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Ombre sull'accordo dei migranti raggiunto a Malta
 
Porticciolo di Sabrata – uno dei punti di partenza dei barconi di migranti verso l’Europa (foto: Nancy Porsia)
 
Richiamo alla Guardia costiera libica, “pull factor” e codice di comportamento per le ong: la bozza dell’accordo sui migranti raggiunto a Malta ha più di un punto critico.

1. Quello che non torna sull’accordo di Malta
“Questo meccanismo temporaneo non dovrebbe aprire nuove rotte illegali verso l’Europa e dovrebbe evitare la creazione di nuovi pull factor”, lo si può leggere nero su bianco al punto sei della bozza dell’accordo raggiunto a Malta la settimana scorsa, parole che ai più hanno ricordato il codice di condotta per le Ong introdotto dal ministro degli interni Minniti nel 2017.

Quella del pull factor - scrive Annalisa Camilli su Internazionale - “è un’accusa che è stata usata a fini propagandistici sia contro la missione umanitaria Mare nostrum nel 2013, sia per gettare discredito sull’azione delle organizzazioni di soccorso umanitarie alla fine del 2016, ma che è stata smentita da numerosi studi e ricerche universitarie nel corso del tempo”.

Il punto nove recita invece: “Non spegnere i transponder, il sistema Ais, di non mandare segnali luminosi o qualsiasi altra forma di comunicazione che faciliti le partenze delle imbarcazioni che trasportano migranti dalle coste africane, né di ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso condotte dalle navi delle guardie costiere, inclusa la guardia costiera libica”. Come ricorda il ricercatore Matteo Villa il testo produce un paradosso “la Libia è l'unico paese al mondo ad avere costituito un proprio Centro di Coordinamento del Soccorso (a giugno 2018) e, allo stesso tempo, a non essere considerato dall’Unhcr un "luogo sicuro" per lo sbarco delle persone soccorse”. 

Rispondendo al Ministro Di Maio, anche  il Commissario dell’Unhcr Filippo Grandi è tornato sulla questione Libia: “Alla luce del conflitto in corso, nonché delle inaccettabili condizioni umanitarie, i ritorni verso la Libia delle persone intercettate in acque internazionali devono essere evitati in ogni modo e ciò fino a quando la situazione non sarà cambiata".

2. Un incendio aggrava il dramma dei migranti intrappolati a Moria
Si aggrava la situazione a Moria dopo che un incendio ha colpito il campo provocando la morte di una giovane donna e di suo figlio.

Come riporta Repubblica, “dopo l'incendio nel campo è esplosa una vera e propria rivolta, con i migranti che hanno dato vita a duri scontri con la polizia e hanno appiccato altri incendi all'interno e all'esterno del campo, chiedendo a gran voce di essere trasferiti sulla terraferma”.

Richiesta che sembrerebbe essere stata accolta dal governo greco che si è impegnato a trasferire sul continente 250 persone entro una settimana.

Proprio la settimana scorsa con Marianna Karakoulaki vi raccontavamo le condizioni drammatiche in cui sono costretti a vivere i migranti in un campo pensato per ospitare 3 mila persone e che attualmente ne ospita più di 12 mila.

3. Ancora un naufragio a largo della Libia
Un barcone con a bordo 50 persone si è capovolto al largo della costa libica. Lo rende noto un tweet l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: “I soccorritori sono in arrivo e l'Unhcr è pronto a fornire con i partner l'assistenza medica e umanitaria”.

L'imbarcazione coinvolta nel naufragio potrebbe essere quella in avaria segnalata da Alarm Phone il giorno precedente che, se così fosse, sarebbe rimasta in mare oltre 24 ore senza che nessuna autorità abbia prestato soccorso malgrado le ripetute segnalazioni a Libia, Italia e Malta. 

Come riporta Avvenire, domenica è invece arrivata notizia del soccorso di 71 persone avvenuto alle 3 del mattino a 45 miglia a nord di Khoms: difficile stabilire se si trattasse dei soccorsi dell'imbarcazione capovolta o di un altro gommone.

