From Open Migration <[email protected]>
Subject I respingimenti informali verso la Slovenia sono illegali
Date January 26, 2021 5:59 PM
  Links have been removed from this email. Learn more in the FAQ.
  Links have been removed from this email. Learn more in the FAQ.
La prassi adottata dal ministero dell'Interno in attuazione dell'accordo bilaterale con la Slovenia è illegittima sotto molteplici profili 

La web-review settimanale
in anteprima per gli iscritti alla newsletter!
View this email in your browser ([link removed])
I respingimenti informali verso la Slovenia sono illegali

Foto via Twitter ([link removed]) /SOS MEDITERRANEE ITA ([link removed])
La prassi adottata dal ministero dell'Interno in attuazione dell'accordo bilaterale con la Slovenia è illegittima sotto molteplici profili.

1. Illegali i respingimenti “informali” verso la Slovenia
“Un’importante sentenza del tribunale di Roma stabilisce che il meccanismo delle ‘riammissioni a catena’ dei migranti della rotta balcanica è illegale.” Come racconta Annalisa Cangemi su Fanpage ([link removed]) , il Tribunale di Roma ha sentenziato “sul caso di un cittadino pakistano, richiedente asilo, riammesso nel luglio del 2020 dall’Italia alla Slovenia, da qui in Croazia e quindi in Bosnia, secondo un meccanismo consolidato di ‘riammissioni a catena', in base a un accordo bilaterale Italia-Slovenia del 1996”

"La prassi adottata dal ministero dell'Interno in attuazione dell'accordo bilaterale con la Slovenia è illegittima sotto molteplici profili" si può leggere nella sentenza emessa dalla giudice Silvia Albano. Come ricostruisce Fabio Tonacci su Repubblica ([link removed]) , si tratta dell'“esito di un procedimento cautelare d'urgenza presentata da un uomo pakistano di 27, Mahmood, contro il ministero dell'Interno. “La storia di questo 27enne - prosegue Tonacci - non è diversa da quella di migliaia di migranti che partecipano al Game, come nei campi profughi della Bosnia è stata beffardamente ribattezzata la pericolosa traversata dei boschi croati e sloveni. A metà del luglio scorso Mahmood raggiunge la frontiera di Trieste dopo il viaggio lungo rotta balcanica durante il quale ha subito violenze e trattamenti inumani, provati da una serie di fotografie che ha messo a
disposizione del magistrato. È fuggito dal Pakistan "per le persecuzioni a causa del mio orientamento sessuale".

Anna Brambilla, avvocata di Asgi che insieme alla collega Caterina Bove ha firmato il ricorso del signor Mahmood illegittimamente respinto dall'Italia alla Slovenia, invece, spiega in questo articolo di Giansandro Merli sul Manifesto ([link removed]) , gli effetti dell'ordinanza del tribunale.
[link removed]

Per approfondire il tema dei respingimenti “a catena” e la sistematicità di tali pratiche consigliamo la lettura di questa ricerca sul sito di MeltingpotEuropa ([link removed]) . Qui invece un interessante reportage di Serena Tarabini dalla Bosnia per capire come viva chi è bloccato lì ([link removed]) .

2. Protezione internazionale per chi fugge dal rischio Covid
Il Tribunale di Milano invita, nell'analisi della domanda di asilo, a considerare anche il rischio Covid dei paesi di Provenienza. Come spiega sul Corriere Luigi Ferrarella ([link removed]) : “ Il rischio Covid nei Paesi d’origine può essere motivo e concausa per concedere in Italia la «protezione umanitaria» a migranti che non abbiano diritto all’asilo politico o alla protezione sussidiaria”.

Come sempre la valutazione dovrà avvenire caso per caso e il titolo concesso solo se “la pandemia - oltre a essere misurata nel suo concreto impatto territoriale da specifici indici internazionali - appaia un rischio (in termini di scarse risorse sanitarie, insicurezza alimentare, disordini sociali, crisi economica) di ulteriore aggravamento di una pregressa vulnerabilità personale”.

