Una nave si è incendiata a nord di Zuwara. Ancora da verificare il numero di vittime, fonti parlano di almeno 60 morti.
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Un nuovo naufragio al largo della Libia
Foto di ev ([link removed]) via Unsplash ([link removed])
Una nave si è incendiata a nord di Zuwara. Ancora da verificare il numero di vittime, fonti parlano di almeno 60 morti.
1. Naufragio nel Mediterraneo, decine di morti
Nella notte tra mercoledì e giovedì, a circa 10 miglia a nord della città libica di Zuwara, è avvenuto un naufragio di cui non sono ancora chiari i contorni.
Tra le prime informazioni ufficiali raccolte, quella a riferita da fonti dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) al giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura giovedì sera: “30 persone sarebbero state soccorse, 6 avrebbero perso la vita, mentre il totale dei migranti a bordo non è precisato ([link removed]) ”.
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Quel che è certo è che un gommone con circa 100 persone si è incendiato. Secondo Mediterranea Saving Humans, che ricostruisce nel dettaglio la vicenda ([link removed]) , le vittime sarebbero oltre 60. Fonti locali parlano di un centinaio di persone morte ([link removed]) nell’esplosione.
2. Un nuovo report sulla Libia: i campi di prigionia? necessità della politica migratoria degli Stati UE”
Le persone morte nell’ultimo naufragio procedevano dalla Libia, paese al centro di un nuovo report degli ispettori delle Nazioni Unite.
“La Libia raccontata nelle 548 pagine dell’ultimo rapporto degli ispettori delle Nazioni Unite è uno Stato a pezzi, sfasciato sotto la spinta di potenze esterne, cannibalizzato dalle mafie che possono contare su referenti politici interni e padrini nei palazzi presidenziali all’estero. Nel dossier, che riassume le investigazioni dell’ultimo anno, ci sono omissis e molti fronti lasciati aperti. I tentativi di ricomposizione tra fazioni non sono facili, e forse anche per non scoraggiare un certo ritrovato attivismo della comunità internazionale il documento si tiene alla larga da previsioni catastrofiche. Ma non vuol dire scambiare la speranza con l’ottimismo. Prendiamo i campi di prigionia, nei quali avvengono “tortura, violenza sessuale e di genere, lavoro forzato e uccisioni”. I vertici delle Forze armate di Tripoli hanno spiegato all’Onu che quelle galere sono una necessità della politica migratoria degli Stati membri dell'Unione Europea”, lo racconta su Avvenire Nello Scavo ([link removed]
ww.avvenire.it/attualita/pagine/tangenti-segreti-mercenari-torture-mafia-del-petrolio-e-armi-gli-ispettori-onu-cosi-l-embargo-e-inefficace) .
3. Ancora un fermo amministrativo per la Sea Watch: ha soccorso troppe persone
La nave Sea Watch 3 è stata sottoposta a un fermo amministrativo nel porto di Augusta.
Tra le motivazioni indicate dopo l’ispezione, quella di avere sbarcato 385 persone, anche se la nave è autorizzata per 22 ([link removed]) .
“Secondo la Guardia costiera, pesa anche la "mancata effettuazione da parte dell'Unità delle preventive comunicazioni di ingresso nel porto di Augusta relative alla sicurezza marittima e al conferimento dei rifiuti generati nel corso dell'ultimo periodo di navigazione". Segnalando anche "carenze in materia di sicurezza" a bordo. Come spiega su Fanpage Tommaso Coluzzi ([link removed]) “non è la prima volta che succede, anzi. Ma il Tar di Palermo ha recentemente deciso che non questo tipo di controlli per certificare la sicurezza a bordo non spetta allo Stato italiano, e che per questo si attende un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea”.
