Il Viminale blocca i trasferimenti di migranti positivi dai Cas alle Navi Quarantena e promette un pronto ritorno per quelli già trasferiti, intanto però fa preoccupare la presenza in queste strutture di almeno un centinaio di minori.
1. Il Viminale blocca i trasferimenti di migranti regolari sulle Navi Quarantena
“I migranti ospitati nei centri di accoglienza che risultano positivi al coronavirus non saranno più trasferimenti sulle navi quarantena, per effettuare il periodo di isolamento fiduciario”. Lo ha assicurato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese in un incontro che si è svolto la mattina del 15 ottobre al Viminale e che vedeva presenti le organizzazioni del Tavolo Asilo.
Le stesse organizzazioni del Tavolo Asilo si dicono soddisfatte. Secondo Miraglia dell’Arci: “Le nostre richieste accolte, ora chiediamo un Piano nazionale, con strutture ponte per la quarantena”.
Secondo Mediterranea si tratta evidentemente di una misura giusta, anche se tardiva.
2. Sulle stesse navi restano i minori
Se sui trasferimenti dai Cas alle navi quarantena si è riusciti a intervenire subito, un altro fronte aperto è quello della presenza di minori a bordo di queste strutture.
Mentre la tragica vicenda di Abou Diakite, il 15enne ivoriano morto mentre stava trascorrendo il periodo di quarantena sulla Gnv Allegra dove per 600 migranti c’era solo un medico, scuote ancora le coscienze (su Repubblica Giorgio Ruta racconta l’odissea del Giovane dalla partenza dalla Costa D’Avorio nel 2017 alla tragica morte) almeno un centinaio di minori si trovano ancora a bordo di queste navi.
Otto organizzazioni, convocate da Pasquale D’Andrea, Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza di Palermo, hanno sottoscritto un appello rivolto al governo affinché nessun minore sia costretto a trascorrere in mare il periodo di sorveglianza sanitaria.
“La nave è un castigo ulteriore inflitto a soggetti fragili e provati dal viaggio” ha dichiarato il Garante a Giansandro Merli che lo ha intervistato per il Manifesto.
3. Libia: il trafficante di uomini Al Bija è stato arrestato
Il governo libico appoggiato dall'ONU ha arrestato un comandante della guardia costiera che si presume sia uno dei più spietati trafficanti di esseri umani del mondo. Mercoledì scorso, le autorità di Tripoli hanno dichiarato che Abd al-Rahman Milad, conosciuto come Al Bija è stato arrestato nel quartiere Hay-al-Andalus della città ed è ora detenuto dalle forze speciali di Rada.
È la prima volta che una figura di spicco della guardia costiera libica viene arrestata per traffico di esseri umani scrive sul Guardian Lorenzo Tondo.
Tra i primi a far conoscere Bija in Italia i giornalisti Nancy Porsia (anche per Open Migration) e Nello Scavo, che da Bija sono stati anche minacciati.
4. Gli stranieri in Italia producono il 9,5% del PIL
“Gli occupati stranieri oggi producono il 9,5% del Pil italiano, ovvero 147 milioni di euro, (l'anno scorso era il 9%), ma il potenziale è frenato da lavoro nero e dalla presenza irregolare”. È quanto emerge dall'ultima edizione del Rapporto annuale sull'economia dell'Immigrazione a cura della Fondazione Leone Moressa dal titolo "Dieci anni di economia dell' immigrazione".
“In Italia le tasse e i contributi dei lavoratori stranieri valgono 18 miliardi. C’è un basso impatto sulla spesa pubblica: il saldo costi/benefici è di +500 milioni. Mentre dalla “sanatoria” 2020 ci potrebbe essere un gettito potenziale di 360 milioni annui” gli altri aspetti che emergono dal rapporto.
