Italia continua ad essere un percorso a ostacoli. A complicare la situazione è intervenuta una circolare emanata il 21 aprile dal Viminale che ‘anziché favorire l’emersione delle oltre 200 mila persone che hanno avviato la procedura, penalizza ancora una volta chi vuole emergere dall’invisibilità’.

Lo denunciano le associazioni che si occupano di tutela dei migranti e che già nei giorni scorsi avevano inviato una lettera a Governo e Parlamento ([link removed]) per chiedere una velocizzazione delle procedure”.
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“Nello specifico - continua Redattore Sociale, che riporta la notizia ([link removed]) - le disposizioni contenute nella circolare del 21 aprile prevedono che ‘se il rapporto di lavoro cessa, anche nel caso di contratto a carattere stagionale, va rilasciato un permesso per attesa occupazione, grazie al quale l’interessato può cercare regolarmente un altro impiego’. E sono considerate illegittime perché in contrasto con le norme in vigore”.

8. La storia di Darboe: dalla Libia alla serie A
"Tanti di noi sono partiti e purtroppo non sono mai arrivati. Inseguivano un sogno, una speranza e un futuro per loro e per le loro famiglie. Impariamo a non giudicarci, ma a fare il meglio per avere un mondo sempre migliore che non obblighi più nessuno a rischiare la vita per avere un'opportunità".

Ebrima Darboe ha esordito domenica scorsa in Serie A con la Roma. Prima del debutto la Libia, la traversata in barcone verso l’Italia e l’accoglienza in Sprar. La Gazzetta dello Sport ripercorre la sua storia ([link removed]) .
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