Guarda il webinar di ieri su Bruno Leoni, la Resistenza e le formazioni autonome
Presentazione online del libro curato da Tommaso Piffer

La Resistenza italiana è stata una realtà molto complessa e articolata, le cui vicende si intrecciarono strettamente con quelle dei partiti antifascisti. A fianco delle formazioni più note, come le Brigate Garibaldi, Giustizia e Libertà e le Brigate Matteotti, furono molto attivi anche gruppi di orientamento cattolico e liberale e formazioni "autonome" di ispirazione monarchica o non connotate politicamente.

Il webinar IBL di ieri su "Bruno Leoni nella Resistenza: il ruolo delle formazioni autonome e liberali" è stato l'occasione per fare luce proprio su gruppi e singole figure che, pur avendo svolto un importante ruolo durante la Resistenza, solo di recente cominciano ad essere analizzate e studiate.

Il webinar ha preso infatti spunto dalla recente pubblicazione del libro Le formazioni autonome nella Resistenza italiana a cura di Tommaso Piffer ed edito da Marsilio. All'incontro online sono intervenuti, insieme al curatore, Roberto Chiarini (storico, già professore ordinario di Storia contemporanea all'Università di Milano), Antonio Masala (ricercatore di Filosofia politica all'Università di Pisa) e Paolo Pezzino (storico, già professore ordinario di Storia contemporanea all'Università di Pisa).

Antonio Masala ha parlato proprio del ruolo svolto dal giovane ufficiale Bruno Leoni, a cui è dedicato un capitolo del libro, che nel 1943 entrò a far parte dell'A Force, l'organizzazione anglo-americana incaricata di recuperare i prigionieri alleati dietro le linee nemiche, spendendosi in rischiose missioni. Fino all'uscita del volume curato da Piffer, si sapeva molto dell'attività scientifica di Leoni, ma poco invece del suo coinvolgimento nella Seconda guerra mondiale. 

Paolo Pezzino ha cercato di definire un tema sfuggente come quello delle formazioni autonome, nei loro rapporti con il Comitato di liberazione nazionale (CLN), con i governi guidati da Badoglio e nelle loro finalità. Successivamente ha commentato alcuni punti caratterizzanti il loro operato: il patriottismo, la guerra di liberazione dall'occupante straniero, il rifiuto di un approccio rivoluzionario e il rifiuto di esporsi a eventuali rappresaglie.

Roberto Chiarini ha invece messo in evidenza come, a più di settant'anni dalla fine del conflitto bellico, manchi una letteratura sul fenomeno delle formazioni autonome. Questo fatto, se messo a confronto con le testimonianze ricchissime sugli altri aspetti della Resistenza, deve far riflettere molto sulla "memoria" legata alla Resistenza.

Per Tommaso Piffer la galassia liberale ha sottovalutato l'importanza di raccontare la propria storia, di fare cultura intorno al contributo delle formazioni autonome nella Resistenza. La narrazione fortemente politicizzata della Resistenza ha penalizzato queste componenti, additate ingiustamente di portare avanti un antifascismo in qualche modo "meno limpido": al contrario, le formazioni che non facevano capo ai partiti del CLN meritano grande rispetto, anche perché l'approdo alla democrazia ha dato ragione alle idee di cui erano portatrici.

Il webinar è disponibile on-demand sul canale YouTube dell'Istituto Bruno Leoni.

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