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È una discarica al confine con la Croazia la nuova giungla nel cuore dei Balcani

A Vucjak, per chi prova ad andare via ma viene respinto al confine - spesso con violenza - e per chi resta manca tutto: dall’acqua potabile ai servizi igienici. Qui oltre 600 persone si ammassano in un campo improvvisato in una ex discarica. Tutto intorno campi minati, retaggio di una delle tante guerre che hanno insanguinato la regione. Con Eleonora Camilli torniamo al confine tra Bosnia e Croazia per raccontarvi come vivono i migranti trasferiti qui a metà giugno e pronti a riprendere "il gioco" dell'attrversamento del confine.

Lo stesso gioco in cui non vince nessuno si ripete anche al confine tra Slovenia e Croazia: qui il rischio per i migranti è quello di essere e rispediti indietro in Bosnia. Chicco Elia ci racconta come - tra muri in costruzione, filo spinato, strizzate d'occhio alle vicine Italia e Austria e violenza della polizia - le cose per i migranti continuano a non migliorare.

Infine la rassegna-web di questa settimana: Il Conte bis alla prova su accoglienza e soccorso in mare. Porti chiusi, decreti sicurezza, migration compact e regolamento di Dublino - la rassegna web di questa settimana è interamente incentrata sul nuovo governo e le sfide che lo attendono. Questo e molto altro nella nostra rassegna settimanale su rifugiati e richiedenti asilo.

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Era una discarica, oggi accoglie circa 600 persone. Siamo a Vucjak, cittadina bosniaca al confine con la Croazia e ultima frontiera per entrare in Europa. Per chi prova ad andare via, ma viene respinto al confine - spesso con violenza - e per chi resta manca tutto, dall’acqua potabile ai servizi igienici. Ce lo racconta Eleonora Camilli.
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Gorski Kotar, confine tra Croazia e Slovenia. Una sorta di corridoio naturale, tra i monti, che migliaia di persone, da anni, percorrono lungo il loro cammino sulla Balkan Route dalla Bosnia-Erzegovina alla Slovenia, per essere poi respinti indietro. In molti lo chiamano The Game, il tentativo continuo di provare a raggiungere l'Europa. Christian Elia ci spiega come, nell'ultimo periodo - tra muri in costruzione, filo spinato, strizzate d'occhio alle vicine Italia e Austria e violenza della polizia - le cose per i migranti continuano a non migliorare.
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Incassata la fiducia alla Camera e a al Senato, il governo si prepara a prendere vita. Ma mentre nemmeno troppo celatamente si parla di cambio di passo sulla politica migratoria, i porti restano chiusi alle navi dei soccorritori.
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