L’intervento del nuovo segretario del Pd Letta ha fatto sì che dopo anni di stallo politico si sia tornato a discutere di riforma della cittadinanza.
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Dopo 4 anni si torna a parlare di riforma della cittadinanza
Foto di copertina via L’Italia Sono Anch’Io ([link removed]) .
L’intervento del nuovo segretario del Pd Letta, con cui si è dichiarato pronto a rilanciare la discussione sullo ius soli, ha fatto sì che dopo anni di stallo politico si sia tornato a discutere di riforma della cittadinanza.
1. Cittadinanza, si torna a parlare di ius soli
"Io sarei molto felice se il governo di Mario Draghi, tutti insieme, senza polemiche, fosse quello in cui dar vita alla normativa dello Ius Soli che voglio qui rilanciare", sono bastate queste parole del nuovo segretario del PD, Enrico Letta, all’Assemblea nazionale del suo partito, per far tornare il tema al centro del dibattito politico ([link removed]) .
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Le reazioni delle forze politiche di centrodestra che sostiene il governo Draghi - come racconta Giuseppe Manzo per il giornale radio sociale ([link removed]) - sono state veementi. Per Salvini “solo un marziano, solo uno che arriva da Parigi o da Marte, si occupa di regalare cittadinanza agli immigrati”. “Non so se è più ridicolo o più offensivo per milioni di cittadini italiani in difficoltà sentir parlare di Ius soli, in questo momento ci sono ben altre difficoltà”, ha detto il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. “Un’uscita infelice e irresponsabile”. Per il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga “lo ius soli non è un tema all’ordine del giorno, io sono profondamente contrario”.
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Ma è davvero un tema trascurabile? Come raccontavamo in questo articolo di Serena Chiodo, per oltre 1 milione di persone nate nel nostro paese, o arrivate da piccole, aver frequentato in Italia dall’asilo fino all’università non basta e sono considerate dallo Stato straniere ([link removed]) .
L’assenza di una legge sullo ius soli “è una ferita che non riguarda soltanto le seconde generazioni, ma è un vulnus di civiltà che rende più debole e povero il Paese”, scrivono gli autori di una pubblicazione sul tema uscita in questi giorni e edita da Cild: "I profili di illegittimità costituzionale della legge sulla cittadinanza ([link removed][0]=AT142f-wBtIPKtnoRwc0nVYptcamHMVZwrOScc_VrkWrTxoLgpI05mmDhYcgcjPIi-YfKKn6ZoNUahEXzYZtZzh0iqt-aZGcP6N5NJLKWjTHsSu5QGVMsQFS0Io6JisDUQQVP-UWmqUmL8dNLJ25WOBRkkdFLiO9daUVXptdGSaViM-_tr5VV590uge7Txk_2rI7JdEx) ".
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La totale assenza di una normativa su ius soli e ius culturae - continuano gli autori ([link removed]) - è prettamente italiana, così come l’abnormità e l’irragionevolezza di tempistiche così lunghe.
In attesa di capire se sul tema deciderà il Parlamento o se per l’ennesima volta la discussione resterà sulle pagine dei giornali, la cittadinanza resta un tema di diritti negati.
Un tema in cui anche i dati giocano una ruolo fondamentale: se infatti è vero che l’Italia è la seconda in Ue per numero di cittadinanze concesse ([link removed]) , ciò è dovuto al fatto che fino a pochi anni fa l’Italia non l’ha concessa quasi a nessuno,mentre uno straniero residente in Italia prima di poter chiedere la cittadinanza italiana deve attendere anche 20 anni ([link removed]) .
2. I porti sono ancora chiusi?
Il Ministro degli Interni Lamorgese ha fermato più navi delle Ong con migranti a bordo rispetto al suo predecessore Salvini ([link removed]) .
