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Al Vertice di Malta trovato l’accordo sulla redistribuzione dei migranti
 
Un rifugiato afgano scalzo si avvia verso la camionetta della guardia costiera che lo porterà al campo di fase 2.Foto di Marianna Karakoulaki 
 
L’Italia esce soddisfatta dal summit di Malta e vede accolta la maggior parte delle richieste. Il numero dei migranti ricollocati – secondo i dettami dell’accordo – raddoppierebbe. Una buona base di partenza per negoziati di più ampio respiro, fermo restando che i migranti che verrebbero ricollocati sarebbero solo quelli soccorsi sulla rotta del Mediterraneo centrale: circa l’8% rispetto agli arrivi complessivi.

1. Cosa dice l’accordo sui migranti
“Da oggi possiamo dire che l’Italia non è più sola nella gestione dei flussi migratori, sono molto soddisfatta della disponibilità mostrata dagli altri Stati a seguire una linea finalmente europea. E non era affatto scontato. Porteremo la bozza di accordo al Consiglio degli Affari Interni a Lussemburgo il prossimo ottobre e speriamo che aderiscano molti altri paesi. Non è un pacchetto chiuso, siamo aperti ad eventuali emendamenti, ma è la base per il superamento dell’accordo di Dublino”. Le parole del ministro dell’Interno Lamorgese, riportate da Repubblica, al termine del vertice di Malta, tradiscono ottimismo e in effetti l’Italia ha visto accogliere la maggior parte delle sue richieste.

Sull’Isola si erano riuniti i ministri degli Interni di Italia, Malta, Francia e Germania (più quello della Finlandia presidente di turno del Consiglio Europeo) per discutere della redistribuzione dei migranti soccorsi sulla rotta del Mediterraneo centrale.

Più nel dettaglio ecco quanto si è deciso a Malta

– I migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale e sbarcati in Italia e Malta saranno ricollocati nel giro di quattro settimane. Le quote di ricollocamento verranno stabilite nel prossimo vertice del GAI a Lussemburgo; 

– Viene superato il principio di Paese di primo ingresso previsto dal Regolamento di Dublino; – Sarà previsto un meccanismo di rotazione volontaria dei porti di sbarco; 

– I Paesi aderiranno all’accordo su base volontaria, ma potrebbero essere previste delle sanzioni per i Paesi che non intendono aderire.

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Matteo Villa di Ispi fa il punto della situazione analizzando i numeri dell’accordo.

Nel frattempo si attende il prossimo Consiglio del GAI a Lussemburgo il 7 ottobre per capire quale sarà l’atteggiamento degli altri paesi europei. Ma come spiega Imogen Sudbery - direttore policy and advocacy for Europe dell’International Rescue Committee - se Bruxelles vuole superare la politica dei porti chiusi, deve essere al fianco di Roma.

2. I migranti a bordo della Ocean Vikings sbarcano a Messina
Sono terminate proprio in queste ore a Messina le operazione di sbarco dei 182 migranti a bordo della nave Ocean Vikings: tra loro numerose donne e una decina di bambini, uno dei quali di soli otto giorni.

I migranti erano stati soccorsi la settimana scorsa al largo delle coste libiche e la decisione di indicare Messina come porto sicuro era stata presa dal Viminale dopo che la Commissione europea aveva raggiunto un accordo - l’ultimo ad hoc prima del vertice di Malta - sulla redistribuzione dei migranti in cinque paesi dell'Ue.


3. I corridoi umanitari vincono il Premio Nansen per l’Europa
Una via di accesso sicura, un modello facilmente replicabile, un sistema che da febbraio 2016 ha permesso l’accoglienza e l’integrazione di circa 2.100 profughi siriani, somali ed eritrei. Stiamo parlando dei Corridoi Umanitari nati dalla collaborazione tra Chiese Cristiane e istituzioni e che hanno ricevuto dall’Unhcr, l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, il prestigioso Premio Nansen 2019 per la regione Europa.

Noi insieme ad Eleonora Camilli e Federica Mameli eravamo stati in Libano per raccontarvi come funzionano.

E proprio oggi, come racconta Luca Liverani su Avvenire, si replica: a Fiumicino sono in arrivo un altro centinaio di siriani.

4. La polizia libica ha ucciso un migrante sudanese
Un uomo sudanese è morto giovedì scorso dopo essere stato colpito allo stomaco dai proiettili della polizia libica. L’uomo era stato intercettato in mare e riportato a terra dalla cosiddetta Guardia costiera, ma avrebbe cercato di fuggire insieme ai suoi compagni per non tornare nei campi di prigionia.

L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha condannato fermamente l'incidente e ha chiesto che le autorità libiche indaghino e portino i responsabili dinanzi alla giustizia.

"Si tratta di una tragedia annunciata", ha dichiarato il portavoce dell'OIM Leonard Doyle. "L'uso di proiettili contro civili vulnerabili disarmati, uomini, donne e bambini, è inaccettabile in ogni circostanza e fa scattare l'allarme sulla sicurezza dei migranti e del personale umanitario".

5. Migranti e sfruttamento: casi di capolarato tra i riders?
Per ora è solo “un’indagine conoscitiva, ma doverosa”, spiega la Pm di Milano Tiziana Siciliano, che “come primo obiettivo punta sulla sicurezza. Un’indagine sulla prevenzione”. Ma la notizia è di un certo peso: tra i rider di Milano si sarebbe sviluppata una nuova forma di reclutamento illegale di mano d’opera che sfrutterebbe soprattutto le condizioni di povertà di tanti immigrati in attesa di un permesso di soggiorno.

