La web-review settimanale
in anteprima per gli iscritti alla newsletter!
Attivisti, giornalisti e legali: si allarga il numero degli intercettati dalla Procura di Trapani

Foto di Alexander Jaschik

Nuovi dettagli sull’inchiesta della Procura di Trapani che ha fatto intercettare le utenze telefoniche di decine di giornalisti, attivisti e legali che si occupano di migranti, diritti umani e Libia.

1. La Procura di Trapani ha intercettato attivisti, giornalisti e legali che si occupano di migranti
Non solo giornalisti che si occupano di diritti umani, migrazioni e Libia. Nelle intercettazioni sommarie effettuate nell’ambito dell’inchiesta anomala della procura di Trapani sulle ong, finiscono anche attivisti e legali.
“Il caso più grave - come riporta Lorenzo Tondo sul Guardian - sembra essere quello di padre Mussie Zerai, un prete eritreo a Roma che gestisce l'organizzazione per i diritti dei rifugiati Habeshia e che nel novembre 2016 è stato ufficialmente messo sotto inchiesta dalla procura di Trapani per favoreggiamento dell'immigrazione illegale. Zerai, candidato al premio Nobel per la pace nel 2015, è stato assolto dalle accuse, ma durante l'indagine sono state registrate decine di conversazioni con il suo avvocato che discutevano del caso.”




Un caso paradigmatico che “richiede una presa di posizione urgente a tutela della libertà di stampa e di informazione, nonché del pieno diritto alla difesa.” Così lo definisce la Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, che annuncia di aver segnalato l’accaduto ad associazioni e organismi internazionali chiedendo un'immediata presa di posizione e un approfondimento sul caso.


Intanto due fotografi italiani, Michele Lapini e Valerio Muscella, sono stati trattenuti 14 ore dai gendarmi francesi mentre stavano documentando la situazione dei migranti al confine tra Italia e Francia. Il fermo risulta ingiustificato.

2. Intanto in Libia liberato il trafficante Bija
Trafficante di esseri umani, nella lista nera del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Abdul Raman al Milad, più celebre con il nome di “Bija”, è stato liberato dalle autorità libiche. Era stato arrestato lo scorso ottobre accusato di crimini contro i migranti e contrabbando di carburante, ma in Italia era già famoso perché nel 2017 aveva incontrato al Cara di Mineo rappresentanti del Ministero dell’Interno - ne avevamo parlato qui - e perché a causa delle sue minacce ai giornalisti Nancy Porsia e Nello Scavo era stata assegnata la scorta.  Ora - scrivono su Domani Emiliano Fittipaldi e Nancy Porsia - rischia di scomparire, insieme ai suoi segreti.


3. Spari in un centro migranti in Libia: un uomo morto e due ragazzi feriti
“Un uomo ucciso e due ragazzi di 17 e 18 anni feriti dai colpi di pistola esplosi contro i migranti rinchiusi nel centro di detenzione libico di Al-Mabani, a Tripoli. È accaduto all’alba di giovedì 8 aprile e il bilancio sarebbe potuto essere ancora più grave perché le guardie hanno «aperto il fuoco indiscriminatamente all’interno delle celle». Lo ha denunciato ieri l’Ong Medici Senza Frontiere (Msf).”  “Solo poche ore prima del gravissimo episodio - ricorda Giansandro Merli su Il Manifesto - il premier Mario Draghi, in visita nella capitale nordafricana per incontrare l’omologo Abdulhamid Dabaiba, aveva ringraziato i libici per i «salvataggi» dei migranti. Una parola impropria per definire le operazioni di cattura condotte dalla cosiddetta «guardia costiera» di Tripoli a bordo delle motovedette regalate dall’Italia.”


4. Frontex: il direttore Leggeri dovrebbe dimettersi e l’agenzia riformata. Parola della deputata Sira Rego 
“Fabrice Leggeri, il direttore di Frontex, "deve dimettersi", ma le sue dimissioni non basteranno a risolvere i problemi dell'agenzia. Siamo di fronte a questioni strutturali, Frontex va del tutto riformata. Sosteniamo un modello basato sulla solidarietà, il rispetto dei diritti umani, la ricerca e il soccorso dei migranti in mare".

Lo ha dichiarato Sira Rego, parlamentare della Sinistra europea e una delle eurodeputate che sta indagando sui respingimenti illegali da parte dell'Agenzia europea della guardia di costiera e frontiera (qui l’approfondimento di Paolo Riva).  Non è la sola inchiesta aperta. Molestie, spese folli e abusi di potere: su lavialibera Rosita Rijtano, che ha intervistato l’eurodeputata, racconta di tu tutte le accuse contro l’Agenzia

5. In Turchia il Sofa Gate non mette a rischio l’accordo sui migranti
Non si fermano le polemiche per il trattamento riservato alla presidente Von Der Leyen, nella visita ufficiale ad Ankara. La vicenda, però, rischia di oscurare il vero obiettivo della visita in Turchia dei due rappresentanti dell’Unione, nella capitale turca per riallacciare i rapporti economici e diplomatici con il paese, dopo gli ultimi mesi di tensione. Ad Ankara sono state poste le basi per una nuova collaborazione in tema di migranti, al centro della quale resta il contestato accordo del 2016 per contenere il flussi migratori verso l’Europa, già rinnovato e finanziato per circa 6 miliardi di euro.

“Non solo si proseguirà sulla linea di quell’accordo ma è stato annunciato che verranno stanziati dei fondi ad hoc per la Turchia, in sostegno alla gestione dei rifugiati e che andranno anche a supporto dei paesi limitrofi” sottolinea Sara Prestianni, responsabile Immigrazione e asilo di EuroMedRights a Eleonora Camilli che la intervistava per Redattore Sociale.

6. Nuove tecnologie al servizio di vecchie ossessioni: il lato nascosto del controllo della mobilità
“Oltre ai tradizionali strumenti di sorveglianza, una vasta gamma di tecnologie è attualmente utilizzata alle frontiere europee e altrove, che si tratti dell’aggiunta di nuove banche dati, di tecnologie finanziarie innovative o, più semplicemente, l’utilizzo dei dati lasciati più o meno volontariamente dai rifugiati e dalle rifugiate durante il loro percorso migratorio. La pandemia del Covid-19 è arrivata nel momento giusto per dare nuovo stimolo agli orientamenti già adottati, permettendo di testare o generalizzare tecnologie utilizzate per il controllo dei movimenti senza tener conto dei diritti dei rifugiati e delle rifugiate.” L'ultimo brief di Migreurop, "Dati e nuove tecnologie, il volto nascosto del controllo della mobilità", è disponibile in italiano.

7. I migranti non costituiscono un rischio infettivo rilevante per la salute pubblica della popolazione ospitante
Sono le conclusioni del compendio basato sulla letteratura scientifica disponibile sull’argomento, guidato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) in collaborazione con esperti internazionali, e pubblicato sulla 'Oxford Research Encyclopedia of Global Public Health'. "Ciò che va più tenuto sotto controllo - avvertono gli esperti - è l’aumentato rischio di esposizione alle infezioni tra i migranti stessi, ovvero all’interno delle loro comunità".

 

Il team di Open Migration

Facendo una donazione ci aiuterai ad offrire più informazione di qualità.
Sostienici
Esplora la nostra dashboard
Esplora la nostra dashboard
Open Migration su Twitter
Open Migration su Facebook
Visita Open Migration
Copyright © 2017, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili.
 
Our mailing address is:
Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili
Via Monti di Pietralata 16
Rome, RM 00157
Italy

Want to change how you receive these emails?
You can update your preferences or unsubscribe from this list