“Stando ai dati del ricercatore Matteo Villa dell’Ispi, durante la permanenza al Viminale della ministra nel governo Conte 2, si è arrivati al blocco contemporaneo di sette battelli delle Organizzazioni non governative tra il 9 ottobre e il 21 dicembre 2020 (Jugend Rettet, Sea Watch3, Sea Watch4, Eleonore, Alan Kurdi, Ocean Viking e Louise Michel); mentre nell’estate 2019, periodo di massimo attivismo in materia del leader leghista all’Interno, non si è mai andati oltre le quattro navi Ong ferme.”racconta Goffredo Buccini sul Corriere della Sera, utilizzando i dati del ricercatore Ispi Matteo Villa ([link removed]) .
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La ministra ha però preferito il fermo amministrativo al sequestro: meno mediatico, più efficace. Come spiega il Corriere, “fino a settembre 2019 (data di nascita del Conte 2 con l’avvicendamento tra Salvini e Lamorgese) contro le navi umanitarie si usava il sequestro penale, derivante dall’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (vigente il decreto Sicurezza 2). Dalla primavera 2020 in poi questa misura viene sostituita dal fermo amministrativo della nave”. “È come se si passasse da una repressione politico-giudiziaria con Salvini a una dissuasione burocratica più serrata con Lamorgese”.
3. Le Ong sono ancora sotto attacco (ma continuano a salvare vite)
“A Sascha Girke la notizia arriva sul ponte della Sea-Watch 3, poco dopo la fine dei soccorsi di 363 migranti: le indagini su di lui e altre 20 persone impegnate nel Mediterraneo tra il 2016 e il 2017 con le Ong Jugend Rettet, Medici Senza Frontiere e Save The Children si sono chiuse il 3 marzo. È accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in concorso e rischia fino a 20 anni di carcere. Probabile il rinvio a giudizio. Girke è un paramedico, nato in Germania 42 anni fa. Negli ultimi cinque ha partecipato a molte missioni umanitarie. «Vogliono farci fuori, ma non ci faremo intimidire», racconta a Giansandro Merli che lo intervista per il Manifesto ([link removed]) .
Se la lotta al soccorso ha vissuto il suo apice mediatico durante il primo governo Conte, per Michela Murgia il governo Draghi ci sta offrendo indizi di nuova spietatezza politica ([link removed]) :
“l segnale della valanga imminente non è però caduto in mare, ma a terra, e precisamente sulla testa di un uomo anziano di Trieste, Gian Andrea Franchi, e di sua moglie Lorena Fornasir. I due, 84 anni lui e 67 lei, sono noti da anni nel mondo del soccorso umanitario per essere i samaritani che prestano aiuto ai migranti che arrivano dal confine sloveno dopo essere sopravvissuti alla via gelida della rotta di terra. I due vecchi avrebbero la colpa di aver ospitato «a scopo di lucro» per una notte una famiglia iraniana con due bambini. Come è già accaduto ogni volta che la loro associazione negli anni si è vista rivolgere dalla procura la stessa accusa, è facile prevedere che anche stavolta non ci sarà niente da rimandare a giudizio, ma non è questo il punto. C’è una nuova spietatezza politica nell’aria e qualcuno spera forse che l’emergenza pandemica ci distragga dal vederla.”
4. 10 anni fa iniziava la guerra in Siria
A 10 anni dall’inizio della crisi in Siria, milioni di rifugiati affrontano difficoltà senza precedenti a causa della crescente povertà, della mancanza di opportunità e dell’impatto del COVID-19 (qui un reportage dell’UNHCR ([link removed]) ).
Tra loro una intera generazione di bambini il cui futuro, come scrive Andrea Iacomini sull’Huffington Post, è appeso a un filo ([link removed]) :
“Secondo dati verificati – tra il 2011 e il 2020 - circa 12.000 bambini sono stati uccisi o feriti. In 10 anni di conflitto più di 5.700 bambini – alcuni anche di 7 anni – sono stati reclutati nei combattimenti e oltre 1.300 strutture sanitarie e scolastiche e relativo personale sono stati attaccati. Oggi, 6 milioni di bambini in Siria e 2,5 milioni di bambini che vivono come rifugiati nei paesi vicini hanno bisogno di assistenza umanitaria. Questi bambini sono segnati da stress psicofisico perché esposti continuamente a violenza, shock e traumi.”