5. Al confine Italia-Francia si torna a morire
Si sono interrotte ieri sera, dopo 24 ore di infruttuosi tentativi, le ricerche del migrante che si sarebbe perso al Passo della morte, nei pressi di Ventimiglia, nel tentativo di raggiungere la Francia. Come racconta Diego David, “i vigili del fuoco erano stati allertati nel pomeriggio di domenica a seguito delle segnalazioni da parte di alcuni cittadini che avevano raccolto le testimonianze di due compagni del giovane che erano riusciti a tornare indietro. Era stato utilizzato anche un drone con telecamera termica per proseguire le attività anche dopo il tramonto”.
6. Vorrei restare a casa
Ad aprile, in pieno lockdown vi avevamo raccontato con Daniela Sala la situazione dei senza dimora di Roma (troppo spesso migranti espulsi dalla rete di accoglienza) e dell’iniziativa #vorreistareacasa che tentava di sensibilizzare sul tema.
Cosa è cambiato da allora?
Con i numeri relativi ai contagi da Covid in costante aumento, la capitale è pronta a far fronte ai bisogni dei più vulnerabili? Eleonora Camilli lo ha chiesto su Redattore Sociale a realtà come Intersos, Medu e Medici Senza Frontiere che si occupano della marginalità in strada e nei siti informali. La risposta è stata univoca: “Mancano posti in accoglienza e per l’isolamento fiduciario. Questi mesi non hanno insegnato nulla, non c’è stata programmazione”.
Intanto la sindaca Raggi promuove su Facebook l’ennesimo sgombero ai danni dei senza fissa dimora che trovano riparo nei pressi della Stazione Tiburtina come “intervento di pulizia”, in quest’articolo di Roma Today la risposta degli attivisti del Baobab.
7. 140 mila persone scivolate nell’irregolarità: continuano gli effetti del Decreto Salvini
Anticipazioni dal Rapporto Idos che verrà presentato il prossimo 28 Ottobre. “Per la prima volta, dopo diversi anni, nel 2019 è diminuito il numero degli stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia: dai 3.717.000 dell’anno precedente a circa 3.615.000 (una quota sostanzialmente analoga a quella del 2011), per un calo di ben 101.600 unità (-2,7%). In 10 anni, l’unico altro decremento si è verificato nel 2016, a causa del contestuale boom di acquisizioni di cittadinanza (oltre 201.000): una spiegazione che però non vale per il calo del 2019, quando le acquisizioni di cittadinanza non hanno conosciuto un aumento così significativo rispetto all’anno precedente”.
Le motivazioni? “Un corrispondente aumento del numero dei non comunitari scivolati nell’irregolarità: già stimati in 562.000 alla fine del 2018, quando è entrato in vigore il primo Decreto “sicurezza”, si è calcolato che, proprio per effetto di quest’ultimo, sarebbero cresciuti di 120-140.000 nei due anni successivi, arrivando a oltre 610.000 a fine 2019 e a quasi 700.000 alla fine del 2020, se nel frattempo non fosse intervenuta la regolarizzazione della scorsa estate, che ha raccolto in totale circa 220.500 domande”.
8. Agromafie: 180mila lavoratori vittime del caporalato secondo Flai-Cgil
Circa 180.000 lavoratori italiani e migranti rischiano di essere sfruttati dal caporalato nel settore agricolo in tutta Italia. Sono le stime del quinto rapporto su "Agromafie e caporalato" presentato dalla Flai-Cgil lo scorso 17 ottobre e che si concentra sullo sfruttamento nel settore agroalimentare in Italia negli ultimi due anni.
Racconta Marco Omizzolo su il Manifesto come nel 2018 erano “ancora” 110 mila i lavoratori e le lavoratrici vulnerabili e gravemente sfruttati dalle agromafie, mentre la cifra record di 180 mila persone è stata raggiunta nonostante il provvedimento di emersione del lavoro nero. La pandemia ha moltiplicato lo sfruttamento nelle campagne italiane, mentre Lombardia e Veneto sono le regioni con l’indice più alto.
Scriveteci e diteci che ne pensate!
Il team di Open Migration