In sintesi ai migranti irregolari, che non potrebbero ottenere un impiego come fattorini, vengono offerti i profili di altre persone che questo impiego già ce l’hanno.

Come racconta sul Corriere Antonio Crispino, ci sarebbero almeno due volti del fenomeno. Il primo sarebbe legato alla solidarietà: connazionali che hanno i requisiti prestano le loro credenziali a chi non li avrebbe. Nel secondo invece il profilo viene venduto e viene anche richiesta una tassa su ogni consegna.

Dal canto loro le aziende coinvolte non farebbero nulla per fermare il fenomeno e si limiterebbero a sospendere l’account una volta scoperta la doppia identità

6. La biblioteca in Sicilia che aiuta gli italiani a comprendere la migrazione 
Inaugurata nel 2014 come spazio per sfidare gli stereotipi sulle culture africane e palcoscenico per dare voce alle narrazioni dei migranti, oggi rappresenta uno dei pochi centri dove la gente del posto e i richiedenti asilo possono imparare gli uni dagli altri, creando legami umani. Stiamo parlando della Piccola Biblioteca d’Africa, la cui storia, grazie a Stefania D’Ignoti, è arrivata sulle pagine di Quartz.

“Questo progetto è nato per aiutare i bambini siciliani a scoprire e rispettare altre culture, e pensare alla diversità come arricchimento personale", dice l’artista senegalese Baye Gaye "Ora più che mai abbiamo bisogno di riconoscere i benefici curativi delle parole per rafforzarci a vicenda, e la condivisione di storie è il primo passo verso questo obiettivo”.

7. Rimossi i cartelli che indicavano Riace come “paese dell’accoglienza”
Non più paese dell’accoglienza, ma "paese dei santi medici e martiri Cosimo e Damiano”

Per decisione del Sindaco Antonio Trifoli, eletto nel maggio scorso con una lista leghista, lo storico cartello che all'ingresso del borgo dava a tutti il benvenuto è stato rimosso.

I nuovi cartelli sono stati inaugurati dal Primo Cittadino e dai sacerdoti don Giovanni Coniglio e don Giovanni Piscioneri che hanno benedetto la nuova insegna. Scelta politica? Per il Comitato Undici Giugno si tratta di un “maldestro tentativo di cancellare la nobile storia di umanità ed accoglienza costruita da Mimmo Lucano attraverso la rimozione del cartello di benvenuto a Riace”.

Ironia della sorte, secondo tradizione, i due santi erano originari della Siria e sono ricordati per aver “sostituito la gamba ulcerata di un loro paziente con quella di un etiope morto di recente”.

8. Al via a Trani la filiera etica anti-capolarato
Nasce in Puglia la prima filiera etica italiana contro il caporalato, frutto dell'intesa tra il Gruppo Megamark di Trani che gestisce oltre 500 supermercati, l'associazione internazionale anticaporalato No Cap e la Rete Perlaterra (associazione e rete tra imprese che promuovono pratiche agroecologiche di lavoro della terra).

Come racconta Repubblica: “il progetto mira a contrastare il caporalato e, in generale, il lavoro irregolare nel settore agricolo, garantendo ai produttori un prezzo giusto per i loro prodotti e ai lavoratori il pieno rispetto dei loro diritti, a partire dall'applicazione dei contratti collettivi del lavoro”.

Yvan Sagnet, presidente dell'associazione No Cap aggiunge che al momento sono interessate tre aree: la Capitanata in Puglia, il metapontino in Basilicata e il ragusano in Sicilia e sono impiegati un centinaio di braccianti in una ventina di imprese agricole” a cui verranno garantiti contratti nazionali, strutture per alloggi dignitose, mezzi di trasporto adeguati, visite mediche, dispositivi di sicurezza sul lavoro (scarpe antinfortunistiche, tute, guanti, mascherine) e bagni chimici nei campi di raccolta.

9.Immigrazione e sicurezza, una questione di percezione
Che relazione c’è tra migrazione e incremento dei reati? Come si traduce la percezione di insicurezza collettiva a livello economico? Quante risorse vengono sottratte ad altre voci quando aumenta la spesa per la sicurezza?

Se lo sono chiesto i ricercatori Vincenzo Bove, Leandro Elia e Massimiliano Ferraresi che sulla Voce pubblicano lo studio “Quando l’insicurezza percepita supera quella reale”.

I risultati sono davvero interressanti: “nei comuni dove c’è una più alta presenza di immigrati i reati non aumentano, però cresce la spesa in sicurezza. Che viene finanziata con risorse tolte ad altre importanti funzioni di bilancio, come la cultura, il turismo e lo sviluppo locale”. 

10. A Lesbo la situazione è esplosiva
Anche questa settimana non si è fermato il costante afflusso di rifugiati e migranti che dalla Turchia raggiungono, via mare, le coste delle isole greche dell'Egeo. Nelle ultime 48 ore, quasi 700 persone sono arrivate a Chios, Samos e Lesbo.

Su quest’ultima isola la situazione è particolarmente critica con oltre 13 mila persone costrette a vivere in un campo - quello di Moria - pensato per ospitarne 3 mila. Criticità che aggrava una delle crisi di salute mentale più gravi dei nostri tempi. Le cause? Vanno ricercate nelle fallimentari politiche migratorie europee. Marianna Karakoulaki è appena tornata da Lesbo e ci spiega il perché.


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