3. Comincia il processo per il “naufragio dei bambini” dell’11 ottobre 2013
Si è aperto il 19 gennaio scorso davanti al Tribunale di Roma il dibattimento del processo penale per il naufragio dell’11 ottobre 2013 nel quale persero la vita oltre 200 persone di cui sessanta bambini. Gli imputati, che allora ricoprivano ruoli di comando rispettivamente nella Marina Militare e nella Capitaneria di Porto- noi ve lo avevamo raccontato qui ([link removed]) - sono accusati di omissione di atti d’ufficio ed omicidio plurimo aggravato per aver posto in essere condotte che portarono al fatale ritardo nel soccorso dei profughi, per lo più siriani, che si trovavano a poche miglia dalle coste di Lampedusa. Le vittime sono oltre 280 persone e tra essi oltre sessanta bambini. A rappresentare alcune tra le persone che si trovavano a bordo dell’imbarcazione quel giorno e i familiari di alcune delle vittime, costituitisi come parti civil e che saranno ascoltati come testimoni nel corso
del dibattimento, saranno gli avvocati di Progetto Diritti Arturo Salerni, Mario Angelelli, Gaetano Pasqualino e Giuseppe Nicoletti ([link removed]) . Nel processo sono stati chiamati come responsabili civili il Ministero della Difesa ed il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

[link removed][0]=AZVmJsktUF2F5T47vjJHcONa7DZ0NZjBenBvDYZeWY4dBgBqls_jV3xpXGzMyukXCtN9Ytd2FYZzjkYWbXr6ot3LgRvIdIlcjCOsc8233zwrpiu4dl9ivIMxnd-s4WqxoDcRbFb5WzbGhGINe3d0af4M&__tn__=%2CO%2CP-R

4. Ocean Viking sbarca ad Augusta: ha soccorso oltre 300 persone
“È ormeggiata il 25 gennaio nel porto di Augusta la nave Ocean Viking di Sos Mediterranee. A bordo, il personale dell'Asp di Siracusa sta eseguendo i tamponi ai 373 migranti salvati in diverse operazioni nel canale di Sicilia. Gli adulti - riporta Rai News ([link removed]) - saranno trasferiti sulla nave quarantena Snav Adriatico, come stabilito nei protocolli per il contenimento dell'emergenza sanitaria. I 120 minori non accompagnati saranno trasferiti nel centro di accoglienza indicato dal ministero dell'Interno”.
[link removed]

Come racconta la stessa organizzazione, “la Ocean Viking ha soccorso - in meno di 48 ore - 374 persone da 4 gommoni in pericolo in 3 diverse operazioni di soccorso nella regione libica di ricerca e soccorso. Tra i sopravvissuti ci sono 165 minori. Quasi l’80% di loro non è accompagnato. 21 sono neonati e bambini piccoli di meno di 4 anni. Delle 48 donne soccorse, quattro sono incinte e 32 viaggiavano da sole”. “Temevamo un lungo stallo in mare ([link removed]) ”.

“In Libia eravamo tutti stipati in una casa, non eravamo liberi di andare dove volevamo. Ero fuori quando sono arrivati i banditi e volevo correre per avvertire gli altri. Quando hanno sparato, io sono caduto a terra. Questo accade sempre in Libia. Sono stato curato per questa ferita solo 4 ore dopo, un amico mi ha portato da una donna camerunese che era medico e lei si è presa cura di me" ha dichiarato uno dei sopravvissuti ad Alessandra Ziniti di Repubblica ([link removed]) .

Intanto per fugare ogni dubbio di “pull factor, l’ottima analisi di Emanuele Villa:
[link removed]

5. Frontiere esterne: la politica di esternalizzazione europea e le ripercussioni nel Sahel
[link removed]ù

“Ciò che l'offensiva di controllo delle frontiere dell'UE in Niger, il più importante stato di transito dell'Africa occidentale fino ad oggi, avrebbe significato per i Touareg era prevedibile fin dall'inizio. Ad ottobre 2016, il consiglio regionale di Agadez, l'hub della rotta trans-sahariana, aveva già predisposto uno studio. Questo mostrava la perdita che le nuove politiche apportavano alla regione: secondo lo studio, ogni migrante lasciava in città l'equivalente di 295 euro per l'alloggio, il cibo, le provviste, la tassa di uscita e il viaggio verso la Libia. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) stima che un totale di 330.000 persone hanno viaggiato attraverso Agadez nel 2016. Se dovessero non mettere più piede in città, il consiglio regionale ha calcolato che ci sarebbe una perdita di circa 100 milioni di euro all'anno” Inizia così un’interessante analisi del giornalista Christian Jakob su Migration Control ([link removed]) , un’analisi
che non si ferma al solo aspetto economico ma che analizza come “più velocemente del deserto stesso, le operazioni di protezione delle frontiere dell'UE si stanno diffondendo nel Sahel, penetrando sempre di più nelle regioni di transito e di origine dei migranti”.