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“Che le silenziose finezze burocratiche abbiano maggiore effetto dei tweet roboanti non ci piove, ma le responsabilità vanno cercate anche altrove. Oltre al Viminale ci sono almeno altri due ministeri coinvolti.” Scrive Su Il Manifesto Giansandro Merli ricostruendo il ruolo nella gestione degli sbarchi, nella quarantene e nei fermi del Ministero dei Trasporti e di quello della Salute ([link removed]) .
Intanto la nave Ocean Viking - con a bordo 116 persone, soccorse nei giorni scorsi in diverse operazioni al largo della Libia - è arrivata ad Augusta, porto sicuro che le è stato assegnato dopo ben 5 richieste rimaste inascoltate ([link removed]) .
4. Ancora sull’accordo tra Ue e Turchia a cinque anni dalla ratifica
Il 18 marzo scorso l’accordo tra Unione Europea e Turchia ha festeggiato i cinque anni dall’entrata in vigore.
Cinque anni da quello che Medici senza Frontiere ha definito “un punto di svolta nella fortificazione del confine esterno dell'Europa, che ha anche portato alla normalizzazione della violenza strutturale nelle politiche migratorie dell'UE ([link removed]) ”.
Cinque anni di violazioni dei diritti umani, di sofferenza fisica e mentale, grazie ad un accordo che ha trasformato gli "hotspot" sulle isole greche da centri di accoglienza in campi di detenzione a cielo aperto, come ci raccontava Marianna Karakoulaki In questo reportage ([link removed]) .
5. I numeri impietosi della sanatoria
“Più che un flop, è una sconfitta per tutti. Più che motivo di ironia d’una fazione contro l’altra, dovrebbe essere ragione di preoccupazione collettiva, specie nell’Italia di oggi, attesa da stress test importanti per la macchina della sua pubblica amministrazione dopo la pandemia. Com’era prevedibile sin dall’inizio assai faticoso, ha suscitato scherno tra gli avversari politici, e soprattutto in quella destra sovranista che più l’aveva osteggiata, il fallimento della sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari. Il provvedimento era stato fortemente voluto tra la primavera e l’estate 2020 dall’allora titolare dell’Agricoltura, la renziana Teresa Bellanova. Alcuni hanno esultato come di fronte a una significativa vittoria della propria parte. Altri si sono spinti a dileggiare le lacrime di commozione sfuggite alla ministra, con un passato da bracciante, nel dare l’annuncio del «suo» provvedimento lo scorso maggio: «Da oggi gli invisibili saranno meno invisibili». Non è and
ata come sperava la Bellanova.” Sul Corriere della Sera, Goffredo Buccini racconta i numeri impietosi della recente sanatoria partendo dai dati raccolti da Ero Straniero ([link removed]) .
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6. Rotta Alpina: sgomberata la casa cantoniera rifugio per i migranti
Questa mattina le forze di polizia hanno sgomberato la casa cantoniera alle porte di Oulx ([link removed]) , in Valle di Susa, rifugio autogestito noto per assistere i migranti diretti al confine con la Francia. L'occupazione iniziata nel 2018, ricostruisce Ansa, si inseriva nel solco delle proteste contro le politiche sull'immigrazione e i respingimenti dei francesi.
Proprio a Oulx ci avevano portato Christian Elia ed Elena Strada, raccontandoci l’ultima tappa di un viaggio che per i migranti inizia miglia di chilometri prima, e di come le realtà solidali - tra cui proprio la casa cantoniera - fossero l’ultimo avamposto contro la crescente militarizzazione della frontiera ([link removed]) .
7. Cosa raccontano i gender data sulle migrazioni?
A questa domanda rispondono i dati del Migration Portal ([link removed]) che mostrano come le donne emigrano sempre più spesso sole per motivi di lavoro, istruzione o come capifamiglia. Gli stessi dati mostrano anche, però, come restino più vulnerabili ai maltrattamenti e frequentemente esposte al rischio di doppia discriminazione in quanto donne e migranti, alla violenza e allo sfruttamento.
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