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Il naufragio davanti alla Libia non è una tragedia

Foto via Twitter

Due giorni di richieste di soccorso ignorate, rimpalli di responsabilità, navi dei soccorritori ferme e nessuna operazione a guida statale, queste le cause di una tragedia evitabile.

1. L'ultimo naufragio davanti alle coste libiche ha causato almeno 130 vittime
“Quando siamo arrivati sul posto ci siamo trovati letteralmente a navigare in mezzo ai cadaveri che galleggiavano. Era troppo tardi, l’unica cosa che abbiamo potuto fare è osservare un minuto di silenzio”. A parlare è Alessandro Porro, presidente di Sos Méditerranée Italia, in questi giorni a bordo della nave umanitaria Ocean Viking, che è stata testimone ieri dell’ennesimo naufragio nel Mediterraneo. A perdere la vita, come riporta Eleonora Camilli su Redattore Sociale, almeno 130 persone che viaggiavano su un gommone a nord Est di Tripoli mercoledì scorso.

Probabilmente, come scrive Fabio Albanese sulla Stampa basandosi sull’accurata riscostruzione di Alarm Phone, “quando Ocean Viking ha cominciato la corsa contro il tempo per raggiungerli, la tragedia si era già consumata”.

L’imbarcazione in distress, infatti, faceva parte delle tre segnalazioni arrivate nelle 48 ore precedenti dal network telefonico civile Alarm Phone.

Segnalazioni ignorate, secondo i soccorritori, dalle autorità europee e da Frontex, che "hanno negato il soccorso". "Gli Stati si sono rifiutati di salvare i naufraghi", accusa anche l'Organizzazione internazionale delle migrazioni dell'Onu, riporta Ansa.

Alle vittime di quello che è stato il naufragio più grave dall’inizio dell’anno in termini di vite umane, ha dedicato le sue attenzioni il Pontefice: “Preghiamo per questi fratelli e sorelle e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Anche preghiamo per coloro che possono aiutare, ma preferiscono guardare da un’altra parte".

Mentre su Avvenire, Nello Scavo prova a dare un volto ai 130 dispersi del naufragio.

Intanto le Ong scrivono a Draghi: Difendiamo la legge del mare, ma siamo pronte a farci da parte se interviene l’Europa”.

2. Ecco come hanno fermato le navi delle Ong nel Mediterraneo
“Dopo l’ennesima strage in mare il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) Flavio Di Giacomo ha denunciato «un sistema di pattugliamento in mare chiaramente insufficiente». Le ragioni sono diverse: manca un vero coordinamento Sar (Search and rescue) nei tratti di mare più pericolosi, gli assetti navali istituzionali sono stati ritirati e le Ong riescono a navigare solo a singhiozzo, tra mille ostacoli”.

In che modo è stato possibile?

Nell’ultimo anno nei porti italiani sono stati disposti 8 provvedimenti di fermo amministrativo contro le navi umanitarie. Giansandro Merli su Il Manifesto elenca i numeri e spiega il funzionamento dell’ultima misura che ostacola i soccorsi.


3. Se l'Europa punta sui rimpatri

La Commissione Europea presenta una nuova proposta sull’immigrazione a cinque giorni dall’ultimo naufragio nel Mediterraneo.

“Ma questa volta, bando alle ciance - scrive Angela Mauro sull’Huffingtonpost -: invece che sull’accoglienza e la redistribuzione di chi arriva tra i vari paesi europei - strategia di fatto fallita - si punta ai rimpatri volontari. Nasce la figura del ‘coordinatore dei rimpatri’ per gestirli e incentivarli. In sostanza, per convincere chi non ha diritto a restare nell’Unione a tornare a casa o nel paese di transito. Come? Con un percorso di accompagnamento, ma soprattutto con incentivi a spese degli Stati membri, dai costi del viaggio ai sostegni economici per il primo periodo di permanenza nel paese di origine o transito. L’Ue si impegna a rimpolpare i fondi per il settore già nel bilancio attuale 2021-2027. “Non c’è politica di asilo senza rimpatri”, dice il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas.