4. Caritas-Migrantes: presentato il ventottesimo rapporto
“In Italia diminuiscono gli ingressi per motivi di lavoro, mentre aumentano quelli per motivi di asilo e protezione umanitaria. Pur tenendo conto della diminuzione della natalità straniera (-3,7% nel 2018), sempre più simile a quella della popolazione autoctona, perdura il contributo degli immigrati alla riproduzione demografica dell’Italia”.

Mentre si continua a parlare di “invasione” di migranti i dati sembrano confermare una tendenza contraria e di generale diminuzione. E’ quanto emerge dal XXVIII Rapporto immigrazione 2018-2019, “Non si tratta solo di migranti”, di Caritas italiana e Fondazione Migrantes, presentato a Roma la scorsa settimana. 

In Italia i cittadini stranieri regolarmente residenti, sono 5.255.503 pari all’8,7% della popolazione totale residente in Italia, al terzo posto nell’Unione europea. Il 70% degli ingressi avviene attraverso visti turistici, ormai canale principale di accesso di regolari e irregolari, mentre la comunità più numerose resta quella romena, seguita a distanza da albanesi e marocchini.

“Esiste il rischio di focalizzare l’attenzione sul problema dei profughi, che sono solo una parte del fenomeno. Un fenomeno che non è certo quel fiume in piena che si è cercato di descrivere: ad esempio l’incidenza degli alunni con cittadinanza straniera (841 mila nell’anno scolastico 2017-18 dei quali il 63,8% nati in Italia e il 9,7% dell’intera popolazione scolastica) è fermo fra il 9 e il 10% del totale da circa un decennio” ha dichiarato Simone Varisco che ha curato il rapporto per Fondazione Migrantes

5. Nuovi Sbarchi a Lampedusa
Più di duecento persone sono arrivate a Lampedusa in meno di 24 ore, sbarcati direttamente in porto o intercettati a poche miglia dalla costa. 

Situazione non di certo nuova, come sottolinea il sindaco dell’Isola Martello: “La situazione non è mai cambiata. I migranti sono sempre arrivati, anche prima, perché il problema non è mai stato affrontato e risolto. Emergenza comunque non c’è, se a Lampedusa arrivano e poi vengono trasferiti altrove problemi non ce ne sono. Si creano invece dal momento in cui i migranti vengono tenuti a Lampedusa per giorni. Ma se continua così significa che gli impegni che abbiamo preso con questo ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, funzionano. Col precedente ministro nemmeno parlavamo”.

6. Alla Camera riparte la discussione sullo ius Culturae
La ministra della Famiglia Elena Bonetti ha dichiarato di essere favorevole e il presidente della Commissione Affari Costituzionali Giuseppe Brescia ha fatto sapere che giovedì 3 ottobre ripartirà l’esame alla Camera.  

Parliamo di Ius Culturae, legge sulla cittadinanza che - come spiega Giulia Giacobini su Wired - permetterebbe ai bambini stranieri di ottenere la cittadinanza italiana al 12esimo anno d’età, purché abbiano completato un ciclo di studi o seguito un corso di formazione professionale. 

Attualmente, in base al principio dello “ius sanguinis”, il minore nato in Italia da genitori non cittadini italiani non acquista la cittadinanza e può diventare cittadino italiano solo dopo aver compiuto 18 anni e dimostrando di aver risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”.

Lo sa bene Alessia Korotkova campionessa di taekwondo che, se pur in Italia da quando ha tre anni, non riesce ad ottenere la cittadinanza ed ha dovuto interrompere l’attività agonistica

Ma intanto già fioccano i primi dubbi: “Non è la priorità” dice il Ministro Di Maio, “non sarebbe compresa” fa sapere la deputata Pd Moroni.