6. Sulla barriera anti migranti in Ungheria
A proposito di frontiere esterne, “La barriera di confine dell'Ungheria è stata tra le prime a sorgere, nel 2015, quando le guerre in Siria, Iraq e Afghanistan avevano portato al più alto numero di richieste d'asilo ricevute in rapporto alla popolazione: 1770 domande per 100.000 abitanti. L'Ungheria ha iniziato la recinzione dei suoi confini con Serbia e Croazia: 289 chilometri di ferro e filo spinato”, Chicco Elia ne parla su Snapchat from Borders ([link removed]) .

[link removed][0]=AZXL_eNeoRM7NH9uQLI7sb4KeYyGNJAPe1Mzvr4mMSGyDmDPQyDL6yocNrf6DVF2itTC48H40354y71zIsxvt79FIODtKp4O0gg2TiLUEWcz_LOln49aT_4Xj8XyOWqhAwNrY20rHLiuVAT_xS8fsNoN&__tn__=%2CO%2CP-R

7. Nuove accuse nei confronti di Frontex
Non bastavano le accuse di respingimenti illegali nel Mar Egeo - noi ve le avevamo raccontate in questo articolo di Anna Dotti ([link removed]) - ora Frontex, l’Agenzia per le frontiere dell'Unione Europea, deve guardarsi anche dalle accuse di sprecare milioni di euro in feste.

Come racconta Valentina Furlanetto su Il Sole24Ore ([link removed]) , “Frontex ha organizzato cinque eventi in quattro anni ai quali hanno partecipato in centinaia tra dipendenti e ospiti. Il conto totale dei budget per le feste in quel periodo ammonta a un totale di 2,1 milioni di euro. A rivelarlo è la testata EUobserver che ha avuto accesso ai documenti interni: si va dai 94.000 euro spesi nel 2015 per una cena per 800 persone presso l’elegante ristorante Belvedere di Varsavia, città dove ha sede l'agenzia, ai 580 mila euro spesi per una festa in trasferta sul Mar Baltico presso la località balenare di Sopot.”

8. L’impatto della pandemia sulla vita dei migranti lavoratori in EU
“I numeri del Migration Data Portal evidenziano il ruolo positivo dei cittadini extra-comunitari impiegati nei settori essenziali. Di solito sono i primi a essere licenziati o a vedere il loro orario di lavoro ridotto. In molti paesi, lo status legale dipende dal fatto che lui o lei abbia una occupazione. Perderla significa dover lasciare il Paese”. Lo racconta Alexander Damiano Ricci su Linkiesta ([link removed]) .
[link removed][0]=AZVbjEky2cnbJg4fG1zifW97hY156fLbPiarlr5NSUxy8OWf7oQZlG8r4xnRga1LTjbDtenFA5wd7o-0td8peJzbljNzKZBiu3Nf3zjyuR1N9aWVnUykguG5e_7lQ94YvB3B2TA9A5DdRB7WywhPwKE3&__tn__=%2CO%2CP-R

Scriveteci ([link removed]) e diteci che ne pensate!

Il team di Open Migration
Facendo una donazione ci aiuterai ad offrire più informazione di qualità.
Sostienici ([link removed])
Esplora la nostra dashboard ([link removed])
[link removed]
Esplora la nostra dashboard ([link removed])

============================================================
** Open Migration su Twitter ([link removed])
** Open Migration su Facebook ([link removed])
** Visita Open Migration ([link removed])
Copyright © 2017, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili.

Our mailing address is:
Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili
Via Monti di Pietralata 16
Rome, RM 00157
Italy
Want to change how you receive these emails?
You can ** update your preferences ([link removed])
or ** unsubscribe from this list ([link removed])
Screenshot of the email generated on import

Message Analysis

  • Sender: Open Migration
  • Political Party: n/a
  • Country: Italy
  • State/Locality: n/a
  • Office: n/a
  • Email Providers:
    • MailChimp