Di rimpatri si parla anche nel nuovo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (o, dall’acronimo inglese, NDICI). Paolo Riva ci spiegava in questo articolo come la cooperazione dell’UE rischia di essere sempre più vincolata al contenimento dei flussi migratori

4. La regolarizzazione è a rischio flop: “Ero Straniero” scrive al governo
“Una lettera aperta ai ministri dell’Interno, della Salute, del Lavoro, delle Politiche agricole e al presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera è stata inviata dalle associazioni che aderiscono alla campagna “Ero straniero”, per sollecitare la regolarizzazione dei lavoratori stranieri”.

La regolarizzazione straordinaria del 2020 è in una situazione di stallo, con pesanti conseguenze in termini di sicurezza sociale e sanitaria e di legalità per il nostro Paese”, scrivono i firmatari, che si rivolgono insieme a realtà del terzo settore, sindacati e associazioni di categoria, a governo e parlamento affinché si intervenga subito sui ritardi e vengano superate le sanatorie e riformato l’intero sistema.

5. Intanto ancora violenza ai danni dei braccianti stranieri nel foggiano
Sinayogo Boubakar, 30 anni, originario del Mali, è ricoverato al policlinico Riuniti di Foggia in condizioni serie, dopo essere rimasto ferito da un colpo di fucile caricato a pallini mentre rientrava con un connazionale di 26 anni e un ivoriano di 30 anni, nel ghetto di Rignano garganico.

“L’agguato - ricostruisce l’agenzia Dire - su cui indagano i carabinieri, è avvenuto la scorsa notte in località Borgo La Rocca. I tre erano a bordo di un'utilitaria che sarebbe stata affiancata da un fuoristrada da cui sono stati esplosi alcuni colpi di fucile che hanno distrutto il finestrino posteriore dell'auto che è stata abbandonata da tre migranti che sono fuggiti a piedi, dileguandosi nelle campagne”.

Sull’accaduto è intervenuto anche Aboubakar Soumahoro. Il sindacalista della “Lega Braccianti” ha chiesto che venga fatta immediata luce sull’episodio e ha annunciato la convocazione di un’assemblea “delle lavoratrici e dei lavoratori perché questi attentati alla vita di uomini e donne, non piegheranno e non fermeremo la nostra lotta per i diritti e per la dignità socio lavorativa di tutte e di tutti”.

6. Navi quarantena, un anno di diritti violati
Il 17 aprile dello scorso anno iniziava l'esperimento Navi Quarantena: diverse migliaia di cittadini stranieri iniziano ad essere trattenuti a bordo delle navi per diverse settimane, spesso molto più a lungo di quanto la “quarantena” richiedesse. 

L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione ha recentemente pubblicato un report redatto a partire dalle informazioni ricevute nel corso di 82 interviste a persone transitate sulle navi quarantena tra aprile e novembre 2020.

Ne emerge un quadro desolante, caratterizzato da carenze sistemiche nell’accesso all’assistenza medica, alle informazioni e ai diritti. Proprio in questo contesto tre cittadini stranieri hanno perso la vita”.

Intanto le associazioni presentano un esposto alla Corte dei Conti: “Milioni buttati per un servizio inefficiente e di dubbia legittimità”.

7. Grecia a Lesbo chiude il centro di Kara Tepe
Sull’isola di Lesbo i migranti sono allo stremo: nei centri di detenzione nel giro di una settimana, sono morte 2 persone, mentre sono oltre 3 mila i bambini intrappolati (il 70% ha meno di 12 anni).


Intanto, mentre chiude il campo di Kara Tepe, Oxfam lancia un appello urgente a Ue e Grecia per un immediato cambio di rotta, che non replichi le politiche di respingimento del nuovo Patto europeo sulle migrazioni.

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