7. Dalla Libia al Ruanda: al via il primo programma di trasferimento dei rifugiati
Il Ruanda ha dato il benvenuto ai primi 66 rifugiati provenienti dalla Libia.

I trasferimenti si devono all’accordo tra lo stato ruandese, l'Unione Africana e l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, raggiunto lo scorso settembre per permettere a rifugiati di origine africana bloccati in Libia di abbandonare il paese. Il governo di Kigali si è detto disposto ad accogliere fino a 30.000 sfollati dalla Libia nei prossimi cinque anni.

Charlie Yaxley, portavoce dell’Unhcr per l'Africa, ha condiviso su Twitter le immagini del primo arrivo, sottolineando come siano "finalmente sicuri e ricevano aiuti e assistenza".

"Voglio che la mia bambina riceva un'istruzione. Voglio offrirle protezione e che siano rispettati i suoi diritti" ha dichiarato una delle donne proveniente dalla Libia, appena atterrata in Ruanda.

8. Ancora una rivolta nel Cpr di Ponte Galeria
Ancora una nuova rivolta all’interno del Cpr di Ponte Galeria, struttura di detenzione alla periferia di Roma: secondo quanto riportato da Valerio Renzi su Fanpage nella notte tra domenica e lunedì scorso un nuovo incendio si sarebbe sviluppato all’interno della struttura.

Le fiamme arrivano dopo che un precedente incendio, divampato lo scorso 20 settembre, aveva reso inagibile metà del reparto maschile. In quell’occasione un gruppo di migranti avrebbe dato fuoco ai materassi in segno di protesta contro un imminente rimpatrio forzato.

Dopo la visita di diverse delegazioni si era deciso di rilasciare 28 migranti in attesa di identificazione per alleggerire la struttura al collasso.

Nel Cpr di Ponte Galeria è la terza rivolta da quando è stato riaperto il settore maschile nel luglio scorso. Si protesta contro condizioni terribilmente simili a quelle che vi raccontavamo quasi 3 anni fa.

9. Rimpatri volontari: il Friuli Venezia Giulia presenta il proprio progetto
La Regione Friuli Venezia Giulia chiederà in maniera diretta finanziamenti per il rimpatrio volontario: attraverso il Servizio Polizia locale, sicurezza e politiche dell'immigrazione ha infatti presentato richiesta al fondo Fondo asilo, migrazione e integrazione (Fami) 2014-2020 per l'obiettivo "Misure di rimpatrio" per un valore totale di 5 milioni di euro.

La proposta arriva dopo il voto favorevole della Giunta regionale e servirà a finanziare la polizia locale e misure legate alla sicurezza e alle politiche di immigrazione, al fine di creare misure di rimpatrio volontario assistito.

Tra i sostenitori della proposta, l'assessore alla Sicurezza Pierpaolo Roberti, che dichiara:  

“Ora l'impegno della Regione sia orientato agli immigrati che sono giunti nel nostro Paese e che, con questo progetto, avranno la possibilità di tornare in patria e iniziare una nuova vita, grazie alla rete di comunicazione messa in campo dal volontariato, che gode di contatti in tutto il mondo e può quindi predisporre progetti concreti a loro favore".

Nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri aveva impugnato una legge della Regione Friuli che aveva come oggetto proprio i rimpatri.

10. Un monumento in piazza San Pietro per ricordare i migranti
Un monumento per ricordare il dramma delle migrazioni, una zattera in bronzo e argilla dell'artista canadese Timothy Schmalz con a bordo riprodotti 140 migranti di varie epoche e luoghi: dagli indigeni sudamericani, fino agli africani che fuggono la fame passando per gli ebrei in fuga dal nazismo. È l’opera inaugurata da Papa Francesco in piazza San Pietro in occasione della 105esima giornata del migrante. 

"Dobbiamo avere un'attenzione particolare verso i forestieri, come pure per le vedove, gli orfani e tutti gli scartati dei nostri giorni”, le parole utilizzate dal Papa in occasione dell’inaugurazione.


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