5. E cinque anni dall’accordo tra UE e Turchia
Il 18 marzo sarà anche il quinto anniversario dell’accordo Ue-Turchia in materia d’immigrazione. Cinque anni di politiche fallimentari che hanno costretto decine di migliaia di persone a vivere in condizioni disumane sulle isole greche (ve lo raccontiamo qui ([link removed]) ) e hanno messo in pericolo i rifugiati, costringendoli a stare in Turchia.
Mentre ministri dell’Interno e degli Esteri dell’Ue si preparano a discutere sull’ulteriore ampliamento della cooperazione in tema di migrazioni con paesi esterni all’Unioneè dura la presa di posizione di Amnesty International ([link removed]) .
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Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee ha dichiarato: “L’accordo Ue-Turchia è stato un misero fallimento. L’Ue e gli stati membri non sono riusciti a farsi carico delle persone in cerca di salvezza in Europa. Non sono riusciti a rispettare i diritti di rifugiati e migranti e non sono riusciti a offrire alle persone in cerca di protezione un percorso alternativo sicuro per raggiungere l’Europa. I ministri devono dare priorità a soluzioni fattibili che potrebbero salvare vite umane. Le scandalose politiche come l’accordo Ue-Turchia e la sciagurata cooperazione dell’Ue con la Libia non può rappresentare un modello da seguire per accordi futuri con altri paesi in materia d’immigrazione”.
6. Carceri: l’aggravante di essere straniero
“A dare un’occhiata dentro le carceri italiane si ha l’impressione che sia passata un’intera era geologica da quando «l’identità nazionale rumena veniva considerata un’aggravante», per usare le parole di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. [...] «Mentre la popolazione carceraria è aumentata – ha spiegato ieri Gonnella – negli ultimi anni la componente rumena è diminuita di un terzo, passando da quasi 3 mila del 2009 a circa 2 mila del febbraio 2021». L’integrazione ha viaggiato più velocemente del populismo penale”. Su il Manifesto Eleonora Martini analizza i dati del XVII rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione dal titolo «Oltre il virus» ([link removed]) .
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Dati interessanti per fugare dubbi relativi alla sicurezza, ma anche per proteggere i diritti di tutti: “Se nell’ultimo anno la popolazione carceraria è diminuita del 12,3% (53.697 detenuti attuali) - continua l’articolo - il numero di stranieri detenuti rimane invece stabile al 32,5%. Succede però che «il 16,1% degli stranieri si trova in carcere con una condanna non ancora definitiva», mentre «gli italiani nella stessa condizione sono il 14,7%». E che i detenuti stranieri, “confinati” in massa in Sardegna, finiscano per scontare l’intera pena in carcere, usufruendo delle pene alternative molto meno degli italiani. Senza parlare del fatto che dei 67 mediatori culturali previsti in pianta organica, in servizio in tutta Italia ce ne sono solo 3 (tre).”
7. Accoglienza: ecco i “danni” prodotti dal Decreto Salvini
“Ora c’è la controprova. I cosiddetti Decreti sicurezza del primo governo Conte hanno penalizzato l’integrazione, colpito i modelli di accoglienza virtuosi, scaraventato nell’irregolarità decine di migliaia di richiedenti asilo. Nel 2019 infatti sono stati oltre 46 mila i posti cancellati nel circuito dell’accoglienza. Di questi, 15 mila nelle strutture piccole diffuse sul territorio. Se nel 2018 più di un terzo dei comuni ospitava centri, l’anno dopo la percentuale era calata a meno di un quarto. Il taglio della quota per ospite, poi, da 35 a 27 euro, ha ridotto l’investimento sull’integrazione, a partire dalla lingua. È il quadro che emerge dal rapporto Una mappa dell’accoglienza - Centri d’Italia 2021, realizzato da Openpolis e ActionAid” Luca Liverani ne parla su Avvenire ([link removed]) .
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